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Pence begins to build a political future beyond Trump and the Capitol riot



 Image: Mike Pence

Former Vice President Mike Pence is beginning to build a political future without Donald Trump, including making plans to form a policy-focused fundraising committee that would help him maintain a relationship with donors, according to multiple sources familiar with his plans.

Since the Jan. 6 riot at the Capitol, Pence's relationship with the former president has been virtually nonexistent, and some have questioned whether Pence might testify in the upcoming impeachment trial.

Garantire il vaccino a tutti: unica via per estirpare il virus


Unica via d’uscita: ogni Stato sia autorizzato a produrre il suo vaccino

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 31 gennaio 2021

Negli ultimi mesi mi sono più volte chiesto se il compito di fare previsioni economiche debba essere trasferito dalla competenza degli economisti a quella dei virologi.

Questo non tanto perché si sia aperta una nobile gara a chi sbaglia di più tra le due categorie, ma perché gli andamenti dell’economia, in questa fase storica, dipendono ormai quasi esclusivamente dal comportamento del virus. Tutto ciò emerge dal confronto dei dati economici tra il terzo e il quarto trimestre dello scorso anno. A una forte ripresa, quando si pensava che il virus fosse sconfitto, è seguita la stagnazione di fine d’anno, quando l’epidemia ha ricominciato il suo corso.

Se il passato è dipeso dall’andamento del virus, non sorprendiamoci che il futuro dipenderà, come emerge dalla lettura delle ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale, dalla diffusione del vaccino. La battaglia per il vaccino è in pieno svolgimento e ogni paese usa le armi che ha a disposizione.

Al vertice della protezione vaccinale non troviamo però un paese produttore ma Israele che, con un’intelligente strategia preventiva, si è assicurato il vaccino, garantendo alla casa produttrice tutte le informazioni di cui essa ha bisogno per monitorare i comportamenti e gli effetti del vaccino stesso. Una specie di raffinato scambio scientifico fra il vaccino e le cartelle cliniche dei cittadini.

Tra i paesi maggiori la corsa al vaccino è dominata da Stati Uniti e Gran Bretagna, entrambi grandi produttori ed entrambi sempre più orientati a privilegiare il mercato interno. Data la loro limitata capacità produttiva, ne deriva, per quanto possibile, la riduzione della fornitura agli altri mercati.

Di qui le complicate controversie con l’Unione Europea che, da un lato ha compiuto uno straordinario passo in avanti mettendo tutti i 27 paesi membri nelle stesse condizioni per l’acquisto, ma che, da un punto di vista produttivo, si trova in una situazione di debolezza.

Tutto questo in un mercato diventato, dopo la seconda ondata della pandemia, un campo di vera e propria lotta per la supremazia.

Non si tratta soltanto di profitti aziendali dei produttori, ma del primato dei paesi. Non voglio entrare nei termini giuridici della controversia fra Unione Europea e imprese produttrici che sostengono di essersi impegnate solo a fare del “loro meglio” (best effort) per consegnare le quantità in precedenza pattuite.

Nutro tuttavia grandi dubbi che questo “loro meglio” sia compatibile non solo con l’indefinito aumento delle forniture al mercato interno, ma anche con la vendita a paesi terzi disposti a pagare prezzi superiori a quelli stabiliti nei contratti in precedenza pattuiti con l’Unione.

Stando così le cose si pone il problema se, in presenza di un dramma che coinvolge tutta l’Umanità, non si debbano mutare le pur sacre regole della proprietà intellettuale e si debba invece rendere possibile, a tutti coloro che rispettano le dovute norme, la libera produzione dei vaccini esistenti, purché siano approvati dalle legittime autorità sanitarie.

Tutto questo dovrà essere naturalmente accompagnato dai necessari accordi per sovvenire alle spese di ricerca e di sviluppo sostenute dalle imprese, ma non è ammissibile che la salute dell’umanità venga messa a rischio dalle restrizioni del mercato, anche perché penso che, ragionevolmente, Cina e Russia siano disposte a compiere un’apertura che gioverebbe in modo impressionante alla loro immagine.

Non dico questo pensando solo all’Italia o all’Europa, ma esaminando tutti gli elementi disponibili dai quali emerge che l’attuale gestione della Pandemia non solo sta producendo tragedie ovunque, ma sta paurosamente aumentando le differenze fra ricchi e poveri.

Mi limito a un solo dato drammatico. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità vi sono 42 paesi che stanno in qualche modo lavorando sul vaccino per il Covid-19. Di essi 36 sono nazioni ad alto livello di reddito, sei a livello medio e nessuna tra i paesi più poveri.

Data la scarsa capacità produttiva esistente, miliardi di esseri umani rimangono e rimarranno senza protezione di fronte a questo sempre più insidioso virus.

Questo non è umanamente ammissibile. Non solo in Europa, ma in tutto il mondo, con particolare attenzione per l’Africa, dobbiamo quindi creare delle partnership per aumentare subito (insisto subito) la capacità produttiva dei vaccini.

All’Italia spetta un compito particolare in materia, non solo in quanto capace di mobilitare le sue imprese farmaceutiche e le aziende che, insieme a quelle germaniche, detengono il primato mondiale per il confezionamento dei vaccini, ma soprattutto perché abbiamo la responsabilità della presidenza del G20 che, pur con i suoi limiti, è l’unica struttura oggi in grado di lanciare questo progetto, mobilitando gli stati e le organizzazioni internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dall’Unione Africana.

Non si tratta solo di un progetto per fornire un’ancora di giustizia a questo mondo squilibrato, ma per garantire a tutti noi sicurezza, stabilità e crescita. Come noi abbiamo il dovere di offrire il vaccino ai nostri cittadini con la massima velocità, così lo dobbiamo fare con il resto del mondo.

Non per semplice solidarietà, ma nella consapevolezza che il virus, se non lo estirpiamo in tutto il globo, ritornerà ancora a trovarci a casa nostra, appesantito da ulteriori mutazioni alle quali non è detto che si possa efficacemente fare fronte.

FBI offre 100mila dolari per informazioni sul mancato bombarolo di Washington

Pipe bombs placed at RNC, DNC night before Capitol riot; feds up reward to $100,000

Federal authorities believe that pipe bombs discovered at the headquarters of the Republican and Democratic national committees during the Capitol riots were placed there on the night before the siege.

The FBI, in a new appeal for public assistance Friday, released images of a unidentified suspect — dressed in a gray hoodie, distinctive Nike shoes and carrying a backpack — who is believed to have delivered the live explosives to the locations between 7:30 and 8:30 p.m. Jan. 5.

In an attempt to inject new urgency in the search for the suspect, the FBI and the Bureau of Alcohol Tobacco Firearms and Explosives upped a reward for information in the case from $75,000 to $100,000. Prominently featured in the FBI appeal are images of the suspect's footwear, described as Nike Air Max .  

Caffe' e panini ai 9500 militari che presidiano Washington . Grazie per difenderci....!




Washingtonians navigate new normal: razor-tipped wire fences and armed soldiers

Emily Davies, Alex Horton 

Weeks after their jogging routes and day care drop-offs were interrupted by a mob storming the U.S. Capitol, the residents of a quiet neighborhood nestled amid the national monuments are wrestling with life in a fortress, where checkpoints abut corner stores and armed soldiers are new neighbors. © Michael S. Williamson/The Washington Post Pat Savoy, holding his son Noah, who is almost 2, approaches a checkpoint near the U.S. Capitol to offer U.S. Capitol Police officers and National Guard personnel treats.

