Cerchiamo di raccogliere qualche idea al di là della orribile Epifania e della notte di votazioni al Campidoglio.
Inutile trincerarsi dietro un dito: gli Stati Uniti d'America hanno subito ieri un pesante attacco perpetrato da una consistente massa di terroristi domestici collegati con altri manipoli in differenti grandi città del territorio americano.
Responsabile di questo terribile vulnus è il presidente in carica degli Stati Uniti, Donald Trump come dimostrano i numerosi Twitter lanciati istigando le decine di migliaia di forsennati pronti a tutto.
Solo a tarda sera Twitter ha deciso di sospendere l'account del presidente per almeno 12 ore.
Per entrare dentro il Campidoglio bisogna assoggettarsi a ingenti procedure di riconoscimento, ispezione corporale, passaggio attraverso metal-detector.
Le immagini diffuse dalle televisioni hanno mostrato invece l'assoluta facilità con la quale la massa di terroristi ha avuto via libera all'interno della struttura del Campidoglio mettendo in seria difficoltà e pericolo non solo i funzionari, i giornalisti, ma anche tutti i membri del Senato e della Camera presenti per la generale riunione che avrebbe dovuto convalidare i risultati unanimi della votazione del Collegio Elettorale, seconda soglia costituzionale per la elezione di un presidente della Repubblica.
Si sapeva che Washington sarebbe stata "occupata" da oltre 100.000 forsennati adoratori di Donald Trump provenienti da ogni angolo degli Stati Uniti d'America.
Si sapeva, (e lo abbiamo pubblicato più volte nella nostra umile dimensione) che il 6 gennaio sarebbe stata una data pericolosa per la stabilità della democrazia americana.
Si sapeva, (e lo sapevano bene lo FBI, la polizia municipale, ogni altra autorità preposta) che le frange estremiste adoranti il presidente Trump si stavano palesemente organizzando a livello locale per conquistare la capitale federale.
Quello che stupisce pertanto è l'assoluta imbecillità di comportamento delle forze dell'ordine nelle diverse gradazioni istituzionali che hanno fallito completamente nell'impedire l'osceno show che è andato in onda sulle televisioni di tutto il mondo a dimostrazione che gli Stati Uniti non potranno più andare in giro a predicare la saldezza delle loro istituzioni democratiche se non vorranno suscitare ilarità planetarie.
A questo punto si impongono decisioni immediate che non possono essere procrastinate:
1) lo FBI deve identificare attraverso le tante immagini archiviate la maggioranza degli attivisti-terroristi applicando nei loro confronti pesanti provvedimenti.
2) da parte della nuova amministrazione, indipendentemente dal traguardo del 20 gennaio giornata della inaugurazione della presidenza Joe Biden, devono essere sollevati tutti i responsabili della catena di comando che avrebbero dovuto in varia misura tutelare il Campidoglio, deputati e senatori, personale che a vario titolo è presente in quella grande struttura.
3) quanto all'inquilino della Casa Bianca, intanato nel bunker sotterraneo, nonostante le tante sollecitazioni che stanno arrivando proprio all'interno del partito repubblicano perché sia dato corso alla applicazione del 25º Emendamento della Costituzione che prevede la messa in mora da parte del vicepresidente del capo dello Stato nel caso della sua impossibilità psico-fisica di esercitare le sue responsabilità, si devono dare corso alle ipotesi di incriminazione diretta per apologia di reato.
4) il presidente, i senatori e i deputati che lo hanno affiancato nell'operazione Campidoglio, hanno giurato al momento del loro ingresso nella vita presidenziale e parlamentare sulla Costituzione americana. I loro comportamenti reiterati e ufficializzati sono un esempio di patente spergiuro e pertanto compatibili con l'intervento della giustizia americana.
5) ma c'è un aspetto che al di là degli episodi di questa terribile Befana non viene sufficientemente sottolineato: l'attacco al Campidoglio fatto da migliaia di terroristi (applauditi e sollecitati dal presidente degli Stati Uniti) non è responsabilità solitaria diretta di questo atroce individuo che ha ridotto a strame le storiche istituzioni americane.
Donald Trump (tanto per citarci lo abbiamo scritto su Espansione alla vigilia delle primarie repubblicane del 2016) al di là della sua permanente follia e mitomania è un abile manipolatore che si avvale dei big data per valutare la sensibilità della pancia degli strati di popolazione che gli interessa strumentalizzare.
L'adesione corale a questo personaggio che si propone di instaurare una autocrazia in luogo della democrazia esistente (anche se notevolmente appesantita da contraddizioni e anzianità di servizio) sta a dimostrare che il popolo americano è ancora e sostanzialmente divaricato in due profonde e incomunicabili tra loro entità.
Lo sosteniamo da tempo e lo ripetiamo: la Guerra Civile non si è conclusa nel 1865 e tantomeno con l'assassinio del presidente Lincoln.
