News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".
Translate
Cosenza - Rende - Corigliano
Se una figlia ti chiede di morire
Ciao Oscar,
ancora una volta la domanda si impone a tutte le coscienze. Per quanto tempo possiamo concederci il lusso o/e la vigliaccheria di essere indifferenti? Cosa si dice ad una figlia quando ti chiede di morire? Non lo so. Una figlia… Colei che ha sostituito con la sua presenza cio’ che per noi e’ valsa come identita’ per tutti questi anni. Il nostro futuro ed il futuro del mondo intero. La speranza e la certezza. La nostra unica possibilita’ di restare immortali e continuare ad essere. Il senso stesso della vita. … vuole morire. Vuole annientare cio’ che siamo stati, siamo e saremo. E non c’e’ possibilita’ di ritorno, di rimediare. E sai che questa volta non puoi fare niente, non puoi darle la tua vita ne’ cio’ che rimane di un corpo che era vivo poco fa.
La cancellazione a priori di cio’ che potra’ essere il mondo con la sua esistenza. Non lo so. Credo che pero’ la prima cosa che si fa e’ di guardarla negli occhi per capire se lei stessa ha capito bene cosa stia chedendo. Ma forse ancora piu’ importante e’ capire perche’ un essere umano stia chiedendo che qualcuno debba spegnere la sua vita. Non una figlia quindi ma riconosecere in essa un essere umano. E come si identifica un essere umano? Non lo so, ci penso…Sono tanti I punti di riferimento che portano al riconoscimento di un essere vivo. Respira, si nutre, prolifica, interagisce con l’ambiente e lo cambia, si difende dalla sua distruzione e combatte le malattie e chissa’ quanto altro ancora. Ma un essere umano…? L’umano nell’essere come si identifica? Non lo so, ci penso…Insomma tutto cio’ che puo’ essere utile per identificare un polpo vale anche per un uomo ed una donna e pure evolutivamente, sono distanti milioni di anni e di entrambi possiamo dire che sono vivi. Cosa fa di un essere umano un essere umano? Non lo so, ci penso…Poi pero’ mi capita di andare a lavorare e vedo pazienti che soffrono nei letti di ospedali. I parenti intorno che soffrono con loro ed un enorme macchina organizzativa, costosissima, che cerca di tenere su un apparato che agisce fondamentalmente per alleviare il dolore di tutte queste persone. Allora forse capisco qualcosa di piu’ dell’essere umano. E’ essere umano chi e’ capace di gestire il dolore. E si, perche’ un polpo forse patira’ dolore, un cane, una pecora, un coccodrillo anche. Certo bisognerebbe chiederlo a loro ma credo che possiamo dire con una certo grado di certezza confortevole che questi esseri viventi non gestiscono il dolore e forse ne sono solo vittime, forse…E’ essere umano quindi chi almeno tenta di gestire il dolore. Ma non deve essere gia’ e solo il proprio dolore bensi’ il dolore come fatto, un fatto della vita stessa, una certezza, un principio al quale non ci si puo’ sottrarre, che sempre e’ stato e sempre sara’. Quindi non si puo’ fare altro che tentare di gestirlo. Magari neppure eliminarlo ma semplicemente gestirlo. Ed allora se questo e’ vero e tornando alla domanda iniziale: Cosa si dice ad una figlia che ti chiede di morire? Ancora non lo so. Ma forse bisognerebbe chiederci se dietro questa domanda cosi’ arrogante, irriverente e competamente mancante di rispetto per cio’ che fa del mondo il mondo cioe’ la vita, ci sia un dolore. Un dolore talmente grande che diventa insopportabile, ingestibile. Ma come misuriamo noi la grendezza del dolore? E di quello degli altri? Non lo so. Poi stamattina leggo sul giornale La Repubblica (http://www.repubblica.it/esteri/2010/01/26/news/sentenza_londra-2084803/) che un giudice ha assolto con formula piena una signora accusata di aver aiutato la propri a figlia a morire. Non importa di dove sia la signora e quanti anni aveva la figlia. Il dolore e’ universale ed indifferente all’eta’, al sesso ed all’origine geografica di chi lo patisce. Ed e’ proprio per questo che tutti dobbiamo interrogarci. Porci una delle domande piu’ ovvie ma non banali che siano mai state formulate da essere umano: cosa avremmo fatto noi? La