Some residents on Capitol Hill have rallied behind the thousands of National Guard members stationed nearby, bringing them wagons full of snacks and hot coffee to express gratitude for their service. Other locals have gone to great lengths to avoid the encampment, saying the presence of armed troops and fencing topped with razor wire makes them feel even more on edge in their own neighborhood.

The polarizing positions have laid bare the personal toll that the Jan. 6 breach of the U.S. Capitol has taken on D.C. residents who have to live with the aftermath of the insurrection and the militarization of their home.

“This is our land, and many of us are attached to this land because it’s made us who we are,” said Anthony Lorenzo Green, a Ward 7 Advisory Neighborhood Commission representative who remembers visiting D.C. Del. Eleanor Holmes Norton (D) in the U.S. Capitol when he was 7-years-old. “Now we have the feeling of being occupied.”

The heightened security measures are not going away anytime soon. More than 9,500 National Guard members from 19 states were on duty in D.C. on Wednesday, officials said. While that number will fall below 6,000 by mid-March, National Guard Bureau Chief Gen. Daniel Hokanson has said the Guard’s presence in Washington is expected to endure.

D.C. Mayor Muriel E. Bowser (D) has requested that 500 locally-based troops remain activated through March 12 for the upcoming impeachment trial of former president Donald Trump, President Biden’s February speech to Congress and potential extremist activity March 4. And U.S. Capitol Police on Thursday proposed permanent fencing around the Capitol and “the availability of ready, backup forces” in proximity. The controversial recommendation immediately drew condemnation from D.C. officials and members of Congress. [D.C. requests support from 500 members of D.C. National Guard through March 12]

This new militarized normal in the District, and in particular on Capitol Hill, has forced locals to interact with soldiers on a daily basis. Camouflage-clad troops are not only stationed at checkpoints along almost all major roads near federal buildings, but they have also become regulars at area pizza joints and coffee shops.

Since arriving in D.C., Sgt. Travin Moore, an artillery crewman in the Kansas National Guard, has toured the Capitol building, stood underneath the Washington Monument and swung by Target for the essentials — workout sweats and a pair of headphones — when he has not been stationed outside the Library of Congress with an M4 rifle strapped across his chest. Thomas Warth, a lieutenant colonel also with the Kansas National Guard, sat outside Le Bon Café on Second Street SE Wednesday afternoon with a cup of coffee and a club sandwich. © Provided by The Washington Post © Provided by The Washington Post

“They’ve been great neighbors, and we are just incredibly appreciative of them,” said Patrick Savoy, a 34-year-old government consultant who lives on Capitol Hill.

Savoy, like many who live on his block, said he was relieved when thousands of troops descended on his neighborhood in advance of Biden’s inauguration. He had run through clusters of police cars and blaring sirens on Jan. 6 to pick up his 1-year-old son, Noah, from day care three miles from the U.S. Capitol. The armed guards made him feel protected.

Over the past three weeks, Savoy has made a point to express his gratitude to the soldiers and police by bringing them bags of chips and drinks during his daily walks. On Monday night, Noah bounded toward officers at New Jersey and D streets clutching a blue Powerade bottle that rivaled him in height. He twisted his hand through a gap in the fence and waved at the officers, who crouched down and smiled.

“Thank you bud. We appreciate you,” said a Capitol Police officer, taking the drink. She handed Noah a Capitol Police sticker to add to his jacket, which was already adorned with patches and pins from National Guard members and U.S. Capitol Police officers.

The outpouring of support was so large that it created its own headache. Well-meaning citizens delivered food and set up online fundraisers after photos of troops sleeping in the Capitol went viral, prompting Guard officials to warn they were “not logistically able” to accept donations and asked them to stop. © Michael S. Williamson/The Washington Post Noah Savoy wears badges, shields and pins on his coat that were given to him by National Guard and Capitol Police personnel as a thank you. [National Guard members allowed back at Capitol after they were banished to a parking garage]

Not all residents have been as comfortable with the military presence.

Maurice Cook, executive director of Ward 6 Mutual Aid, also lives and works on Capitol Hill. But he said he tries to avoid the fence-lined areas interspersed with law enforcement.

“No part of me feels safer having them around,” Cook, who is Black, said. “I feel vulnerable.”

Cook said that the federal government’s decision to boost security in the predominantly White neighborhood of Capitol Hill while gun violence tears through a historically Black community just across the Anacostia River shows that the heightened safety measures are not actually meant to protect him.

On Tuesday night, while thousands of federal troops watched over quiet streets near the U.S. Capitol, a 15-year-old middle school student was shot and killed in Southeast Washington.

“Who are they keeping safe?” Cook said. “Because it’s not people like me.”

Green, who is also a core organizer with Black Lives Matter D.C., said the fallout from Jan. 6 should call attention to the importance of D.C. statehood.

“This is the price that we pay as stateless people in the nation’s capital. We are people who are constantly asked to show up and clean up the mess, show up and fight in the wars, show up and pay our taxes, but our country has yet to show up for us to give us full voting rights and statehood,” he said.

Patrice Sulton, executive director of the D.C. Justice Lab, said that the encampment around the U.S. Capitol may be chilling for people who are “fearful and skeptical and cynical of the government having too much and showing so much power.”

“We want to protect our safety, but we also want to protect our liberties and our values,” she added. “When I think about that show of force, it’s an indication of our failure to address our liberties.”

Still, many of the troops standing guard on Capitol Hill said they have rarely felt so appreciated for their service. Warth, who left his wife and three kids in Kansas for a now months-long stay in D.C., said he has seen locals offer his troops coffee and food. He said one person drove by a checkpoint with a stack of Starbucks gift cards.

“It reminds me of the Shiite community in Baghdad when people would invite us in for tea,” Warth said, recalling his deployment to Iraq from February 2007 to April 2008. “Though it is sad to make those kinds of comparisons.”

In addition to snack and coffee runs, local establishments have staged a community-wide effort to provide free local meals to the troops and officers around their neighborhood. We, The Pizza, a restaurant on Capitol Hill, has raised over $40,000 in donations to send meals to the soldiers after photos of the Guard members with their pizza boxes went viral in the wake of the insurrection. They have since partnered with over 30 Washington-area restaurants to provide breakfast, lunch and dinner to U.S. Capitol Police and members of the National Guard. “January 6 was a sucker punch to businesses on Capitol Hill,” said Michelle Mendelsohn, one of the owners of the pizzeria. “That we are able to do some good now, bring restaurants together and thank the police that are not only guarding the Capitol building but also our backyards, it is really beautiful.”

Bolsonaro Says Covid Will Last Forever, Isolation Leads Nowhere



Luana Vicentina and Walter Brandimarte



Bolsonaro Says Covid Will Last Forever, Isolation Leads Nowhere

(Bloomberg) -- President Jair Bolsonaro dismissed social distancing measures just as Brazil recorded more than 9 million cases of Covid-19, suggesting that the population will need to learn how to live with the virus.

“This issue of Covid will continue for life,” he said at his weekly live webcast on social media, adding that local authorities’ efforts to reimpose restrictive measures will “lead nowhere.” © Photographer: Andressa Anholete/Getty Images South America Bolsonaro Attends the Air Force 80th Anniversary Celebration Amidst the Coronavirus (COVID - 19) Pandemic

Jair Bolsonaro on Jan. 20.

Photographer: Andressa Anholete/Getty Images

Brazil has been struggling to import and produce enough vaccines to protect its population of 210 million, with less than 1.5 million doses administered so far. The slow inoculation campaign is weighing on the country’s economic prospects as a second wave of the virus strains the public health system, forcing authorities to reimpose restrictions on commerce and mobility.

Read More: Brazil Begins Discussing More Financial Aid Amid Virus Surge

With the rise in virus cases, calls for another round of cash handouts to poor Brazilians have been growing, leading the Economy Ministry to start working on alternatives to finance the additional spending.Bolsonaro repeated, however, that the government’s ability to take on debt to provide more emergency payments “has reached its limit.”

