Il mio 'grazie' e' per avere permesso che, nonostante i tanti barrages, un pregiudicato uscisse dall'aula del senato italiano, sulla base di una sentenza di terzo grado per frode fiscale.
Saremmo grati all'Altissimo se continuasse in questa opera di repulisti, buttando fuori dal Parlamento italiano le molte decine di pregiudicati che ancora siedono sugli scranni della Camera e del Senato.
Il nostro 'grazie' non e' motivato dalla soddisfazione di vedere uscire di scena (almeno per il momento perche' il Cavaliere e' un misirizzi) uno dei personaggi piu' significativi nel bene e nel male di questi venti anni.
Facile lanciare l'anatema contro il perdente momentaneo (Vae Victis !). Facile scaricare in una sorta di transfer psicologico i problemi che gravano addosso ad una larga componente del popolo italico.
Vogliamo essere sinceri, almeno per un momento? Silvio Berlusconi ci ha rappresentati in maniera perfetta per quello che siamo nel nostro profondo, nel nostro DNA.
Noi siamo il popolo del 'cheating', come dicono gli anglosassoni. 'To cheat' significa, fregare, corrompere, trarre vantaggio a spese degli altri e via citando.
Il nostro livello di moralita' e' sempre stato molto basso, giustificando il sorgere e prosperare della criminalita' organizzata come punta estrema di comportamento sociale.
La soglia tra lecito ed illecito si sposta in continuazione in ogni italiano (compreso chi scrive).
Dice: negli altri paesi, ad esempio nell'America in cui vivi, sono tutti dei santi?
La risposta e' 'no'. Ma da queste parti vi e' una regola imperante alla quale bisogna conformarsi, piaccia o non piaccia.
Si chiama: 'law enforcement'. Che poi significa fare applicare la legge. E' una regola che permea di se' tutta la societa' americana dove i furbi, i disonesti, i malavitosi si sprecano a milioni. Ma nel momento in cui non rispetti la legge e vieni beccato con le dita nella marmellata a quel punto ne paghi le conseguenze.
Berlusconi ha rappresentato in maniera icastica questo popolo dall'etica facile, secondo cui tutto si compra e tutto si vende. Dal'evasione o elusione delle tasse, al mancato pagamento delle multe grazie al vigile compiacente. Dalla vendita del proprio corpo (ambosessi) a cominciare da una ricarica del telefonino, finendo alla prestazione sessuale per centinaia di euro, al mancato rispetto delle regole del traffico. E via di questo passo.
Il modello pacchiano che ci ha regalato il Cavaliere nei suoi venti anni di presenza quotidiana nella vita pubblica italiana non e' nuovo per il nostro Paese. Ci ricorda quella vecchia barzelletta del 'cummenda' milanese la cui moglie inferocita viene a sapere che il marito ha una amante. Una sera guardando la platea della Scala dal palco di famiglia, la signora tradita chiede allo sposo: " Ma chi e' quella accanto al Fumagalli?' Risposta: "La sua nuova amante". Al che la signora esclama: "L'e' meglio la nostra."
Insomma, c'e' poco da rallegrarsi per la decadenza da senatore del Silvio nazionale. Perche' noi siamo quello che siamo, non facciamo alcuno sforzo per migliorarci e il capataz che prendera' le redini del movimento, proposto e imposto dal nuovo allenatore forzosamente in panchina, non sara' dissimile dal suo illustre predecessore. E agira' dicendo che lui e' un vero liberale. Questo e' proprio quello che ci aspettiamo e vogliamo.
Noi siamo Berlusconi e Berlusconi e' noi.
Grazie, Altissimo, per averci dato un Paese stupendo come l'Italia.
Oscar
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Caro Oscar, temo essere d'accordo con te sul chi siamo.
Un
saluto,
Massimo_______________________________________________________
Come
non essere d’accordo con te…..anche se sono (ormai ero) un Berlusconiano, sono
parole “sagge” e corrispondono al gran senso di giusto ed equilibrato che ti
contraddistingue e che fa di te non solo un grande professionista attento alle
cose del mondo ma soprattutto una persona di immenso spessore.
Speriamo
che l'Altissimo vegli su di noi Italiani perché ne abbiamo veramente necessità
in questo momento.
Un cordiale saluto
Sergio S.
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Caro Oscar,
mi dicono che il primo giorno del Ringraziamento viene comunemente fatto risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i Padri Pellegrini si riunirono per ringraziare il Signore del buon raccolto, e che, nel 1863, nel bel mezzo della guerra di secessione, Abramo Lincoln proclamò la celebrazione del giorno del Ringraziamento, che da quel momento diventò una festa annuale nazionale e perse gradualmente il suo contenuto cristiano.
Oggi rappresenta una delle feste più importanti per i Nordamericani, e anche in Italia, escludendo i "berluscones" si è celebrato il giorno del Ringraziamento, consci che non cambierà quasi nulla nel Bel Paese (il Principe di Lampedusa ha sempre ragione !).
Allora c'è poco da celebrare, con la crisi che morde e con la politica ingessata in pantomime sempre più stucchevoli; ieri su Sky hanno fatto un confronto tv "all'americana" i tre candidati che cercano di diventare Segretari del Partito Democratico l'8 Dicembre prossimo, giorno di Immacolata Concez... (scusate il refuso) ... Elezione. Un algido professore prussiano, un bottegaio del Ponte Vecchio, un simpatico goliardo.
