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Marco Ricceri, i Big Data e Donald Trump

 

L'altra sera ad una riunione del Rotary Club Cassia Romana (che modestamente ho cofondato 30 anni fa) si e' 'esibito' il caro amico Marco Ricceri, direttore generale di Eurispes.

Ricceri ha parlato dei Big Data caratterizzati da una mole di dati dell'ordine degli Zettabyte, ovvero miliardi di Terabyte. Quindi si richiede una potenza di calcolo parallelo e massivo con strumenti dedicati eseguiti su decine, centinaia o anche migliaia di server. (Wikipedia)

Quando i nostri figli e nipoti mandano un messaggino all'amica del cuore non si rendono conto che stanno inviando un prodotto che poi viene analizzato, coordinato, sezionato da aziende specializzate il cui unico interesse non e' tanto sondare il contenuto della telefonata quanto piuttosto determinare in base al confronto con milioni di altri messaggi quali sono le tendenze in determinati settori. 

Su questi risultati si orientano poi le decisioni di vendita delle grandi aziende la cui organizzazione piramidale, tipica anche delle forze armate, viene ormi messa in discussione con eliminazione di dirigenti e responsabili di settori che non rispondono piu' ai nuovi dettati umorali dei big data.

La conferma di quanto questo nuovo modo di gestire le informazioni sia di vitale importanza viene ovviamente dall'America ed anche da alcune corporations che operano in Europa.

Tanto per fare un esempio nostrano: Luxottica, il piu' importante produttore di montature per occhiali a livello mondiale, ha visto i profitti della sua consociata americana balzare al top dopo che un'analisi definita su big data aveva dimostrato quali sono le motivazioni che inducono un americano medio a acquistare un nuovo paio di occhiali.

Ormai le tecniche ultraselettive dei big data sono entrate anche in politica.

A chi si meraviglia del successo di Donald Trump nelle primarie del partito repubblicano americano si dovrebbe  ricordare che questo effervescente candidato alla presidenza degli Stati Uniti sta facendo largo uso di big data nel sintetizzare le tendenze dell'elettorato. 

Non si tratta solo di un parlare alla pancia di una vasta fascia di elettori quanto riscontrare in vitro che la gente e' stanca dei professionisti degli abusi della politica e gradisce che qualcuno parli alla sua maniera e si faccia portavoce delle offese che vorrebbe inviare a LorSignori perche' non ce la fa a tirare avanti.

Proprio perche' in un contesto culturale soffocato dal 'politically correct' ha voglia di dire e sentir dire un po' di parolacce.

Si potra' osservare che in Italia questo avviene da decenni. Basta seguire i talk show. 

Ma gli insulti televisivi all'italiana sono un prodotto artigianale basato sull'istinto dei protagonisti piu' che su identificate verifiche di tendenza dell'elettorato compiute con miliardi di miliardi di confronti. E, in quanto prodotto spontaneistico, non e' detto che rispondano alle tendenze del pubblico ormai stanco di tanto pollaio e di tanto squittire.