Claudio Antonelli (Montreal)
Una delle tante cose che un italiano scoprirà andando a vivere oltreoceano
è che il sacrosanto "Ferragosto", ossia l'esodo estivo
"forzoso", religiosamente seguito nella penisola da quasi tutti gli
italiani, non esiste né in Canada né in USA. Almeno non nel senso ch'esso ha
nello Stivale: "Periodo di vacanza comprendente i giorni precedenti e
seguenti il 15."
La sua sorpresa sarà grande. Anche perché Natale, Capodanno, Pasqua sono
realtà invece ben note e celebrate in Nord America. E "allora
Ferragosto?" si chiederà il nostro italiano perplesso e con un punta
d'inquietudine.
Se è vero che ogni paese ha le sue feste santificate, non vi è paese i cui
dizionari non registrino le festività laiche o religiose altrui: Ramadam,
Pesach, Dhàrma, ecc. Invece i vari dizionari "non italiani" restano
muti o danno insufficienti chiarimenti circa questo strano rito collettivo
pagano, denominato "ferragosto", durante il quale milioni di lemming,
surriscaldati e ansimanti, si precipitano lungo autostrade sovraffollate
diretti a località altrettanto affollate; adducendo il pretesto di volersi
sottrare a uno stress e a una confusione che in realtà essi stessi
contribuiscono a creare. Il ferragosto, insomma, è un cane che si morde la coda.
I comportamenti ferragostani, basati su questo imperioso obbligo di
abbandonarsi, come tronchi trasportati dalla corrente, all'ineluttabile,
veloce e spesso nevrotica "vacanza mordi e fuggi" sono tipici
di gente, l'italiana, che è pesantemente condizionata dal diktat del conformismo,
e che è molto lontana dallo spirito pratico e individualista di canadesi
e statunitensi, cultori invece di "privacy" e di rapporti silenziosi
con la natura.
Ma il conformismo italiano, accoppiato ad uno "snobismo" che
nella penisola trasuda da "tutti i pori" - da intendere: da pori
nobili, pori borghesi e pori proletari - esplode a ferragosto come un
tric trac, tra odori d'ascelle e gas di scarico.
Questa sarabanda agostana, palla al piede dell'Italia produttiva, avviene
nel quadro di un'altra realtà stagionale – la "pausa estiva" –
anch'essa sconosciuta a statunitensi e canadesi; con l'eccezione del nostro
Québec, dove l'equivalente della "pausa estiva" è costituito dalle
famigerate "vacanze della costruzione", che però riguardano una fetta più ridotta della popolazione e durano un
tempo più breve.
Insomma, in questo, il Québec è un po' italiano.
Il che non è necessariamente un bene…