E gli Italiani ? Tu dici: "... Vogliamo essere sinceri, almeno per un momento? Silvio Berlusconi ci ha rappresentati in maniera perfetta per quello che siamo nel nostro profondo, nel nostro DNA. Noi siamo il popolo del 'cheating', come dicono gli anglosassoni. 'To cheat' significa, fregare, corrompere, trarre vantaggio a spese degli altri e via citando."
Caro Oscar, tu da scafato giornalista quale sei, hai scritto una frase provocatoriamente "mezza vera" e cioè vera per circa nove milioni di Italiani che votando il Cavaliere (o ex Cavaliere ed ex Senatore) hanno votato una loro icona, un modello speculare a cui ispirarsi nella vita, il popolo del 'cheating' per l'appunto.
Accetto la tua sapiente provocazione per tirar fuori e vedere l'altra mezza verità, e cioè quella dei tanti milioni di Italiani che non sono e non saranno mai 'cheating' e neanche 'choosy' come ebbe a dire insopportabilmente una ministra del passato governo dei professori.
Parlo di quella folla che paga regolarmente le tasse, magari imprecando, che va a lavorare anche con l'influenza o col mal di schena o di pancia, che bolla una sola cartolina, la sua, che rispetta il rosso dei semafori, le strisce pedonali e i posteggi riservati ai portatori di hc, che gira e rigira attorno all'isolato per cercare un parcheggio non in seconda fila, che va a teatro o al cinema senza biglietti omaggio, quei cittadini che si incolonnano dietro al Sindaco con la fascia tricolore per portare la corona d'alloro al monumento dei Caduti. E questi formano il Popolo degli Eroi, dei Poeti, dei Navigatori, dei Santi, dei Falcone e dei Borsellino che non possono esser morti invano, ma che sono il faro per tenere la rotta e per realizzare, in Italia e altrove nel mondo, con le persone affratellate dal desiderio di bene e di progresso, blue skies for our children and for our children's children.
Dario, Torino, Italy
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Caro Oscar,
mi dicono che il primo giorno del Ringraziamento viene comunemente fatto risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i Padri Pellegrini si riunirono per ringraziare il Signore del buon raccolto, e che, nel 1863, nel bel mezzo della guerra di secessione, Abramo Lincoln proclamò la celebrazione del giorno del Ringraziamento, che da quel momento diventò una festa annuale nazionale e perse gradualmente il suo contenuto cristiano.
Oggi rappresenta una delle feste più importanti per i Nordamericani, e anche in Italia, escludendo i "berluscones" si è celebrato il giorno del Ringraziamento, consci che non cambierà quasi nulla nel Bel Paese (il Principe di Lampedusa ha sempre ragione !).
Allora c'è poco da celebrare, con la crisi che morde e con la politica ingessata in pantomime sempre più stucchevoli; ieri su Sky hanno fatto un confronto tv "all'americana" i tre candidati che cercano di diventare Segretari del Partito Democratico l'8 Dicembre prossimo, giorno di Immacolata Concez... (scusate il refuso) ... Elezione. Un algido professore prussiano, un bottegaio del Ponte Vecchio, un simpatico goliardo.
E gli Italiani ? Tu dici: "... Vogliamo essere sinceri, almeno per un momento? Silvio Berlusconi ci ha rappresentati in maniera perfetta per quello che siamo nel nostro profondo, nel nostro DNA. Noi siamo il popolo del 'cheating', come dicono gli anglosassoni. 'To cheat' significa, fregare, corrompere, trarre vantaggio a spese degli altri e via citando."
Caro Oscar, tu da scafato giornalista quale sei, hai scritto una frase provocatoriamente "mezza vera" e cioè vera per circa nove milioni di Italiani che votando il Cavaliere (o ex Cavaliere ed ex Senatore) hanno votato una loro icona, un modello speculare a cui ispirarsi nella vita, il popolo del 'cheating' per l'appunto.
Accetto la tua sapiente provocazione per tirar fuori e vedere l'altra mezza verità, e cioè quella dei tanti milioni di Italiani che non sono e non saranno mai 'cheating' e neanche 'choosy' come ebbe a dire insopportabilmente una ministra del passato governo dei professori.
Parlo di quella folla che paga regolarmente le tasse, magari imprecando, che va a lavorare anche con l'influenza o col mal di schena o di pancia, che bolla una sola cartolina, la sua, che rispetta il rosso dei semafori, le strisce pedonali e i posteggi riservati ai portatori di hc, che gira e rigira attorno all'isolato per cercare un parcheggio non in seconda fila, che va a teatro o al cinema senza biglietti omaggio, quei cittadini che si incolonnano dietro al Sindaco con la fascia tricolore per portare la corona d'alloro al monumento dei Caduti. E questi formano il Popolo degli Eroi, dei Poeti, dei Navigatori, dei Santi, dei Falcone e dei Borsellino che non possono esser morti invano, ma che sono il faro per tenere la rotta e per realizzare, in Italia e altrove nel mondo, con le persone affratellate dal desiderio di bene e di progresso, blue skies for our children and for our children's children.
Dario, Torino, Italy
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Caro
Oscar,
un
articolo che mi avvicina a te piu' di tutti gli altri poiche' hai puntualizzato
quanto siamo carenti noi italiani di quella coerenza a principi che ci piace
comunque declamare e dire anche nostri. Hai fatto anche autocritica non
escludendoti completamente dal nostro contesto ed anche cio' mi fa accomuna.
Ma
anche tu come me vedi che se non impariamo a cambiare e quindi toglierci dalla
nostra pietra grezza almeno le scorie piu' pesanti senza perdere le nostre
buone qualita', non potremo uscire da questo ghetto di gran furbi
autolesionisti.
A
rileggerti con affetto fraterno
Armando