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Pressing sulla Fed, l'economia ha bisogno di aiuti


Guido Colomba

(The Financial Review Year 53, n. 913) La volatilità è tornata a livelli altissimi. Ieri l'euro ha perso sul dollaro il 4% in 72 ore a 1,12. Per le materie prime, il Bloomberg Index è sceso a livelli che non si vedevano dal 2002. Le borse europee vanno in altalena sostenute dagli ottimi risultati del Pil Usa (+3,7%). Ma il quadro resta incerto come testimonia l'indice VIX che misura la volatilità, cioè il rischio atteso dei mercati preoccupati dalle tensioni valutarie. A loro volta, mentre la Cina rallenta, i Brics vanno sempre peggio. E' in questo quadro che si svolge a Jackson Hall l'annuale simposio della Federal Reserve. Guarda caso non si sono visti nè Yellen nè Draghi. Il Simposio doveva essere una riunione senza patemi d'animo incentrata sulle dinamiche inflazionistiche finora assai deludenti correlate alla necessità di tornare ad aumentare il costo del denaro dopo anni di "libera uscita" a tassi zero. L'improvvisa tempesta cinese ha mutato lo scenario. Ora liberals e conservatori, da fonti opposte, contestano la Fed e la prospettiva di un aumento dei tassi. Il clima di incertezza e di urgenza emerge dalle parole di Esther George, regista del Simposio Fed: "Quando i mercati si muovono bisogna essere molto attenti a capire se è un segnale di qualcosa di profondo o una forma di aggiustamento. Il processo di normalizzazione deve cominciare al più presto". Sul fronte opposto un altro membro della Fed di New York, William Dudley, secondo cui "le ragioni di una stretta a settembre sono meno solide, pur auspicandola entro l'anno". Il premio Nobel Stiglitz, contrario ad una stretta monetaria, avverte che "la ripresa ha ancora bisogno di aiuto poichè resta diseguale ed emargina le comunità meno abbienti, i ceti bassi e medi, le minoranze etniche". Con due ulteriori allarmi: a) l'export potrebbe essere danneggiato dalla guerra valutaria strisciante in corso da alcuni mesi; b) i consumi interni sarebbero ostacolati da una caduta "correttiva" delle Borse alimentata dalla crisi cinese. La bolla cinese deriva da un eccesso di indebitamento. Quale è la sua origine? Purtroppo l'eccesso di finanza è stato alimentato dallo stesso governo cinese consentendo una folle corsa del debito locale e di quello dei privati galvanizzati dagli acquisti a debito (margin) sul mercato azionario. Il tutto caratterizzato da un "sistema finanziario ombra" che è cresciuto in maniera abnorme sulla scia di quanto avvenuto negli Usa e in Europa. Ecco perchè, in tema di "ricette", si parla della "soluzione svedese" degli anni '90 sterilizzando l'effetto perverso del cattivo debito con strumenti non convenzionali come le bad banks e le agevolazioni fiscali.