ragazza che e’ stata aiutata a morire soffriva di Encefalomielite mialgica cronica anche nota come sindrome da fatica cronica. Soffriva al punto tale da preferire la morte. Cosi’ un bel giorno, dopo aver tentato diversi suicidi, ha chiesto alla madre di aiutarla a porre fine a quel dolore, un dolore che non poteva piu’ essere gestito e che aveva col tempo, annientato ogni significato di vita. La madre lo ha fatto nel modo forse piu' opportuno, usando la morfina che temporaneamente inibisce i circuiti neuronali che codificano per il dolore ma questa volta e' per sempre. Era un essere in vita si, ma che essere? Sempre piu’ spesso ci ritroviamo di fronte alla nostra limitata capacita’ di poter gestire il dolore quale esso sia il nostro o quello degli altri ma soprattutto non possiamo piu’ far finta che questo problema non esiste. I criteri per diagnosticare l’Encefalomielite mialgica cronica comprendono: la presenza di una stanchezza debilitante che riduca le attività quotidiane e lavorative di almeno il 50% nonché l'esclusione di qualsiasi altra causa (oncologica, infettiva, endocrina, reumatologica, psichiatrica etc.) di stanchezza. I criteri includono disturbi neurologici (quali deficit della memoria, difficoltà alla concentrazione, cefalee), linfadenopatia latero-cervicale, bruciore in gola, febbricola o febbre, e dolori muscolari e/o articolari in assenza di esami di laboratorio alterati. In Italia non e’ riconosciuta come “malattia” dai medici di medicina generale bensi’ e’ definita come una sorta di depressione. Il problema c’e’, esiste e non si chiama solo l’Encefalomielite mialgica cronica ma ha anche altri nomi di altre malattie ma tutte arrogantemente si nascondono dietro un commune alias: indifferenza. Ma al dolore non si puo’ essere indifferenti, prima o poi capita pure a te. Spero che non sia mia figlia a chiedremi di morire ma se dovesse succedere voglio essere preparato, e’ tempo di cominciare…
Dr. Saverio Gentile, Ph.D Asst. Professor
Laboratory of Ion Channel Phosphorylopathy Department of Pharmacology Loyola University Medical Center 2160 First Avenue Maywood, IL 60153 Bldg. 102; R3641
Tel: 708-216-3263
Fax: 708-216-6596
Manager of Neuroscience-group on WWW.Prometeonetwork.com
Bravo Ambasciatore!! Finalmente uno con gli attributi in un mondo di rammolliti.
Dagospia, il sito di pettegolezzi (oggi in Italia si definisce 'gossiparo' da 'gossip') e' caduto malamente nel bugliolo delle sue cosiddette notizie che si basano su soffiate di amici e conoscenti.
Gentilissimo Direttore,
Le scrivo con riferimento alle notizie apparse a decorrere dal 22 gennaio 2010 sul Suo Portale giornalistico, per significarLe che l'Ambasciatore Giuliomaria Terzi di Sant'Agata intende, per il mio tramite, formulare le seguenti precisazioni riguardo ai contenuti ivi riportati, ponendoLe gentile richiesta di una pubblicazione in merito:
TERZI DI SANTAGATA"La lettera richiamata e pubblicato all'interno della notizia apparsa sui Portale Dagospia.com a far data dallo scorso 22 gennaio 2010 contiene fatti distorti ed infondati nonché falsità e menzogne nei confronti del sottoscritto ed è pertanto stata oggetto di una denuncia-querela per diffamazione, ingiuria e calunnia, da me presentata il 16 novembre 2009 - non appena sono venuto a conoscenza della suddetta missiva - nei confronti della Signora Gianna Gori (indicata nell'articolo come Marchesa Terzi di Sant 'Agata) e dell'avvocato della medesima.
Nella querela ho ampiamente documentato che:
- sin dal 2004 sono separato di fatto dalla suddetta Gianna Gori;
- ho intrapreso da ben quattro anni una procedura di separazione giudiziale, sulla quale il Tribunale di Roma si è espresso sin dal luglio 2006, mentre è in corso di emissione il provvedimento finale, a definizione della causa;
- risiedo a Washington - e già prima a New York e a Roma - per svolgere le mie funzioni istituzionali, con i miei figli nati il 21 aprile 2008 e la loro mamma,
- infine, tale situazione è stata da me sempre rappresentata, in piena trasparenza, in tutti gli atti pubblici e privati.
