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Papa Francesco ultima spiaggia del cattolicesimo cristiano





Papa Francesco : Papa Francesco in Papa-mobile
Rosario Amico Roxas 
Da più parti mi giunge l’eco di una affermazione che appare perentoria, che non offre alternative, ma indica una strada come la sola percorribile.
Il riferimento è alla incoerenza che ha frustrato l’andazzo del Vaticano, lasciando il mondo dei fedeli abbandonato a se stesso, in nome e per conto di una prassi non condivisa.
L’affermazione che oggi si ripete come una eco non più lontana , e, quindi, capace di restituire speranze perdute; l’affermazione riguarda Papa Francesco, identificato come l’ultima spiaggia per restituire al  cattolicesimo cristiano i principi che Cristo santificò nel “Non praevalebunt”.
Gli accadimenti di questi giorni hanno risvegliato sopite memorie, che si levano come montagne che hanno ostacolato l’agilità del cammino.  In molti abbiamo scritto, senza riuscire e dire qualcosa di nuovo, aperto alla speranza.
Il funerale del boss, mitico “re di Roma”,  ha dimostrato tangibilmente l’impotenza del potere costituito, vuoi che sia potere laico o che sia potere confessionale.
Si è aperta una silenziosa battaglia nella quale ha vinto l’impossibile, lasciando il possibile e il doveroso all’ombra delle incertezze.
Così ci è tornato in mente il funerale di De Pedis e la successiva sepoltura nella Basilica di Sant’Apollinare, come se si trattare di un principe della Chiesa o del sovrano unico e assoluto dello Stato Città del Vaticano. Ci siamo ricordati del respingimento della salma di Piergiorgio Guelby, a cui vennero  si opposte le porte sbarrate,della Chiesa di Don Bosco, dove i familiari volevano celebrare il funerale,  “per un ordine arrivato dall’alto” (così affermò il parroco di allora).
Nelle incertezze accadute, non comprese dal mondo cattolico, emerse solo la figura di Ratzinger, che riuscì a farsi eleggere pontefice “cui sibi nomen imposuit Benedictus vigesimus sextus”.
Già da cardinale Ratzinger anticipò i peggiori errori compiuti da un pontefice (in)felicemente regnante, al punto da diventare, allora solo cardinale, destinatario di una indagine penale da parte di una corte americana del Texas, per ostacolo alla giustizia, con quella lettera, “crimen sollicitationis”, rivolta ai vescovi americani, nella quale imponeva un silenzio omertoso nei casi di pedofilia, da considerarsi un peccato da trattare nel segreto delle sacrestie, eliminando il reato penale con vittime che dovevano accettare l’omertà, pena la scomunica.
Quando dovette affrontare una visita pastorale negli USA, Ratzinger, temendo i rigori della legge penale americana, incontrò il presidente G.W. Bush in Vaticano e nella riservatezza di quella “scampagnata” nei giradini vaticani, affrontarono il problema, che G.W Bush risolse con molta semplicioneria, riconoscendo a Bendetto XVI  l’immunità, in quanto capo di Stato in carica, mortificando l’affermazione di Cristo “Il mio regno non è di questo mondo”.
Non fu che uno dei gesti e atti che lasciarono perplessi i cattolici cristiani, ma non fu il solo.
Ebbe il sopravvento sulla modestia che dovrebbe illuminare i gesti del Vaticano, specialmente nei suoi vertici massimi, quel battesimo in mondo visione la notte che ricordava al mondo cattolico la Resurrezione di Cristo, con Magdi Allam primo attore e Benedetto XVI, spalla di secondo piano, e l’on. Lupi, parlamentare berlusconiano,testimone, padrino del catecumeno, nonchè trait-d’union tra il liberismo berlusconiano e la personalissima teologia di Ratzinger.
Quel battesimo doveva essere, come lo fu, uno schiaffo al mondo musulmano, essendo stato Magdi Allam un apostata, diventato il peggior denigratore e accusatore dell’Islam, come religione della violenza.
Ora lo stesso apostata ha lasciato la religione di Cristo, perché non abbastanza nemico dell’Islam, con l’elevazione al trono di Pietro di Mario Bergoglio, “cui sibi nomen imposuit Franciscus”.
E’ così che Papa Francesco è visto oggi come l’ultima spiaggia del cattolicesimo cristiano, dopo avere sfiorato, con Ratzinger, un nuovo e definitivo scisma, evitato con le doverose dimissioni di Benedetto XVI, che pure, da “papa emerito”, continua a remare contro, servendosi di quei cardinali da lui stesso elevati alla porpora e inseriti nel sacro Concistoro.
Da molte parti mi viene scritto che la Teologia della Liberazione rappresenta il solo possibile futuro della Chiesa, e solo Papa Francesco dispone dell’autorità morale e canonica di operare questa scelta epocale.
Noi aspettiamo.
Papa Francesco più volte ha invitato i fedeli a pregare per Lui, segno che comprende il difficile compito che lo attende; noi cattolici, seguaci di quel “manifesto” della più grande rivoluzione sociale cui il mondo abbia assistito con il Discorso della Montagna e le Beatitudini, preghiamo per questo pontefice che la Provvidenza ci ha mandato, ma alle preghiere aggiungiamo un consiglio:
“Santità, eviti di sorbire qualsiasi bevanda le venga offerta senza accurate attenzioni… non si sa mai !