Jet-Powered Flying Taxi Startup To Develop Hubs Across Florida

Christopher Jasper

Bloomberg) -- The world’s first all-electric vertical takeoff passenger jet could start operations from boutique hubs across Florida in coming years.  © Photographer: Christof Stache/AFP/Getty Images Visitors watch a prototyp of the first flying taxi, the eVTOL - electric vertical take-off and landing Jet - of the company Lilium in Nuremberg, southern Germany, on December 4, 2018.

German startup Lilium GmbH has struck a deal to build a network of at least 10 so-called vertiports with Spanish infrastructure giant Ferrovial SE, the companies said on Wednesday. Ferrovial owns 25% of London’s Heathrow Airport and manages three other terminals in the U.K.

Lilium, which is developing a five-seat air taxi, will serve Florida’s major population centers, including Miami and Tampa. The timing of the first flights, in the southern part of the state, could be announced as soon as this spring, Ferrovial said in a statement. The companies will collaborate on the design, construction and operation of the airports and charging facilities. Lilium aims to be running flights in cities worldwide by 2025. 

The company says the pay-per-ride services will be emission-free, five times faster than a car, and produce less noise than a motorbike. The aircraft’s battery will have a 300-kilometer (186-mile) range; initial flights will feature a pilot but can also operate in drone mode. A first test flight took place in May 2019. Once the service is up and running, Lilium expects a short connection between, say, John F. Kennedy International Airport, in Queens, NY, and Manhattan would cost about the same as a top-end limousine service.

The aircraft, powered by 36 jet engines that swivel after takeoff to provide forward flight in the manner of a standard plane, uses 10% of the energy of multi-rotor drones used in helicopter technology. The savings should allow the craft to fly longer distances, overcoming some of the range issues that are seen as a major obstacle to electric-powered planes. The model has no tail, no rudder, no gearbox and only one moving part in the engine, features, Lilium says, that make the craft safer. 

Based near Munich, the company has similar deals with airports in Düsseldorf and Cologne/Bonn in Germany, and to serve a planned community in Orlando, Florida. 

In early January, it appointed former Airbus SE chief Tom Enders to its board. The company became a unicorn — a startup valued at more than $1 billion — after raising $275 million last year from investors including Tencent Holdings Ltd., Atomico and later Baillie Gifford & Co.

(Updates 4th paragraph with detail on which flights will operate with pilots; corrects 6th paragraph regarding type of existing deal in Orlando.)

US terrorism alert warns of politically motivated violence

 Page 1 of DHS bulletin on domestic violent extremists

WASHINGTON (AP) — The Department of Homeland Security issued a national terrorism bulletin Wednesday warning of the lingering potential for violence from people motivated by antigovernment sentiment after President Joe Biden’s election, suggesting the Jan. 6 riot at the Capitol may embolden extremists and set the stage for additional attacks.

The department did not cite any specific plots, but pointed to “a heightened threat environment across the United States” that it believes “will persist” for weeks after Biden’s Jan. 20 inauguration.

It is not uncommon for the federal government to warn local law enforcement through bulletins about the prospect for violence tied to a particular event or date, such as July 4.

But this particular bulletin, issued through the department’s National Terrorism Advisory System, is notable because it effectively places the Biden administration into the politically charged debate over how to describe or characterize acts motivated by political ideology, and suggests it regards violence like the kind that overwhelmed the Capitol as akin to terrorism.

The bulletin is an indication that national security officials see a connective thread between different episodes of violence in the last year motivated by anti-government grievances, including over COVID-19 restrictions, the 2020 election results and police use of force. The document singles out crimes motivated by racial or ethnic hatred, such as the 2019 rampage targeting Hispanics in El Paso, Texas, as well as the threat posed by extremists motivated by foreign terror groups.

A DHS statement that accompanied the bulletin noted the potential for violence from “a broad range of ideologically-motivated actors.”

“Information suggests that some ideologically-motivated violent extremists with objections to the exercise of governmental authority and the presidential transition, as well as other perceived grievances fueled by false narratives, could continue to mobilize to incite or commit violence,” the bulletin said.

'Crazy and evil'

'Crazy and evil': Bill Gates surprised by pandemic conspiracies

LONDON (Reuters) - Microsoft co-founder turned philanthropist Bill Gates says he has been taken aback by the volume of “crazy” and “evil” conspiracy theories about him spreading on social media during the COVID-19 pandemic, but said on Wednesday he would like to explore what is behind them.

n an interview with Reuters, Gates said the millions of online posts and “crazy conspiracy theories” about him and about top U.S. infectious disease expert Anthony Fauci had likely taken hold in part because of the combination of a frightening viral pandemic and the rise of social media.

“Nobody would have predicted that I and Dr. Fauci would be so prominent in these really evil theories,” Gates said.

“I’m very surprised by that. I hope it goes away.”

Gates, a billionaire who stepped down as chairman of Microsoft Corp in 2014, has through his philanthropic Bill and Melinda Gates Foundation committed at least $1.75 billion to the global response to the COVID-19 pandemic. That includes support for some makers of vaccines, diagnostics and potential treatments.

Since the pandemic began a year ago, millions of conspiracies have spread over the Internet, fuelling misinformation about the coronavirus, its origins and the motives of those working to fight it.

They include claims that Fauci and Gates created the pandemic to try and control people, that they want to profit from the virus’ spread, and that they want to use vaccines to insert trackable microchips into people.

“But do people really believe that stuff?,” Gates asked.

“We’re really going to have to get educated about this over the next year and understand .. how does it change peoples’ behaviour and how should we have minimized this?”

Gates praised Fauci and Francis Collins, head of the U.S. National Institutes of Health, as “smart” and “wonderful people”, and said he looked forward to seeing them able to work effectively and speak the truth under the new administration of President Joe Biden.

During former President Donald Trump’s handling of the pandemic, Gates said, it had “sometimes felt like they were the only sane people in the U.S. government.”

“I’m excited about the team that Biden has picked” to tackle the health crisis, Gates said.

Gates said he was also pleased that under Biden, the United States has rejoined the World Health Organization, and “that he’s appointed smart people, and the fact that Dr. Fauci won’t be suppressed.”

Reporting by Kate Kelland; Editing by Bill Berkrot

Il plotone di esecuzione per l’ex presidente americano

 

Alberto Pasolini Zanelli

Il plotone di esecuzione per l’ex presidente americano è quasi pronto e Donald Trump ne è conscio. L’annuncio gli è stato ribadito nella forma di una “squadriglia mobile”, che ha esibito gli ultimi passi delle accuse, che ha attraversato con passo marziale il penultimo salone del palazzo del potere, scendendo, marciando, l’ultimo “scalone” di appuntamento per i suoi giudici, quella che potrebbe essere una sorta di piazza d’armi e che dovrebbe chiudere il dibattito, rimasto aperto fino alla presentazione ed esibizione dell’ultimo dei suoi atti. Uno dopo l’altro, con ritmo veloce e deciso in una specie di marcia in cui il passo di ogni giurato ha esibito la decisione presa, attraversando velocemente ma con quella forma che doveva completare lo spettacolo e togliere gli ultimi dubbi sulle intenzioni della maggioranza dei giurati. Scesi a due a due lungo un lucido salone che non offriva spazio né tempo a soluzioni alternative.

