La politica del conflitto
Il dibattito politico nel nostro Paese ormai da diversi anni è caratterizzato da una forte contrapposizione tra i due schieramenti principali. Questo scontro continuo e l’incapacità di trovare punti di intesa, quando necessario per il bene della collettività, contribuiscono ad affermare l’immagine di una politica inadeguata e distante dagli interessi veri dei cittadini.
Quanto detto appare confermato in pieno dalle risposte fornite alla domanda relativa al giudizio sul confronto tra le forze politiche: il 45,5% dei cittadini, quindi quasi la metà, ritiene che all’origine di questo scontro infinito vi siano l’inadeguatezza e l’impreparazione degli esponenti politici, il 24,8% la ritiene una vera e propria patologia in grado di provocare gravi danni alla democrazia stessa. Solo il 9,5% ritiene che questo scontro debba considerarsi il normale risultato del confronto politico ed il 6,7% lo giudica il prodotto naturale della democrazia. Mentre per l’8,5% alla base vi sarebbe un conflitto sociale sottovalutato.
Complessivamente l’85,3% dei cittadini condivide molto (56,1%) e abbastanza (29,2%) l’idea secondo cui i partiti dovrebbero cercare di raggiungere il massimo di concordia possibile per il bene del Paese.
L’opinione secondo cui la diversità di opinioni debba manifestarsi in ogni forma possibile divide a metà il campione: il 49,6% manifesta un chiaro dissenso (per niente 29,3%, poco 20,3%) mentre complessivamente il 43,6% si dichiara favorevole (abbastanza 28,2%, molto 15,4%).
Tuttavia, la larga maggioranza dei cittadini, l’88,8%, si dice abbastanza (23,1%) e molto (65,7%) convinto del fatto che occorra un rispetto comune per le regole della politica.
Un altro tema che ha caratterizzato la recente vicenda politica è quello della riforma della legge elettorale che ha abolito il sistema delle preferenze. L’accusa che viene rivolta al nuovo sistema elettorale è da una parte di aver privato i cittadini della possibilità di scegliere direttamente il candidato per il quale votare e dall’altra di aver dato vita ad un sistema nel quale il Parlamento è di fatto nominato dai leader dei partiti.
Anche su questo fronte la risposta degli italiani è corale: l’83,1% è favorevole alle reintroduzione delle preferenze, solo un modesto 9,6% è contrario, mentre il 7,3% non si sente in grado di prendere posizioni.
I favorevoli sono in maggioranza ed equamente distribuiti in tutte le aree politiche di appartenenza: l’85,8% dei cittadini di centro, l’85% di quelli di centro-sinistra e l’84,6% della sinistra. A destra vorrebbero ritornare al sistema delle preferenze l’84,1% degli elettori, della stessa opinione l’80% circa di quelli di centro-destra. La pensa allo stesso modo l’82% di quanti non si riconoscono in nessuna area politica.
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