Le cosiddette milizie armate di patrioti erano pronte a scendere in piazza e lo hanno dimostrato con una organizzazione capillare che dovrebbe far tremare le vene e i polsi a chi ha la responsabilità di tutelare la sicurezza e la vita della stragrande maggioranza dei 330 milioni di abitanti di questa meravigliosa nazione.
Dalla Casa Bianca sono sempre più frequenti le soffiate che danno Donald Trump infuriato è fuori di testa e incapace di tenere comportamenti responsabili.
L'uso della camicia di forza può essere talvolta utile e sintomatico.
Oscar
PS:
Senate Democratic Leader Chuck Schumer calls for Trump’s immediate removal from office
Trump aides reportedly conclude he is 'mentally unreachable'
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Caro Oscar,
la giornata di ieri 6 gennaio, sento il bisogno di riconoscere che, purtroppo, avevi ragione ad essere preoccupato per la ordinata transizione presidenziale.
Ritengo che Trump stia perseguendo cinicamente (soprattutto per una propria autoreferenziale personale) un disegno che implica danni assai gravi al sistema politico USA anche se sono convinto ancora (potrei continuare a sottovalutare il fenomeno) che vi sono anticorpi sufficienti per confinare e riassorbire il “trumpismo”.
In rapporto all’episodio specifico dell’irruzione nel Congresso, la visione dei fatti attraverso i tg mi fa ritenere che vi sia stata una grave insufficienza (o peggio un favoreggiamento) nella gestione dell’apparato di sicurezza; non sono mai un simpatizzante di ipotesi complottiste ma non era troppo difficile prevedere disordini (più o meno gravi) in coincidenza e conseguenza del comizio di Trump che certo non avrebbe colto l’occasione per riconoscere il risultato elettorale ma sicuramente per esercitare pressione sia sul Congresso che sui suoi compagni di partito (molti reticenti o apertamente contrari rispetto alle sue posizioni di contestazione del voto).
In ogni caso ti esprimo la più partecipata adesione alla conservazione ed al rafforzamento della democrazia liberale (anche se imperfetta) in USA.
Spero che a breve il tuo (fondato) pessimismo e il mio ottimismo (tendenziale e, auspico, sostenuto dai fatti) si possano presto incontrare nella realtà.
Un abbraccio
Mauro
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Caro Oscar,
stiamo vedendo tutto quello che sta succedendo nella tua città. È un tragica vergogna.
Una democrazia di oltre 200 anni - che da sempre rappresenta la "
nostra" democrazia - oltraggiata e vilipesa da una turba scatenata
all'assalto del Campidoglio.
È chiaro che sono stata spinti da una serie di dichiarazioni e twitter
dello sconfitto che ha continuato dal 3 novembre scorso a insistere
sulla " sua" presidenza rubata.
Anche stasera il suo invito a tornare a casa è stato preceduto ancora
una volta dall'affermazione dell'elezione rubata. Ancora una
dichiarazione ambigua.
Inoltre le minacce e la distruzione delle attrezzature delle Tv ai rappresentanti della Stampa sono di una gravità asdoluta.
Non so come finirà questa terribile serata e quando la vittoria verrà
ratificata, ma sono convinto che resterà nella storia usa come un vulnus
assoluto come le Torri Gemelle e l'assassinio di JFK. E ne vedremo
ancora delle belle......... Stai a casa.
Un abbraccio,
Vincenzo
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Caro Oscar,
non mi sono mai perso una sola riga di quello che da mesi scrivi, “da dentro” gli States, su quanto di pericoloso sarebbe successo in caso di vittoria di Biden su Trump. Ed è successo.
Quello che mi fa più rabbia sono ‘i sorrisi’ che avranno fatto i vari leader e dittatori illiberali in giro per il mondo, Putin, Lukascenko, Menghistu, Orbàn e altre scorie nemiche dello Stato di Diritto.
Almeno una cosa mi sembra, però, certa in questo dramma: tra quattro anni questo pericoloso paranoico psicopatico narcisista non potrà mai essere presentato come candidato dal Partito Repubblicano.
E semmai, o quando, ne formerà uno suo di partito, sarà un partito così estremista che mi rifiuto di credere che possa essere votato da tanti elettori quanti potrebbero competere con il Partito Democratico e, soprattutto, con la rimanente maggioranza democraticamente “conservative” del Partito Repubblicano.
Trump è quindi morto politicamente. I suoi “patriots” purtroppo no. Ma a questo, ti chiedo, potranno provvedere, sotto la nuova democratica guida che è ora a capo degli States, le istituzioni preposte? Le stesse istituzioni preposte che, come tu chiaramente sottolinei, non sono intervenute prima e durante un assalto al Cuore stesso della democrazia americana, mostrandocelo, ahimè, come un paese del terzo e quarto mondo…?
Un abbraccio e grazie per le tue illuminanti cronache
Sandro, Roma
Oscar risponde:
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