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Le burocrazie (dell'Italia e dell'Europa) paralizzano il Paese

Guido Colomba
Cosa farà la Ragioneria dello Stato? Riuscirà a bloccare (negando la copertura o rinviando i decreti attuativi) anche questi tentativi di dare ossigeno bancario all'economia reale? La notizia riguarda i debiti non pagati dallo Stato con un ritardo tale da rischiare a breve la procedura di infrazione a Bruxelles. Un tema caldo alla vigilia delle elezioni europee. E' in atto il pressing parlamentare al Senato per estendere il pagamento dei debiti della PA, (di cui ancora non si conosce l'importo esatto). L'obiettivo è di estendere la platea degli aventi diritto al piano dei pagamenti perfezionando il ricorso alle banche con la cessione dei crediti con garanzia dello Stato. Anche il sistema degli incentivi avrebbe questa possibilità. In sostanza con i crediti certificati le imprese potrebbero rivolgersi alle banche ed ottenere finanziamenti anche per i debiti in conto capitale. Un'altra modifica vorrebbe estendere agli enti locali e alle Asl commissariate o sottoposte a piani di rientro la possibilità di certificare i crediti vantati dai fornitori. Finora tutti questi tentativi hanno avuto un andamento a singhiozzo. Su 90 miliardi stimati dalla Banca d'Italia, lo Stato ha pagato tra il 2013 e il marzo del 2014 circa 25,6 miliardi di euro. Inoltre, come ha accertato Giavazzi già nel 2011, tutto il sistema degli incentivi vale circa 72 miliardi di euro. Questa enorme cifra spesso trova difficoltà all'incasso reale. Ecco perchè l'Italia ha la necessità di una buona amministrazione ordinaria senza dover ricorrere necessariamente a nuove leggi che spesso aggiungono burocrazia a burocrazia in un paese che già galleggia su oltre 150mila leggi e ancor più numerosi regolamenti attuativi. Spesso questa montagna di carta resta chiusa nei cassetti. Una testimonianza ulteriore di questo stato di paralisi amministrativa è data dalle opere pubbliche. L'Italia è ultima in Europa. Negli ultimi dieci anni si è speso meno di Francia, Germania, Spagna e Inghilterra. In quattro anni (dl 2009) si è perso il 30%. Il governo stima (Def) in 20 miliardi l'anno il costo aggiuntivo della logistica per la mancata realizzazione delle grandi opere. Se si va a scavare si scopre che extracosti e ritardi (in media dieci anni per completare un'opera) fanno lievitare le spese del 27%. Eppure la Tavridurrebbe la tratta Torino-Napoli da 3ore e mezza a 2 ore e cinquanta minuti. Altri 5 miliardi di euro non spesi derivano dalla mancata attuazione dei provvedimenti economici dei governi Monti e Letta con un impatto stimato dello 0,5% di mancata crescita economica. Il Pil del primo trimestre sarebbe dunque aumentato senza i freni della burocrazia. Il Paese è paralizzato non solo dalla burocrazia italiana ma anche da quella europea. Squinzi, da diversi mesi,  invoca una nuova governance. L'Italia ha contribuito ai fondi europei per 55,6 miliardi ma non li utilizza (la Spagna con 34 versati ne ha utilizzati 41,3). A fine 2014 il contributo dell'Italia ai Paesi dell'UE crescerà a circa 61 miliardi. Nel frattempo, oltre a non utilizzare i fondi europei, l'Italia viene pesantemente sanzionata per procedure di infrazione su più fronti. E' evidente che Renzi è chiamato al difficile (ma indispensabile) compito di porre termine a questa situazione. Se il problema è strutturale perché mai l’Italia, paese fondatore, accetta queste regole chiaramente sottovalutate per anni dalla Farnesina? Altri Paesi in altri momenti hanno “fermato l’orologio” per difendere i loro interessi vitali.