di Guido Colomba
Nel 2001-2005
l'introduzione dell'euro regalò al sistema Italia il
vantaggio di tassi di interesse al tre per cento. Qualcosa come 45mila
miliardi che, anziché andare a favore degli investimenti, finirono per
alimentare la folle corsa della spesa pubblica corrente. Occorre partire da questa
premessa per capire cosa bisogna fare adesso. Nel 2012
l'avanzo primario è stato pari al 2,1% rispetto all'1,2%
del 2011. Ma nel 2012 il PIL è sceso del 2,4% (-1,0% atteso nel 2013) con una
pressione fiscale salita al 44% ed una disoccupazione giovanile al 35,3%. E'
evidente che in questa situazione deve essere esclusa qualsiasi manovra
depressiva in termini di finanza pubblica. Con l'aggravante che il debito
pubblico è ora pari al 127% del PIL. Non solo l'Italia ma anche l'Europa
hanno tutto da guadagnare, come sottolinea Krugman, da una politica monetaria
espansiva per evitare una perdita di competitività. E' questo il vincolo
reale che ci lega all'Europa. In tale contesto va letto l'appello di
Napolitano ai partiti per "salvaguardare l'interesse generale e
l'immagine internazionale con misure di realismo e senso di
responsabilità". Al tempo stesso l'intervista di Grillo ad un quotidiano
tedesco "pronto" a votare a favore di misure concrete (non più di
due mandati parlamentari, abolizione del finanziamento ai partiti e nuova
legge elettorale) rende cogente una svolta nel Paese tanto da rilanciare
energicamente, in casa Pd, il ruolo di Matteo Renzi. Non aiuta nemmeno la
determinazione della speculazione internazionale di approfittare del momento
per acquistare a basso prezzo i gioielli dell'economia reale. In merito, gli
scandali sui maggiori gruppi industriali italiani hanno sorpreso gli
osservatori per la loro sospetta simultaneità. Una ipotesi già affacciata nel
'94 ai tempi di “tangentopoli”. Sta di fatto che lo spread Btp-Bund rischia
di superare quello spagnolo come avvenne nel 2011 (le banche italiane hanno
in pancia 320 miliardi di titoli pubblici). Tuttavia, la crisi rischia di
travolgere la stessa Europa come dimostra il caso francese. Con 19 milioni di
disoccupati, di cui tre italiani, Mario Draghi ha calcolato che il tasso di
disoccupazione di equilibrio (indicatore Nairu) nell'eurozona è pari al 9%.
Per molto meno la Fed
(disoccupazione al 7,8%) ha deciso a metà dicembre che manterrà i tassi a
zero fino a che non si scenderà al 6,5%. I trattati europei non consentono
alla Bce una decisione analoga. Una situazione ormai insostenibile. (Guido
Colomba - Copyright 2013 - Edizione italiana
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