Un documento di cinque pagine, quello in cui Donald Trump viene messo per la seconda volta in stato d’accusa, nelle quali si sottolinea come l’ormai ex inquilino della Casa Bianca abbia “messo in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti e delle sue istituzioni, minacciato l’integrità del sistema democratico e ostacolato una pacifica transizione dei poteri”, che non lascia margini di dibattito. Sì a distanza di un anno dal precedente “processo” (lì le motivazioni riguardavano presunte pressioni fatte sul governo ucraino affinché indagasse sull’attuale presidente, Joe Biden, per corruzione, accuse dalle quali Trump uscì indenne), ma che viene celebrato – prima volta nella storia degli Stati Uniti – a fine mandato. Questa volta, le ragioni sono da ricondurre all’assalto al Congresso del 6 gennaio, azioni compiute da supporter del magnate (che, nel frattempo, si è “trasferito” a Palm Beach, in Florida, dove ha costituito il proprio quartier generale), ma che sarebbero state “avallate” (anzi, “istigate”) da Trump.

Ad apporre la propria sottoscrizione, senatori e deputati, democratici ma anche repubblicani, quasi unanimi sia nelle conclusioni che nel percorso seguito. Fra le personalità più sollecite e decise, la presidente della Camera, la democratica Nancy Pelosi che in altre occasioni aveva esercitato una clausola di moderazione. Stavolta, però, il quesito era troppo esplicito e richiedeva una presa di posizione molto netta: “sì” o “no” alla decisione di trasmettere il documento nella sua totalità e immediatamente alle due Camere per la verifica finale. Di fatto, una sentenza già emessa, senza possibilità di appello, di una “corte” che si è espressa in maniera chiara e unanime. Niente di meno di un “licenziamento” collettivo, che va oltre l’impeachment puro e semplice, con una forte connotazione “politica” poiché, di fatto, racchiude un giudizio complessivo sull’intera amministrazione Trump, sia sotto il profilo della “legalità” che sotto quello della sua impostazione ideologica. Una condanna complessiva e definitiva; solo apparentemente di principio e senza possibilità di ulteriori gradi di giudizio, dei quattro anni di un tycoon che ha dipinto una delle fasi della più recente storia moderna americana.

Pasolini.zanelli@gmail.com

 



No alle elezioni: subito un governo per il rilancio


Prodi “No alle elezioni. La priorità è un governo per fare il Recovery”

Intervista di Luciano Nigro a Romano Prodi su La Repubblica del 26 gennaio 2021

“Non c’è più tempo”, scandisce Romano Prodi. “Siamo di fronte a un’emergenza: il Parlamento e le forze politiche devono trovare una soluzione e indicare una strada per il rilancio. Subito. L’Italia non può permettersi di perdere altri mesi per una campagna elettorale. Nessuno ce lo perdonerebbe e l’Europa non capirebbe”.

Usa parole forti l’ex premier e presidente della commissione Ue. Insolite per lui. Ma la crisi politica sembra davvero sul punto di precipitare e di aggiungersi a quella sanitaria ed economica nel primo pomeriggio quando lo raggiungiamo via Whatsapp nella sua casa a Bologna. E ancora le agenzie non hanno battuto la notizia che Giuseppe Conte salirà al Quirinale per dimettersi.

“C’è la necessità assoluta – dice Prodi – di un governo che prepari un programma nuovo come richiedono l’Europa e la situazione in cui siamo”.

È quasi una chiamata alle armi la sua, Professore.

“Me ne rendo conto, ma siamo in uno di quei momenti in cui chi governa deve semplificare gli obiettivi e parlare come si parla nelle grandi crisi. Guerra sì o no? Piano Marshall sì o no?”.

È così grave per lei la situazione?

“Difficile trovare un momento più critico di questo, tra pandemia e recessione economica”.

Pensa al milione di persone che non ha ancora ricevuto la cassa integrazione, alle centinaia di migliaia di commercianti e lavoratori a rischio, ai 500 morti al giorno?

“Troppe persone mi chiedono: dove andremo a finire? Il Paese ha bisogno di risposte. E ne ha bisogno in fretta. Gli strumenti per dare queste risposte ci sono. Con Next Generation Ue l’Europa ha messo a disposizione dell’Italia 209 miliardi. Una cifra colossale. È un treno che l’Italia non può permettersi di perdere perché non ne passeranno altri”.

Questo lo dicono in tanti.

“In realtà non c’è da noi la consapevolezza della preoccupazione di Bruxelles e delle capitali europee. L’Italia in questo momento fa paura all’Europa”.

Perché ha aperto una crisi con il rischio di perdere i fondi del Recovery plan?

“Se l’Italia fallisce per noi è una catastrofe, ma è tutta l’Europa che arretra perché intorno a noi, che riceviamo la somma più grande, è costruito l’intero progetto di ripresa e di solidarietà europea. È per questo che la Ue ha investito una cifra in consulenze mai vista prima: 864 milioni di euro. L’Europa mette così a disposizione dei governi anche gli strumenti tecnici attuare le necessarie riforme e i necessari progetti”.

Per questo lei chiede un governo con una maggioranza capace di portare avanti quel piano?

“Qualcuno ha persino parlato di un “lodo Prodi”, ma il lodo lo fa chi ha il potere di decidere. Io ho solo il potere di pensare e penso che occorra un nuovo programma dedicato a prendere le urgenti e necessarie decisioni. Un programma con poche cose chiare”.

Quali progetti ha in mente, Professore?

“La messa in sicurezza di sanità e scuola, la riduzione dei tempi della giustizia, alcune riforme fiscali urgenti e la semplificazione della burocrazia e degli appalti. Senza questi interventi urgenti, che ci chiede l’Europa, l’Italia non sarà in grado di spendere i fondi disponibili”.

Lei ha detto: un programma così deve essere aperto a chi ci sta.

“Può il Parlamento respingere l’unica proposta esistente per il nostro futuro? Ricordo che quando proposi l’alternativa Euro sì – Euro no, l’accompagnai con misure che certamente non facevano piacere a molti, ma furono accettate perché era condiviso l’obiettivo comune. Non posso credere che non vi sia anche oggi in Italia, nelle forze politiche, la volontà di accettare qualche rinuncia rispetto al proprio passato per preparare il futuro”.

Lei pensa ancora che occorra una maggioranza Ursula, una coalizione come quella che lei propose due anni fa?

“Anche allora era importante recuperare un rapporto con l’Europa. E per fortuna l’abbiamo fatto, altrimenti non so come potremmo oggi uscire dalla pandemia e dalla crisi”.

Per Ursula von der Leyen votarono non solo Pd e Cinque Stelle ma anche Forza Italia. Ritiene che la nuova maggioranza debba aprirsi ai forzisti o ai renziani?

“Io non ho la chiave per aprire o chiudere le porte a nessuno”.

C’è chi pensa che queste riflessioni implichino un modo per affossare Conte.

“Ho letto anche questo, ma molti hanno scritto esattamente il contrario. Il presidente del Consiglio è certamente un punto di riferimento e Conte oggi è un elemento di equilibrio. Io però non entro nelle dinamiche parlamentari, mi limito a indicare i tempi e i contenuti per uscire dalla crisi”.

Andare in Parlamento con un programma e poi o la va o la spacca? Non è rischioso?

“Al Parlamento va presentata la situazione in tutta la sua drammaticità, insieme alla consapevolezza che questo piano può salvare l’Europa e l’Italia. Poi se il Parlamento vuole spaccare, spacchi. Ma io credo che oggi abbia tutti gli elementi per capire che non può prendersi questa responsabilità”.

Perché professore?

La ripresa dipende solo da due cose: dal vaccino e da un grande piano che punti sulla crescita e sia in grado di dare un futuro a un paese dove 150 miliardi di risparmi aggiuntivi sono bloccati dalla paura nei conti bancari di famiglie e imprese. Serve un’iniezione di fiducia che tolga la paura perché il paese possa ricominciare a correre. E ancora lo può fare”.