Aggiungo che il procedimento penale avviato a mezzo della surriferita denuncia-querela è già al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
Sentitamente.
Giulio Terzi di Sant'Agata"
Certa che vorrà tener conto di quanto sopra precisato dal mio assistito, La saluto cordialmente,
Avv. Nuccia Colosimo
RISPOSTA
Prendiamo atto delle suddette considerazioni e precisazioni e provvediano a eliminare dall'archivio del sito l'articolo in oggetto riguardante.
Shut up, please, Mr. Bertolaso.
Giro turistico dei quartieri malfamati di Los Angeles
A Los Angeles ci sono 20mila giovani che sono membri di associazioni criminali. Alfred Lomas, 45 anni ex gangster, ha deciso di mettere su un tour turistico dei quartieri più pericolosi della metropoli californiana. Al prezzo di 65 dollari a persona, pranzo incluso, i turisti sono condotti in bus a visitare le strade malfamate di South Central, quelle nelle quali nemmeno la polizia entra tranquillamente. L’iniziativa non e’ originale: a Chicago da anni viene offerto il tour delle zone di Al Capone, mentre a Las Vegas ti portano a vedere i quartieri dove prospera la mafia del gioco, della prostituzione e della droga. L’iniziativa di Alfred Thomas è stata criticata anche nel consiglio comunale di Los Angeles dove viene definita coma il solito tentativo americano di ‘romanticizzare’ il crimine. Ma ad esempio il reverendo Gregory Boyle, che ha speso decenni per cercare di tirare fuori i giovani dalle gang, dice che può contribuire a rendere evidenti i gravi problemi della città. A chi paga il biglietto per il giro della Los Angeles criminale viene data in omaggio una maglietta con la scritta: “Sono stato colpito in South Central”, tanto per completare il brivido.
Il senatore bugiardo come Pinocchio
Un anno fa due giornalisti del tabloid National Enquirer, appostati in un albergo a Santa Monica, California, scoprono il senatore John Edwards che esce furtivamente da una camera. Visti i due reporter il senatore (famoso per il suo ciuffo, il sorriso accattivante e per essere stato candidato alla vicepresidenza con John Kerry), nega di avere una relazione adulterina. Nega di essere il padre di una piccola di due anni. Anzi si dà da fare per attribuire la paternità ad un suo collaboratore che accetta in cambio di denaro. La moglie di Edwards, malata terminale di cancro, lo ha sempre sostenuto nelle sue campagne. Giorni fa John Edwards ammette di essere il padre della bambina e finalmente il circuito gossiparo si chiude con la netta vittoria del giornale tabloid che aspira, giustamente, ad avere il premio Pulitzer. Sono molti in America a chiedersi perché il meccanismo di selezione del personale politico si sia inceppato. Ma si tratta di interrogativi ipocriti. Quando un politico, a qualsiasi livello, viene eletto con le stesse procedure di marketing con le quali si vende un detersivo non ci si può meravigliare troppo se i risultati non corrispondono poi alle attese.
Gli Italiani e le Istituzioni. Rapporto Eurispes
La politica del conflitto
Il dibattito politico nel nostro Paese ormai da diversi anni è caratterizzato da una forte contrapposizione tra i due schieramenti principali. Questo scontro continuo e l’incapacità di trovare punti di intesa, quando necessario per il bene della collettività, contribuiscono ad affermare l’immagine di una politica inadeguata e distante dagli interessi veri dei cittadini.
Quanto detto appare confermato in pieno dalle risposte fornite alla domanda relativa al giudizio sul confronto tra le forze politiche: il 45,5% dei cittadini, quindi quasi la metà, ritiene che all’origine di questo scontro infinito vi siano l’inadeguatezza e l’impreparazione degli esponenti politici, il 24,8% la ritiene una vera e propria patologia in grado di provocare gravi danni alla democrazia stessa. Solo il 9,5% ritiene che questo scontro debba considerarsi il normale risultato del confronto politico ed il 6,7% lo giudica il prodotto naturale della democrazia. Mentre per l’8,5% alla base vi sarebbe un conflitto sociale sottovalutato.
