di Guido Colomba
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Cipro è l'emblema delle troppe asimmetrie che stanno debilitando l'Europa per colpa di Berlino. La crisi globale del 2008 affonda le sue radici nell'annacquamento della regolamentazione vincolante relativa alle banche il cui scopo era chiaramente quello di evitare un'eccessiva leva finanziaria. Le maggiori banche internazionali, quando scoppiò lo scandalo Lehman Brothers, avevano debiti pari a 60-70 volte il loro patrimonio netto. Tutto già noto compreso il deleverage. La novità è che le politiche di controllo europeo, dopo questi drammatici eventi di cinque anni fa, sono totalmente fallite mentre quelle statunitensi hanno avuto successo. E' questa la vera colpa della Germania (insieme ai falchi di Finlandia e Olanda) con l'aggravante di aver incancrenito la crisi con un'austerità cervellotica come è accaduto per Grecia, Spagna, Portogallo e Italia. Sulle singole crisi i fatti parlano da sé. Islanda, Irlanda e Cipro hanno lasciato "gonfiare" i debiti delle loro banche fino a diciotto volte il Pil attraendo denari da tutto il mondo con lo specchietto di politiche fiscali molto allettanti e tassi di interesse più elevati. Per Cipro (il sistema bancario è pari a 7,8 volte il PIL) è stato fatale il bailout della Grecia (75% di haircut sui titoli di stato) che è costato quasi sei miliardi a fronte di un PIL di 17,5 miliardi. Con il riciclaggio di denaro sporco russo (almeno 18-20 miliardi di euro) come ingrediente extra, il puzzle cipriota è divenuto ancora più oscuro. Non a caso il presidente UE, Barroso, è stato costretto a correre a Mosca per spiegare a Putin e Medvedev come stavano effettivamente le cose. Ora, sembra (manca ancora l'ok del Parlamento) che la soluzione sia stata trovata: (a) banca Laiki in liquidazione (b) tassa del 20% sui conti oltre 100mila euro nella Bank of Cyprus (c) imposta del 4% sugli altri istituti di credito (d) arrivo di 10 miliardi di aiuti europei. Ma il capo della Chiesa ortodossa riassume così la situazione: "Così l'euro va a fondo". Saldando, per la seconda volta dopo la crisi greca di un anno fa, la crisi del debito sovrano con quella degli istituti di credito che ne detengono i titoli, Berlino ha dato la conferma che le decisioni del "Vertice" del giugno scorso erano un bluff. Infatti né il progetto dell'unione bancaria né la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell'Esm hanno avuto sviluppi pratici. Ecco perché la crisi resta e il vertice dell'eurogruppo in programma oggi comincia ad apparire l'evocazione di un ectoplasma. La verità è che i Paesi dell'eurozona dovrebbero essere protetti da una rete di sicurezza ben regolamentata. "E' pura follia - scrive l'economista americano Paul Krugman - che l'euro possa essere gestito indefinitamente con garanzie nazionali sui depositi". E con sinistro pessimismo ricorda che "vi sono parecchie altre Cipro potenziali in giro". In Europa, sempre più euroscettica, serpeggia l'idea che occorra contro riformare una società "imbarbarita dal denaro, dagli sprechi e piegata agli interessi dei poteri globali" (Guido Gentili, 24 Ore 23 marzo). Certo, il fatto che l'Italia sia attraversata da una diffusa crisi politica, frutto del ristagno economico di oltre dodici anni, denuncia l'esistenza di una forte trazione ideologica che la "casta" non ha colto e, in larga parte, continua a non cogliere. (Guido Colomba, direttore responsabile) Copyright 2013 - Edizione italiana
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