Conte non ha un partito dietro di sé. Lei ha provato la stessa solitudine, davanti al Parlamento.

“Non so se il presidente del Consiglio raccoglierà attorno a sé i voti necessari. Sono però consapevole che, nella attuali circostanze, più alta e condivisa è l’ambizione di un governo, più aumentano le possibilità di successo. Ci sono stagioni in cui prevalgono le mediazioni, ma in un momento di emergenza come questo, nel quale è in gioco la stessa salvezza del Paese, conta soltanto la forza di una proposta credibile”.

Salvezza del Paese: raramente ha usato espressioni così.

“Quello che dico non ha niente di strumentale. Dico che ci si sta giocando il futuro. Con Next Generation Ue abbiamo lo strumento che ci serve per lo sviluppo e per far quindi fronte al crescente indebitamento. Io sono convinto che le forze politiche comprendano il valore e la grandezza di questa sfida”.

The Oscar's stories # 14: "Inflate to the maximum .."

 


"Look, I have to go with my camper for a month to Africa. Can you give me some suggestions on how to maintain tire pressure?" This is my question to the Roman tire dealer who had been serving me for years.

"To decrease the friction you have to keep them inflated well to the maximum ... this reduces the contact surface. However, I recommend that you bring two spare tires, many times ..."

The appointment for the African tour participants was in Algeciras (Spain) where we were supposed to take the ferry to Ceuta, the last Spanish outpost on Moroccan soil. (from Rome 2700 km).

For months 2C magazine had been bringing the latest updates to this demanding African tour that was supposed to go as far as Tamaranset after crossing the desert and then returning to Tunisia and from there embarking for Sicily. For a total of 9700 kilometers for those departing from Rome.

None of the 15 participants in the demanding African program could boast experiences of consistent desert crossings.

Almost everyone, including your editor, had traveled to Europe, Egypt, the Middle East. But no real desert for hundreds of kilometers.

Going to Africa in August was like putting your head into an oven, but what you wanted to do considering that in Italy the holidays are concentrated precisely between July and August to allow large companies, starting with Fiat, to be able to do inventories.

When we arrived in Ceuta we encountered the sad local reality: it took us 18 hours to cross the border and enter Morocco. But it was only the first 'welcome' to the singular reality of North Africa.

As for the vehicles, we went from self-built ones using some elderly vans to the latest motorhomes that even had air conditioning. A grandiose luxury in those years. We were satisfied with our Freccia 2 big camper, an Ark sub-brand, the first Italian company in the sector. Excellent Ford Transit mechanics and high wheels.

We crossed Morocco with an itinerary that in addition to including stops such as Marrakech and Fez, included a detailed excursion on the Atlas range where we could admire the Neolithic graffiti and buy, after lively negotiations, multi-glittering geodes.


Stable temperature around 45 in the shade. ________________________________________________

We were at the gates of Marrakech when my Freccia 2 Big ran aground on the left after a roar such as to make you believe it had stepped on an anti-tank mine. The front tire had completely exploded.

The long line of campers got stuck thanks to the Citizens band radio (the 'cabin') each camper was equipped with.

I mounted one of the two spare tires and then I was pointed out by some of the many guys who cackled around us asking for candy, money, biscuits, where a tire dealer was.

Luckily for me he wasn't very far away and when I managed to take him to the crash site the first thing he did was to get on his knees and check the pressure of the other tires with an instrument.

"But are you crazy to travel with wheels in these conditions?", He said to me in French, adding: "You are traveling with maximum pressure; that's why the tire has burst and thank whoever you want if the others are still healthy. ... "he concluded.

I tried to tell him that his Italian colleague had instructed me to keep the blood pressure high to reduce the contact surface with asphalt or sand and thus avoid overheating, according to him.

The Moroccan tire dealer let out a laugh and at the end explained to me that the tires of the cars in those parts must instead be inflated a little because both the friction and the great heat inevitably increases the pressure inside the inner tube. .

Even though we left every morning at five o'clock to avoid being in the heat of the sun, the bursting of our tire was only the first of a series of other episodes that affected many of the participants in the African trip.

But it wasn't over. We were now on the track towards Tamaransett when I had to stop due to the burst of another front tire.

I had run out of spare tires and the caravan leader, the legendary Fausto Pepe, after having ordered the other campers to continue towards the next desert oasis, decided to ask one of the colleagues to go back for a few tens of kilometers to the village that we had just left. He, on the other hand, would have gone on to look for a couple of tires in the next town to replace the sheared ones of my camper.

The radio contact at one point faded away with the distance. Being alone on a desert track is a very strong experience especially when traveling with a wife and two teenage children and a German Shepherd.

Eight hours after the start, the two crews re-emerged, the first of which, the one who had come back, had not found tires of the same size as mine. Similar situation for Fausto who, being a type of wide experience and positivity, however, bought two tires smaller than the original Ford Transit ones.

Once assembled, the camper had assumed a singular set-up but the important thing was to continue finishing the desert stage and reaching an intermediate safety location.

Our reader may wonder why we were risking so much in a difficult environment from both a climate and a security point of view due to the political instability of the nations we crossed. It remains to say that we were young, full of interest and energy, motivated by the adventure, sure however that the organization promoted by the magazine could have guaranteed safety margins. Without taking into account the inscrutable charm of the desert.



We embarked with us a literature professor who spoke a decent Italian and among the many things he told us during some long stages of transfer, speaking in general of the sexual habits of Arab males towards the four wives guaranteed by their religion, he said her husband's commitment each night stood at six performances.

This fact, which was then reported in an evening collegiate meeting in a campsite, sparked many ironic reactions from kind brides towards their husbands exhausted by the commitment in driving the camper in uncomfortable conditions.

Temperature Warning Light Symbol
"Fausto, Fausto the water temperature is rising, it has almost reached its maximum ... Here we risk everything exploding and I stop again ..."
Fausto's camper reached us and verified that the instrument was now reaching its maximum, however, since the engine continued to work, he decided to look for a mechanic who could fix it in the next village.

When we reached him it was two o'clock on a terrifying afternoon in the heat and in the end we found the mechanic who was a movie character, tall, hieratic and also a little annoyed because we had clearly interrupted his siesta.

Taking a look at the engine of my vehicle, speaking in good French, he said that the pressure gauge had to be taken into account. To which my answer was: "Okay the manometer ... And now what do we do? Where do we find it?"

But the guy in the mood for humor said that by saying gauge he meant the hand. Or: "Touch the engine with your hand. If it burns too much, it's better to stay still ..." And this too was a very special experience.

Crossing the border between Morocco and Algeria was terrible. For hours our caravan was blocked. There are many reasons for this excruciating customs blockade. It seems due to the ongoing war between Morocco and the forces of the Polisario Front, an independence movement supported by Algeria.

Some of the participants had been seized by serious bouts of dysentery, either because the majority of campers had embarked dozens and dozens of bottles of low-mineral water while what was needed was salt (the stokers of the steamers who still ran on the local railway large tablets of pure salt).

You want it because under the scorching sun instead of taking shelter as the residents did, mini clothes were exhibited that favored subcutaneous exudation and you noticed it by seeing the salt stains that appeared on the skin. (Before leaving Franca had been instructed by a Roman doctor specialized in tropical diseases how to prepare a potion made of citrus fruits, salt and sugar that allowed us to better overcome the problems deriving from dehydration).

And so it was that we decided to transport four of the most seriously ill, two women and two teenagers, to a hospital in a location that was close to the former French nuclear polygon where numerous underground experiments had been carried out whose radioactive sand had also reached in some places in Sicily.