Complessivamente l’85,3% dei cittadini condivide molto (56,1%) e abbastanza (29,2%) l’idea secondo cui i partiti dovrebbero cercare di raggiungere il massimo di concordia possibile per il bene del Paese.
L’opinione secondo cui la diversità di opinioni debba manifestarsi in ogni forma possibile divide a metà il campione: il 49,6% manifesta un chiaro dissenso (per niente 29,3%, poco 20,3%) mentre complessivamente il 43,6% si dichiara favorevole (abbastanza 28,2%, molto 15,4%).
Tuttavia, la larga maggioranza dei cittadini, l’88,8%, si dice abbastanza (23,1%) e molto (65,7%) convinto del fatto che occorra un rispetto comune per le regole della politica.
Un altro tema che ha caratterizzato la recente vicenda politica è quello della riforma della legge elettorale che ha abolito il sistema delle preferenze. L’accusa che viene rivolta al nuovo sistema elettorale è da una parte di aver privato i cittadini della possibilità di scegliere direttamente il candidato per il quale votare e dall’altra di aver dato vita ad un sistema nel quale il Parlamento è di fatto nominato dai leader dei partiti.
Anche su questo fronte la risposta degli italiani è corale: l’83,1% è favorevole alle reintroduzione delle preferenze, solo un modesto 9,6% è contrario, mentre il 7,3% non si sente in grado di prendere posizioni.
I favorevoli sono in maggioranza ed equamente distribuiti in tutte le aree politiche di appartenenza: l’85,8% dei cittadini di centro, l’85% di quelli di centro-sinistra e l’84,6% della sinistra. A destra vorrebbero ritornare al sistema delle preferenze l’84,1% degli elettori, della stessa opinione l’80% circa di quelli di centro-destra. La pensa allo stesso modo l’82% di quanti non si riconoscono in nessuna area politica.
Fatwa di importanza storica.
La sentenza della Corte Suprema
Il Presidente ha aggiunto: "Questa sentenza da' un interesse speciale ai lobbisti che possono spendere milioni di dollari per persuadere gli eletti a votare come vogliono loro o a punire coloro che non lo fanno."
Obama ha detto che i pubblici ufficiali che si sono schierati contro Wall Street, le aziende petrolifere, le compagnie di assicurazione sanitaria ed altri forti poteri si troveranno sotto attacco quando ci si avvicinera' alla data delle prossime elezioni.
"Penso - ha detto Obama - che non ci possa essere stata una cosa piu' devastante per l'interesse della popolazone."
Tempi duri e previsioni fosche per i democratici
Mossadeq, un libro per capire la Persia-Iran
Eppure l'Iran che vediamo sui nostri teleschermi e' angosciante. Le espressioni di Ahmadinejad, dei Guardiani del popolo, degli ayatollah e padri della Rivoluzione sono differenti. E la politica condotta dalla gerarchia del clero islamico rappresenta un pericolo costante a livello internazionale. Gli scontri nelle piazze, i giovani uccisi perche' reclamano diritti e liberta', una nazione di 70 milioni di persone soffocata dalla violenza di una dittatura religiosa, sono l'immagine costante di una grande nazione alla ricerca di una sua identita' che ha smarrito da quando nel 652 DC gli arabi hanno conquistato questa terra, hanno imposto l'Islam, cercando di cancellare una cultura raffinata.
Ma e' stata soprattutto la rivoluzione del 1979 che ha creato un fossato intorno a questa nazione isolandola dal contesto internazionale, imbarbarendola, gettando nello sconforto una popolazione che solo nelle nuove generazioni puo' sperare di recuperare l'energia suicida per ritrovare una propria strada e dimensione.
Questi sentimenti ci venivano alla mente leggendo il libro di Stefano Beltrame dal titolo: "Mossadeq" (Editore Rubbettino).
