Guido Colomba
Può esserci una crescita
dell'economia senza un moderno mercato dei capitali? Al di là dei tentativi
in corso da parte della Commissione europea, resta il fatto che l'Italia paga
lo scotto di una realtà bancocentrica tuttora ferma al mito che solo le
grandi aziende meritano credito e con una riserva mentale che tutta la
politica e l'establishment accademico riservano alle Pmi ("sono troppo
piccole per il mercato globale"). E' pur vero che, da oltre due anni
sono stati introdotti i "minibond" insieme al "crowd funding"
ma i risultati sono stati fallimentari proprio perchè manca una cultura
finanziaria. Tuttavia, vi sono almeno due novità da segnalare al governo e al
Parlamento. La prima riguarda la possibilità che la
Borsa di Londra (al centro di accordi con un gruppo
americano) metta sul mercato la
Borsa di Milano, incautamente venduta dieci anni fa con il
pieno assenso di Consob e Banca d'Italia, rendendo possibile un ritorno alle
origini tale da inserirsi nel network di una Borsa europea in fase di
costruzione. L'ipotesi Brexit rende questa opzione ancor più motivata. La
seconda novità, relativa alla Consob, si inserisce nella esigenza di maggiore
trasparenza, accompagnata da sanzioni più severe, per garantire una vera
tutela dei risparmiatori-investitori. La vicenda Etruria (ma anche Carige) ha
messo a nudo questo problema che, purtroppo, ha radici lontane (es.
Parmalat). Con il DLg n.25 del 15 febbraio 2016, pubblicato sulla GU del 3
marzo, è stata recepita la direttiva europea sulla "transparency".
L'impatto è notevole. Viene meno, dal 18 marzo, l'obbligo delle trimestrali
che in alcuni casi hanno alimentato pratiche di "window dressing",
cioè risultati gonfiati a sostegno dei bonus ottenuti dai managers. Con buona
pace degli investitori. Resta, ovviamente, la semestrale insieme all'obbligo
di pubblicare informazioni periodiche aggiuntive sulla "situazione
patrimoniale e l'andamento economico anche per le controllate" nonche’
sulle "operazioni rilevanti incidenti sulla situazione
patrimoniale". Chi sgarra paga molto caro (fino a dieci milioni di euro
e, nei casi estremi, una percentuale sul fatturato). Anche perchè aumentano
gli standard di "autodisciplina" sulla “governante”, sui registri
insider e sui patti parasociali. Per evitare possibili scappatoie legali, si
è perfino stabilito che per le sanzioni Consob non scatta il "favor
rei". In pratica, la misura amministrativa più favorevole non vale per
il passato. Gli addetti ai lavori lamentano un eccesso di regolamentazione
con un aumento nei costi di "compliance" che si riversano a cascata
proprio sui risparmiatori. Qui si apre il discorso sul ruolo della Consob e
delle altre Authority (talora usate per sistemare i "famigli" dei
politici e troppo spesso prive di poteri esecutivi). Un quadro di riferimento
che esalta il ruolo di Cantone (Authority anticorruzione). Giova ricordare
che il governo Monti ha addirittura ridotto da cinque a tre il numero dei
commissari Consob. Per oltre due anni, la
Commissione di controllo sulle Borse e di tutela dei
risparmiatori ha operato con due soli commissari. Tenuto conto che in caso di
parità prevale il voto del Presidente, è facile dedurre che ha deciso una
sola persona. Vi è poi, sovrapposta, la competenza sulla stabilità dei
mercati esercitata dalla Banca d'Italia. I risultati complessivi sono così
deludenti da rendere esplicita l'insoddisfazione del Governo Renzi. Vi è
dunque l'urgenza di colmare il gap rispetto agli altri paesi europei che
godono di un moderno mercato dei capitali. Anche questo è un problema di
competitività e di innovazione.
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News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".