We loaded the sick into three campers and left the caravan we ventured on a track that we traveled at night arriving in a village where the hospital was made up of some tents.

The doctor on duty, a Pakistani, gave orders that the tent that housed some local women be released to welcome our sick.

"They have to be given a drip immediately ..." The Pakistani doctor ordered and it was like that for at least two days. "Do you have plastic trays? For your women, we don't have any here and then I want to avoid any contagion ..." We gave him dish racks and plastic trays that we had in the kitchen corner of the campers. The Pakistani doctor was happy to be able to talk to Europeans.

"Why here, in this remote place, doctor?" obligatory question before the exchange of hugs. He smiles, lowers his eyes and replies: "I had to stay here for two years. Five years have passed by now. Often they forget to pay my salary. We have few resources, but people love me and not only because I have the same dark skin."

Before leaving, we asked him to book by telephone for our patients as many stops for the administration of the infusions in the hospitals of the towns that we would meet in the following stages.


And we returned to the border reaching the rest of the caravan who didn't give a damn about the sick and many had decided to interrupt the journey inside Algeria instead taking the coast road to return to Italy as soon as possible. We, on the other hand, continued with the sick who were rekindled by the powerful saline infusions that had been practiced on them. _________________________________________________________

One of the stops in Algeria was a visit to a source that was said to give fertility to women who could not have children. It may be a coincidence but two young ladies of the group, sterile for years, finally returned to their cities declared that the water had had an effect.
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Some readers might ask me why I dwelt on the negative aspects of this distant journey (1985) that took us 30 days before returning to our offices and to work. A more than logical question.

It remains to say that it would have been impossible to describe on this blog all the touristic details of the long tour that rarely differed from those widely tested by specialized guides and magazines.

You may like it or not, but in this distant experience there is also the pleasure of facing the adventure, of giving adolescent children the way to come into contact with realities that are profoundly different from those experienced in Italy, to see with their own eyes and judging a 'far-neighbor-different' by skin color, religion, customs.

A 'neighbor' made up of almost always smiling children, because poverty in any corner of the globe always has this eternal expression of joy compared to those who are constantly damned to keep their wealth without a smile. 

 

Oscar

Le storie di Oscar #14: "Gonfiare al massimo.."



"Senta, devo andare con il mio camper per un mese in Africa. Può darmi qualche suggerimento su come mantenere la pressione delle gomme?"

Questa la mia domanda al gommista romano che mi serviva da anni.
"Per diminuire l'attrito deve tenerle gonfiate bene al massimo…così riduce la superficie di contatto. Comunque le consiglio di portare due gomme di riserva, tante le volte..."

L'appuntamento per i partecipanti al tour africano era ad Algesiras (Spagna) dove avremmo dovuto prendere il ferry per Ceuta, ultimo avamposto spagnolo in terra marocchina. (da Roma 2700 km).

Da mesi la rivista 2C stava portando gli ultimi aggiornamenti a questo giro africano che avrebbe dovuto spingersi fino a Tamaransset dopo aver attraversato il deserto per poi ritornare in Tunisia e da lì imbarcarsi per la Sicilia. Per un totale di 9700 chilometri per chi partiva da Roma.



Nessuno dei 15 partecipanti all'impegnativo programma africano poteva vantare esperienze di traversate consistenti nel deserto. Quasi tutti, compreso il vostro redattore, avevano fatto viaggi in Europa, in Egitto, in Medio Oriente.

Ma niente deserto vero per centinaia di chilometri.
Andare in Africa nel mese di agosto era come infilare la testa dentro un forno, ma che ci volevi fare considerato che in Italia le ferie sono concentrate proprio tra luglio e agosto per consentire soprattutto alle grandi aziende, a cominciare dalla Fiat, di poter fare gli inventari.

Arrivati a Ceuta ci siamo scontrati con la triste realtà locale: per attraversare il confine ed entrare in Marocco abbiamo impiegato 18 ore. Ma era solo il primo 'benvenuto' nella singolare realtà del Nord Africa.


Quanto ai mezzi si passava da quelli autocostruiti utilizzando qualche furgone attempato agli ultimi motorcaravan che avevano addirittura l'aria condizionata. Un lusso grandioso in quegli anni.

Noi ci accontentavamo del nostro camper Freccia 2 big, una sottomarca dell'Arca, la prima azienda italiana del settore. Ottima meccanica Ford Transit e ruote alte.

Abbiamo attraversato il Marocco con un itinerario che oltre ad includere tappe come Marrakech e Fez, ha previsto una dettagliata escursione sulla catena dell'Atlante dove abbiamo potuto ammirare i graffiti neolitici ed acquistare, dopo animate contrattazioni, geodi luccicanti.

Temperatura stabile sui 45 all'ombra.
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Eravamo alle porte di Marrakech quando il mio Freccia 2 Big si è arenato sulla sinistra dopo un boato tale da far credere di aver pestato una mina anticarro. La gomma anteriore era completamente esplosa.

La lunga fila dei camper si è bloccata grazie alla radio Citizens Band (il 'baracchino') di cui ogni camper era dotato.

Ho montato una delle due gomme di scorta e poi mi sono fatto indicare da qualcuno dei tanti ragazzi che schiamazzavano intorno a noi chiedendo caramelle, soldi, biscotti, dove fosse un gommista.

Per mia fortuna non era molto lontano e quando sono riuscito a portarlo sul luogo dell'incidente la prima cosa che ha fatto è stata quella di mettersi in ginocchio verificando con uno strumento la pressione delle altre gomme.

"Ma siete matti a viaggiare con le ruote in queste condizioni?", mi ha detto in francese aggiungendo: "Tu stai viaggiando con la pressione massima; ecco perche' e' scoppiata la gomma e ringrazia chi vuoi tu se le altre sono ancora sane..." ha concluso.

Ho cercato di riferirgli che il suo collega italiano mi aveva indicato di tenere la pressione alta proprio per ridurre la superficie di contatto con l'asfalto o la sabbia ed evitare quindi il surriscaldamento.

Il gommista marocchino si è sganasciato dalle risate e alla fine mi ha spiegato che le gomme delle auto da quelle parti devono essere invece gonfiate poco perché sia per l'attrito che per il grande caldo inevitabilmente la pressione all'interno della camera d'aria aumenta.

Anche se partivamo ogni mattina alle cinque proprio per evitare di trovarci nel pieno del solleone lo scoppio del nostro pneumatico è stato solo il primo di una serie di altri episodi che hanno interessato molti dei partecipanti al viaggio africano.
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Ma non era finita.

Stavamo ormai percorrendo la pista verso Tamaranssett quando mi sono dovuto fermare per lo scoppio di un'altra gomma anteriore.

Avevo esaurito le ruote di scorta ed il capo carovana, il mitico Fausto Pepe, dopo aver dato ordine agli altri camperisti di proseguire verso la prossima oasi desertica, ha deciso di chiedere ad uno dei colleghi di tornare indietro per qualche decina di kilometri nel villaggio che avevamo appena lasciato.

Lui invece sarebbe andato avanti per cercare nella successiva cittadina un paio di gomme per sostituire quelle tranciate del mio camper.

Il contatto via radio ad un certo punto si è affievolito per la distanza. Rimanere soli su una pista desertica è un'esperienza molto forte specialmente quando si viaggia con moglie e due figli adolescenti e un pastore tedesco.

Dopo otto ore dalla partenza sono riemersi i due equipaggi il primo dei quali, quello che era tornato indietro, non aveva trovato pneumatici delle stesse dimensioni dei miei.

Analoga situazione per Fausto che essendo un tipo di larga esperienza e positività ha acquistato comunque due pneumatici più piccoli rispetto a quelli originali del Ford Transit.