Si tratta di un'opera che consigliamo a chi voglia rendersi conto del travaglio attraverso il quale l'Iran-Persia `e' passato e continua a vivere in questi tempi agitati. Dice Beltrame: " Con la contestazione dei risultati elettorali del 2009 (quelli che hanno dato un nuovo mandato a Ahmadinejad, ndr)la vicenda storica di Mossadeq torna ad assumere un carattere di straordinaria attualita'. Capire Mossadeq costituisce una premessa essenziale per comprendere le dinamiche interne alla Rivoluzione Islamica del 1979 ma nel ripercorrere i controversi passaggi elettorali di quegli anni, in particolare il blocco dello scrutinio del 1952, il pensiero corre subito al presente."
Come il Lettore ricordera', Mossadeq e' stato il primo ministro in Iran dal 1951 al 1953 quando venne rimosso da una congiura sostenuta dalla CIA (quanti errori ha compiuto la miopia diplomatica americana motivata dal business!) per conto degli inglesi che ce l'avevano a morte con l'aristocratico esponente politico persiano autore della nazionalizzazione delle imprese petrolifere. Tanto per cambiare anche quella volta c'era di mezzo il petrolio e gli interessi di chi vuole avere la mano sul rubinetto.
Nel libro di Stefano Beltrame trovate tutto questo, descritto con grande dignita' professionale e senza indulgere al sensazionalismo.
Stefano Beltrame e' il responsabile dell'Ufficio Economico e Scientifico dell'Ambasciata italiana a Washington. Dopo esperienze in grandi corporations private e' entrato in diplomazia ed ha ricoperto incarichi importanti in Kuwait, Germania, Iran. Ha scritto nel 1999 "Gli Arabi,il Petrolio, l'Occidente" (CEDAM) e nel 2003 una ricostruzione diplomatico-militare della guerra di liberazione del Kuwait del 1990-91 dal titolo: "La prima guerra del Golfo- Perche' non fu presa Baghdad".
E' giovane, preparato e concreto con i piedi per terra. A differenza di tanti suoi colleghi che non sono uomini di questo mondo, ma levitano in una atmosfera costantemente rarefatta.
Mentre...
Lo sapevate che?
Esiste lo “Stradario massonico di Siena”.
Lo ha scritto Stefano Bisi, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Toscana e giornalista professionista.
È la descrizione di strade e piazze senesi che sono state dedicate a massoni più o meno noti. Da Garibaldi, al pittore Cesare Maccari, da Antonio Meucci, inventore del telefono ad Artemio Franchi, presidente della Federcalcio e vicepresidente della FIFA, da Nazario Sauro, eroe della Prima Guerra Mondiale a Silvio Gigli, regista e autore radiofonico.
Sfotto' e ingiurie a Sergio Marchionne a Detroit
E' diventata una abitudine quella di "protestare" all' estero.
Perche' i cassintegrati non chiedono ai loro colleghi USA con quali modalita' vengono mandati a casa dalle varie Chrysler, Ford and General Motors?
Fsarno@worldbank.org
______________________________________________________________
Salvati e creati due milioni di posti di lavoro in pochi mesi
Durante una visita al centro di addestramento del sindacato elettricisti a Lanham in Maryland, il presidente Barack Obama ha annunciato che lo 'stimulus' , il programma di incentivi fiscali varato dalla sua amministrazione lo scorso anno, e' riuscito a creare o a salvare piu' di 2 milioni di posti di lavoro.
Questi dati fanno parte del rapporto trimestrale emesso dalla Casa Bianca. Come si ricordera' Obama, a breve distanza dal suo insediamento, firmo' il pacchetto di 787 miliardi di dollari caratterizzato da aiuti in denaro e tagli alle tasse.
I repubblicani hanno impostato per mesi la loro campagna denigratoria nei confronti del presidente Obama asserendo che lo 'Stimulus' era un flop, una spesa eccessiva, puntando sul fatto che la percentuale di disoccupazione negli Stati Uniti e' lievemente diminuita rispetto a novembre ma ancora attestata su un pericoloso 10 %. Nel mese di dicembre sono stati 85mila i posti perduti, un dato questo che ha sorpreso il presidente Obama che sperava in una ripresa dell'occupazione proprio allo scadere del 2009. Ma anche se i sintomi di ripresa ci sono, le aziende stanno nicchiando per quanto riguarda le assunzioni. A Detroit i capi delle principali industrie dell'automobile hanno annunciato che nel 2010 ricominceranno le assunzioni di personale.