Una volta montati il camper aveva assunto un singolare assetto ma l'importante era proseguire terminando la tappa del deserto e raggiungendo una località intermedia di sicurezza.

Il nostro lettore potrà domandarsi per quale ragione stavamo rischiando tanto in un ambiente difficile sia da un punto di vista climatico che da quello di sicurezza per la instabilità politica delle nazioni attraversate.

Resta da dire che eravamo giovani, pieni di interesse e di energia, motivati dall'avventura, sicuri comunque che l'organizzazione promossa dalla rivista avrebbe potuto garantire margini di sicurezza.

Senza tenere conto poi del fascino imperscrutabile del deserto.
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Abbiamo imbarcato con noi un professore di lettere che parlava un discreto italiano e tra le tante cose che ci ha raccontato durante alcune lunghe tappe di trasferimento, parlando in generale delle abitudini sessuali dei maschi arabi nei confronti delle quattro mogli garantite dalla propria religione, ci ha detto che l'impegno del marito ogni notte si attestava sulle sei prestazioni.

Fatto questo che riferito poi in un incontro collegiale serale in un campeggio ha scatenato molte ironiche reazioni da parte di gentili spose nei confronti dei mariti esausti per l'impegno nella guida del camper in condizioni disagiate.

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"Fausto, Fausto la temperatura dell'acqua sta salendo ha quasi raggiunto il massimo… Qui rischiamo che scoppia tutto e mi fermo un'altra volta…"

Temperature Warning Light Symbol

Il camper di Fausto ci raggiunse e verificato che effettivamente lo strumento segnava ormai il massimo, visto comunque che il motore continuava a funzionare decise di cercare un meccanico che potesse rimediare nel prossimo villaggio.

Quando lo abbiamo raggiunto erano le due di un pomeriggio terrificante per la calura e alla fine abbiamo trovato il meccanico che era un personaggio da film, alto, ieratico e anche un po' seccato perché chiaramente avevamo interrotto la sua siesta.

Data un'occhiata al motore del mio mezzo esprimendosi in un buon francese ha detto che occorreva tener conto del manometro.

Al che la mia risposta è stata: "D'accordo il manometro… E adesso che facciamo? Dove lo troviamo? "

Ma il tipo in vena di umorismo ha detto che dicendo manometro si riferiva alla mano. Ovvero:

"Tocca il motore con la mano. Se brucia troppo è meglio stare fermi…"

Ed anche questa è stata un'esperienza del tutto particolare.

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Il superamento del confine tra Marocco e Algeria fu tremendo. Per ore ore la nostra carovana è stata bloccata. Molte le ragioni di questo lancinante blocco alla dogana. Sembra dovuto alla guerra in corso tra Marocco e le forze del Fronte Polisario, un movimento indipendentista sostenuto dall'Algeria,

Alcuni dei partecipanti erano stati colti da gravi attacchi di dissenteria, vuoi perché la maggioranza dei camperisti aveva imbarcato decine e decine di bottiglie di acqua oligominerale mentre quello che ci voleva era il sale (ai fuochisti delle vaporiere che ancora giravano sulla rete ferroviaria locale venivano imposte grosse pasticche di sale puro).

Vuoi perché sotto il sole cocente anziché ripararsi come facevano i residenti, venivano esibiti mini indumenti che favorivano l'essudazione sottocutanea e te ne accorgevi vedendo le macchie di sale che apparivano sulla pelle.

(Prima di partire Franca si era fatta indicare da un medico romano specializzato in malattie tropicali come preparare una pozione fatta di agrumi, sale e zucchero che ci ha consentito di superare meglio i problemi derivanti dalla disidratazione).

Ed è stato così che abbiamo deciso di trasportare quattro dei malati più gravi, due donne e due adolescenti, in un ospedale in una località che era vicina all'ex poligono nucleare francese dove erano stati fatti numerosi esperimenti sotterranei la cui sabbia radioattiva era arrivata anche in alcune località della Sicilia.



Abbiamo caricato i malati su tre camper e lasciata la carovana ci siamo avventurati su una pista che abbiamo percorso di notte arrivando in un villaggio dove l'ospedale era costituito da alcune tende. Il medico di turno, un pakistano, ha dato ordine che la tenda che ospitava alcune donne locali fosse liberata per accogliere i nostri ammalati.

"Bisogna sottoporli subito a flebo…" Ha imposto il medico pakistano e così è stato per almeno due giorni. "Avete delle vaschette di plastica? Per le vostre donne , qui non ne abbiamo e poi voglio evitare ogni contagio..."

Gli abbiamo consegnato scolapiatti e vassoi di plastica che avevamo nell'angolo cucina dei camper.

 Il dottore pakistano era felice di potere parlare con degli europei.

"Perche' qui, in questo posto sperduto, dottore?" domanda obbligata prima dello scambio di abbracci.

Sorride, abbassa gli occhi e risponde: "Dovevo stare qui per due anni. Ormai ne sono passati cinque. Spesso si dimenticano di pagarmi lo stipendio. Abbiamo poche risorse, ma la gente  mi vuole bene e non solo perche' anch'io ho la pelle scura."

Prima di ripartire gli abbiamo chiesto di prenotare telefonicamente per i nostri malati altrettante soste per la somministrazione delle flebo negli ospedali delle cittadine che avremmo incontrato nelle tappe successive.



E siamo ritornati al confine raggiungendo il resto della carovana che dei malati se ne infischiava altamente e molti avevano deciso di interrompere il viaggio all'interno dell'Algeria prendendo invece la strada della costa per ritornare quanto prima in Italia.

Noi invece abbiamo proseguito con gli ammalati ringalluzziti per le potenti flebo saline che gli erano state praticate.

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Una delle tappe in Algeria era stata la visita ad una fonte che si diceva desse la fertilità alle donne che non potevano avere figli.

Sarà un caso ma due giovani signore del gruppo, sterili da anni, rientrate finalmente nelle loro città hanno dichiarato che quell'acqua aveva fatto effetto.



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Qualche lettore potrebbe chiedermi per quale ragione mi sono soffermato sugli aspetti negativi di questo lontano viaggio (1985) che ci ha impegnati per 30 giorni prima di rientrare nelle nostre sedi e al lavoro.

Una domanda più che logica. Resta da dire che sarebbe stato impossibile descrivere su questo blog tutti i dettagli turistici del lungo tour che raramente si discostavano da quelli ampiamente rodati dalle guide e riviste specializzate.

Potrà piacere o meno, ma in questa lontana esperienza c'è anche il gusto di affrontare l'avventura, di dare ai figli adolescenti il modo di porsi a contatto con realtà profondamente diverse da quelle vissute in Italia, di vedere con i propri occhi e giudicare un 'lontano-prossimo-diverso' per colore della pelle, religione, costumi.

Un 'prossimo' fatto di bambini quasi sempre sorridenti, perché la povertà in qualsiasi angolo del globo ha sempre questa eterna espressione di gioia rispetto a chi è costantemente dannato a conservare la propria ricchezza senza un sorriso.

Oscar

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Per chi preferisce  ascoltare

Video link
https://youtu.be/kCBPf1YrAVM

La lezione dell’Euro: unica via possibile per uscire dalla crisi


 

La crisi spaventa l’Europa, ma si può ancora salvare la legislatura e l’Italia

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 24 gennaio 2021

La definizione dell’Italia come grande malato d’Europa si ripete ormai da tempo  immemorabile ma, dopo l’inizio di questa sciagurata crisi di governo, gli allarmi che giungono da Bruxelles e dagli altri paesi partner, si sono moltiplicati e hanno raggiunto livelli senza precedenti.