Miracolo all'italiana
Un Lettore ci ha scritto dall'Italia inviandoci queste foto che stanno facendo il giro dei vari blog:
Caro Oscar,
un mio amico mi ha spedito questo file.
E' tutta una montatura?
Tu da oltre oceano puoi dire la tua più facilmente, credo.
Come hanno fatto a fare certe foto?
Cari saluti
Alessandro D'Angelo
___________________________________________________________________________
Questa e' la nostra risposta:
Caro D'Angelo,
Io da oltre oceano non sono in grado di dire se si tratta di foto vere o taroccate.
Posso parlare sulla base della mia esperienza. Anni fa, mentre ero con la mia famiglia in camper a Barcellona, sono stato assalito nel pieno della notte da un gruppo di criminali che volevano derubarci. Mi sono difeso con un coltello da cucina prima di essere messo a terra dalle randellate che mi hanno inferto. Come sai, le ferite alla testa sanguinano molto. Ed e' per questo che i malintenzionati se ne sono andati dopo avermi visto stramazzare privo di sensi sotto il camper con la faccia coperta di sangue, credendo di avermi ammazzato. I medici del pronto soccorso che mi hanno dato 40 punti in testa, mentre mi ricucivano hanno detto: "Ci dispiace, ma ora abbiamo la democrazia". Evidentemente si trattava di fans del defunto dittatore Franco. A molti anni di stanza dall'accaduto ho ancora le cicatrici ben visibili sulla mia fronte. Veda Lei di trarne le conclusioni.
Attente donne: e' arrivata Roxxxy, sexy robot
Douglas Hines e' un ingegnere che ha lavorato nei laboratori scientifici di intelligenza artificiale della AT&T Bell. Il 9 gennaio ha presentato a Las Vegas l'ultima creazione della sua societa', True Companion: un sexy robot chiamato Roxxxxy. Una evoluzione della bambola gonfiabile venduta in svariate versioni in milioni di esemplari in tutto il mondo.
Dalla rubrica "Lettere al Direttore de La Stampa Italiani in Usa: dal disprezzo degli inizi ai vertici di oggi | |
C aro Direttore, ho appena terminato di leggere il seguente breve testo che vorrei condividere con i lettori del suo giornale. «Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. «Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali?». Sembra scritto in questi giorni da qualche leader della destra italiana. E invece no. È un passo tratto dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano relativa agli immigrati italiani negli Usa. È del 1912. Meritevole di meditazione, o no? DEO FOGLIAZZA La cosa più interessante che si può fare se si va in vacanza a New York è scendere sulla punta Sud di Manhattan e da lì prendere il traghetto per Ellis Island. La visita a questo piccolo isolotto - per più di mezzo secolo fu la porta d’ingresso in America da cui passarono 12 milioni di immigrati - è un’esperienza che lascia il segno. Riconosciamo i volti sporchi e i cognomi dei nostri antenati piemontesi, veneti, abruzzesi, siciliani. Li vediamo trascinare i loro averi in immensi fagotti, leggiamo la paura, la fame e la disperazione nei loro occhi. I documenti ci raccontano che spesso erano considerati come bestie, pidocchiose e d’intelligenza inferiore. Nel 2003 Gian Antonio Stella raccontò questa nostra emigrazione in un libro magistrale, «L’orda, quando gli albanesi eravamo noi». Ma gli Stati Uniti, non senza durezze, ci integrarono: aprirono le porte del Sogno Americano e oggi a comandare le frontiere e la sicurezza a stelle e strisce c’è una signora che si chiama Napolitano. La Procura che guarda la Baia è guidata da un signore che si chiama Cuomo e l’ordine in città lo ha riportato Mr. Giuliani. | |
The Not-So-Secrets of the Temple
Pittsburgh
IN the final days of a year dominated by repeated — and mostly unheeded — calls for full disclosure on the part of Wall Street banks, pharmaceutical companies, the N.F.L. and any number of other organizations, transparency arrived out of the blue from an unlikely quarter if ever there was one: the Freemasons.
Thanks go not to Dan Brown, whose latest novel, “The Lost Symbol,” focuses on the notoriously mysterious fraternal order, but to Tom Sturgeon, a career law-enforcement officer, who was installed as Right Worshipful Grand Master for Pennsylvania on Dec. 28. His ceremony, in a break with centuries-old Masonic tradition, was held at a convention center here and open to the public. “We need to make Freemasonry more contemporary,” Mr. Sturgeon told me, “to make it reflect 2010, not 1910 — or 1810.”
Nonetheless, the audience of about 1,200 people seemed to consist primarily of members and their families with a sizeable contingent of Masonic dignitaries from 13 other states and Canada. Many had come in full regalia, sporting tailcoats, purple moire or black velvet “collars,” satin aprons embroidered with esoteric symbols, white gloves, swords — all telegraphing distinctions of rank legible only to insiders.
Freemasonry in America is organized by state — there is no higher governing body — and Pennsylvania is the largest Masonic jurisdiction in the world, with a spectacular temple in Philadelphia, completed in 1873, as its headquarters. Mr. Sturgeon was sworn in reciting the same oath, or “obligation,” Benjamin Franklin recited 275 years ago when he took the same office.
If the ceremony at the convention center was any indication, it appears that not much has changed in the interim, although the torches around the altar are now electric and the musical repertoire has been updated to include “Beer Barrel Polka” and “No Man Is an Island.” Membership has been declining (currently 120,000 in Pennsylvania, down from 260,000 when Mr. Sturgeon joined in 1965) and the median age has been steadily climbing (now 68).
“Brethren, ladies and friends,” Mr. Sturgeon greeted the audience for his installation. “The 21st-century Masonic Renaissance starts today!”
The “renaissance” is Mr. Sturgeon’s agenda for reform, jump-starting a membership drive with a new strategy that permits “selective invitation,” replacing the old “To be one, ask one” policy that forbade Masons to proselytize. He also decreed a lifetime dues exemption for any Mason over 60 who brings in two new members under 30. Like other Pennsylvania grand masters before him, Mr. Sturgeon designed a necktie, to be distributed as a token of appreciation. Typically, the ties are a vehicle for the Masonic insignia; his is more in the style of Jerry Garcia, something he thinks younger guys might be more inclined to wear.
In his most radical move, Mr. Sturgeon has mandated that the ritual be published in book form. In Pennsylvania, since the order’s beginnings, each Mason has learned his obligation from another Mason, one on one. The ritual had never been written down. For the two lowest ranks of Freemasonry it lasts 30 minutes or so; for the third and highest degree it takes roughly an hour and runs to some 8,000 words. “It might take a man away from home maybe 50 nights to sit and learn it,” he said.
Though candidates will still be required to perform the ritual from memory, the printed text allows them to learn it on their own. Mr. Sturgeon assured his fellow masons that photocopying will be prohibited, that all copies will be signed out and strictly audited. Even so, this announcement met with silence, a response he had foreseen. “Many Masons will tell you that one of the great bonds of this fraternity happens when I meet with you 40 times to go over this work, and I become your mentor,” he said. “Now, that’s true. But for the greater good, we have to make a decision.”
Not a secret society but “a society with secrets” is how the protagonist of “The Lost Symbol” describes the Masons. Has that secrecy served a purpose? Is the famous Masonic bond based, at least to some extent, on shared information that nobody else knows? If that was once the case, it seems safe to say that it isn’t any longer, now that detailed accounts of the Masons’ procedures have been posted online, including YouTube videos of the secret handshake.
The drama seems to be in short supply. Any Dan Brown fans who came to the convention center in Pittsburgh expecting daggers pressed to bare chests or red wine drunk out of a skull surely left disappointed. Mr. Sturgeon says that he thought Mr. Brown made that stuff up until a friend reminded him that in one ceremony they attended for a branch of Masonry called the Scottish Rite there had indeed been a skull; he is, however, quite certain that he didn’t drink wine out of it. And if there is a pyramid with Freemasonry’s highest secrets inscribed on it, as “The Lost Symbol” purports, he has yet to hear about it.