La ragione è molto semplice: da quando è stato varato il Next GenerationEU si è creata una nuova e inedita interdipendenza fra i diversi paesi europei. Un evento davvero senza precedenti. Vi è tuttavia una condivisa consapevolezza che il successo di questo grande progetto sia condizionato dai comportamenti dell’Italia, che ne è il paese maggiormente beneficiario e protagonista.

Eppure non sembriamo renderci conto dell’importanza del Next GenerationEU. Esso cambia i rapporti tra i diversi paesi membri in modo così profondo che la Commissione e l’Europarlamento hanno recentemente deciso di dedicare l’impressionante somma di 864 milioni di Euro unicamente per fornire, entro la fine del 2027, le consulenze necessarie a dare vita alle riforme strutturali che dovranno guidare la ripresa dei paesi europei dopo la pandemia.

La Direzione della Commissione responsabile di questo progetto (tra l’altro guidata da un italiano) sta 

 

già apprestando gli strumenti di sostegno tecnico per aiutare le riforme necessarie al progresso della futura società europea: dall’ambiente all’energia, dalla Pubblica Amministrazione alla scuola tecnica, dalla digitalizzazione alla ricerca scientifica, dalla giustizia al fisco, fino alle misure dedicate alla riduzione delle disuguaglianze. Si tratta di un’azione di supporto non solo necessaria per aiutare i singoli paesi, ma anche per armonizzare le loro strutture decisionali e creare un modo di operare sempre più coordinato fra i diversi paesi.

Vista da Bruxelles la crisi italiana non è quindi soltanto un problema nostro. Non riguarda unicamente il nostro spread o la valutazione di Moody, ma mette a rischio, insieme al futuro dell’Italia, il futuro degli altri paesi europei.

Per essere sintetico, la crisi italiana sta spaventando l’Europa.

Per allontanare questa crescente paura dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all’allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa. Non è certo un compito impossibile mettere in fila gerarchica i provvedimenti italiani più urgenti e necessari, sui quali è concretamente possibile trovare un largo consenso.

 

Mi limito ad alcuni esempi coralmente ripetuti: la riduzione dei tempi della giustizia, la riorganizzazione della scuola come struttura non solo del nuovo sapere ma della nuova società, con la relativa adozione del tempo pieno e delle necessarie attività complementari. A cui aggiungere le elementari misure fiscali che da decenni si promettono ma che oggi, proprio per il respiro che ci viene dalle nuove politiche europee, sono concretamente possibili.

Si può inoltre raccogliere una larga maggioranza di consensi su una revisione del codice degli appalti per rendere normali i tempi degli investimenti e sulle semplificazioni delle procedure burocratiche che non necessitano di raffinati cambiamenti, ma solo dell’abolizione di alcuni passaggi di semplice interdizione.

Il nuovo governo deve quindi partire da questi contenuti e costruire attorno ad essi la necessaria aggregazione politica non solo del Parlamento, ma delle forze sociali che, a differenza di altri momenti storici, si sono mantenute singolarmente al margine del processo politico delle scorse settimane.

 

Nelle circostanze oggi esistenti, un governo può esercitare positivamente il proprio mestiere solo presentandosi di fronte al Parlamento con un progetto semplice, comprensibile e ritenuto necessario per il nostro futuro. E’ questo l’unico modo per conquistare in modo eticamente accettabile i necessari consensi.

Quando il governo da me presieduto si propose di portare l’Italia nell’Euro, non disponeva certo di una maggioranza larga e omogenea, ma fu in grado di raccoglierla e renderla compatta proponendo al Parlamento un obiettivo voluto dalla maggioranza degli italiani.

Come nel caso dell’Euro, il condiviso grande traguardo in grado di aggregare i necessari consensi esiste e si chiama Next GenerationEU.

Il futuro governo deve essere semplicemente in grado, come avvenne nel caso dell’Euro, di proporre con chiarezza le semplici e severe misure necessarie per fare uscire il paese dalla crisi prodotta dalla pandemia.

 

Per raggiungere quest’obiettivo abbiamo oggi le risorse finanziarie necessarie e, come abbiamo in precedenza sottolineato, gli aiuti tecnici che ci permettono di supplire, almeno in una notevole parte, alle croniche mancanze della nostra struttura statuale.

Non è raccogliendo qualche parlamentare in cerca di sistemazione che si prepara il nostro futuro, ma preparando i provvedimenti necessari per costruirlo. Oggi è possibile aggregare attorno ad essi una solida maggioranza parlamentare e non una coalizione di reduci tenuta insieme solo per finire la legislatura. Penso che sia ancora possibile salvare la legislatura, salvando l’Italia

But yes, all for granted ....!


Who is performing at Joe Biden's inauguration? l ...


But yes, all for granted ....!

When one is old, he tears easily and is moved. In fact, I was moved by watching Joe Biden's inauguration ceremony on television.

You will say: but where has all your cynicism gotten together in decades of frequenting the political and business world in Italy and America?

What can I tell you? Just two weeks have passed since that January 6 that remains in the history of the United States of America as an infected date that saw several thousand internal terrorists attack and devastate the Capitol, putting the safety of parliamentarians and the vice president himself at risk.

And today we got together, digitally embraced, to celebrate and celebrate a new presidency that puts an end to four years of dangerous carnival and cheap show.

But yeah, all for granted....!

Also the endlessly repeated appeal by President Joe Biden, a safe used that at least carries the guarantee of his long Washington experience validated by the eight years spent alongside Barack Obama.

But what was Elder Joe Biden supposed to say in his inaugural address?

We have been living for too long in a poisoned climate made up of mutual suspicions, of the impossibility of speaking and dealing politely and civilly with those who think differently from us, we live in a world affected by a terrible pandemic that is leveling humanity to the point that the 2900 deaths of the Twin Towers and the Pentagon of 11 September 2001 become 'numerically' insignificant when compared to the more than 3000 daily deaths that the virus kills on American soil.

But yes, all for granted .....!

Also the presence of former Vice President Mike Pence and the head of Republican Senators Mitch Mcconnell who have deserted the last stunted show of the gambler who for four years has made the White House a crossroads of falsehoods and attacks on democratic institutions.

Some may say that these Republicans had to attend the Joe Biden coronation event. But since we live in a world made above all of images, even before of substance, their presence, certified several times by the cameras, was the best way to make a large part of the exalted, radicalized America understand, convinced that it had been defrauded in the presidential vote, that the time to put aside so many falsehoods has come in the interest of all and above all in the interest of conspiracy theorists and far-right armed militias.

But yes, all for granted…!

Also that part of Joe Biden's speech where he promises that his presidency will be permeated with truth and not falsehood.

Certainly a super obvious statement but one had to hear it said in an authoritative way having lived in an atmosphere in which a falsehood repeated ten times dutifully became the truth.

But yes, all for granted…!

Also the fact that he felt the need to see and listen to clean people and hope for a definitive turn of the page by rebuilding an America worthy of being loved and lived.

But yes, all for granted…!

Above all, the pleasure of feeling like full citizens of a great nation that is celebrating its 232 years of democracy punctuated by national and foreign events that seemed to bring it to its knees. 

And instead, thanks to the resistance and skills of this people made up of migrants, cultures and different skins, the tragic events of history have been positively overcome in the United States which are still a democratic reference point in a moment like the current one characterized by the insurgency and thrive on autocracies.

But yes, all for granted…!

Even 'God bless America'. But in a world where every religious reference is considered a joke, trying to pray to Somebody above us may perhaps have some advantage.

As for the jeers and hypercritics of America that are read and heard on some Italian media, there is no need to be disappointed, taking into account the heavy situation that characterizes the life, but above all the future, of the inhabitants of the fascinating Mediterranean peninsula.

Oscar