Some Masons may regret losing the mystique — though surely not as much as the conspiracy theorists, who now have less room for speculation about the order. While it’s hard to put much store in allegations that Freemasonry is Satan worship or a plot to dominate the world when its membership has included such disparate characters as Count Basie, Daniel Boone, Winston Churchill, Paul Revere, Clark Gable, J. Edgar Hoover, Mozart, Colonel Sanders, Peter Sellers, Cy Young, Pushkin and Brad Paisley, those suspicions thrived nonetheless. The conspiracy theorists, it seems, needed the Masons’ secrecy even more than the Masons needed it themselves.
Holly Brubach is a frequent contributor to The New York Times.
Un nuovo culto: il multiculturalismo
Da Claudio Antonelli (Montreal) riceviamo e volentieri pubblichiamo
______________________________________________________
Invece di proporre l’identità storica del paese d’insediamento come fattore unitario per tutti, compresi i nuovi arrivati, molti oggi propongono, anche in Italia, il multiculturalismo come formula “nazionale”. Taluni arrivano così ad auspicare una pluralità di identità nazionali in ogni paese europeo su cui si rovesciano ondate di immigrati dal Terzo Mondo.
Ma il Paese, la Nazione non è un supermercato che deve adattarsi ai gusti e ai bisogni dei clienti del giorno. Sono invece i nuovi clienti della Nazione che dovrebbero adattarsi a questa. Ciò che non sempre avviene...
L’adattamento, è vero, non è facile quando si arriva in un nuovo paese. Tra certe abitudini e certe regole di vita esiste poi una vera inconciliabilità. E difatti talune abitudini portate dagli immigrati nei loro bagagli si scontrano subito con le regole del paese d’arrivo. Un esempio: gli italiani non appena si installano in Canada devono imparare a rispettare la maniera canadese di far la fila, che è poi la maniera in vigore nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo eccetto l’Italia. Ma il radicalismo soprattutto religioso di certe culture trapiantate non ammette adattamenti e quindi minaccia l’unità del paese d’accoglimento. Bisogna considerare che il trapianto oltreconfine di una cultura, se da un lato provoca un decadimento e un ibridismo, dall’altro, paradossalmente, crea un indurimento e una sclerosi dell’identità di partenza dell’immigrato esasperandone certi aspetti. Ciò si traduce anche nel rifiuto dei valori della società nella quale l’espatriato ha scelto di andare a vivere. Questa reazione è dovuta in parte ad un sentimento di inadeguatezza. Ma a farla nascere è soprattutto un’inconciliabilità di passati: il passato della nazione da cui l’immigrato proviene diverge dal passato della nazione nella quale egli è andato a vivere. Il fenomeno del rifiuto di adeguarsi alla nuova realtà esiste anche tra i figli d’immigrati, nati nella nuova terra. Ciò è da imputare in gran parte proprio al culto del multiculturalismo vigente in certi paesi d’immigrazione. Per i promotori del multiculturalismo, infatti, l’integrazione-assimilazione è un’idea tabù.
Un indubbio risultato positivo per l’individuo che viva a contatto di gente dalla cultura e dalle abitudine diverse dalla sua è un allargamento della propria coscienza con l’accettazione della diversità. La tolleranza insomma. Ciò non impedisce però, alla maggioranza – tanto per fare quest’esempio – di continuare a nutrire pregiudizi o addirittura avversione nei confronti di certe minoranze: vedi la scarsa considerazione che godono gli autoctoni in Canada, e vedi anche i pregiudizi e i luoghi comuni che persistono nei nostri confronti con l’abuso di “pizza” e “mafia”.
La mescolanza di gruppi disparati non è quindi la nuova formula magica, come invece molti sembrano ritenere, per l’armonia e la felicità degli abitanti di un paese. Io ritengo poi che in un paese d’immigrazione, quando i nuovi arrivati provengono da luoghi lontani, come è il caso per il Canada (ma non per gli Stati Uniti per quanto riguarda i messicani e gli altri gruppi ispanici, di qui la vitalità delle culture ispaniche), il multiculturalismo è una fase, lunga sì, ma da considerare come provvisoria. Non dovrebbe essere considerata un traguardo definitivo. Le politiche multiculturali incoraggiano invece i nuovi arrivati a conservare l’identità originaria e a trasmettere ai figli il passato storico del paese d’origine. Nel paese multiculturale i vari gruppi etnici coltivano con amore il proprio passato, sicché coesistono entro gli stessi confini tanti passati, ossia tante solitudini.