Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”
Ogni
tanto anche i giornalisti dicono la verità. La devono dire per dignità.
Il tramonto di Silvio Berlusconi cominciò alcuni anni fa, nel momento
in cui egli credeva di essere onnipotente. Godeva in Parlamento di una
maggioranza schiacciante e avrebbe avuto facoltà di fare ciò che voleva:
riformare questa e quella legge senza essere contrastato da alcuno.
Ma,
invece di cercare accordi con i propri soci di coalizione, ruppe con
costoro ogni rapporto persuaso di avere comunque in mano il pallino. Ciò
che accadde lo sanno tutti. In poco tempo egli si trovò in minoranza e
costretto a raccattare consensi qua e là, promettendo a chi lo
supportava (per convenienza) mari e monti.
Finì male. Berlusconi fu costretto a cedere il comando a Mario Monti.
Da
qui in poi è stata una frana: i processi, le condanne, l' isolamento
politico. È vero. Lo hanno voluto fare fuori e ci sono riusciti, ma
bisogna dire con sincerità che Silvio ci ha messo del suo. Ha aiutato i
propri nemici (con un comportamento discutibile) impegnati a
distruggergli la reputazione in modo irreversibile. Superfluo ricordare
come. Lo sanno tutti: le donne, le manovre fiscali, gli atteggiamenti
goliardici nei confronti di vari capi di Stato esteri.
Sciocchezze?
Forse. Ma in politica, per essere autorevoli, conta anche la forma. Sta
di fatto che Berlusconi, demoralizzato e forse addirittura depresso,
non è più stato se stesso.
Non dico che sia diventato una macchietta, ma qualcosa di simile.
Di
sicuro non è più lucido non solo nelle manovre di Palazzo, ma perfino
nel calcio, che egli aveva rivoluzionato con risultati eccellenti. Oggi
il Milan si è coperto di ridicolo. I continui cambi di allenatore
dimostrano che il presidente ha smarrito la trebisonda. Per quanto
riguarda la guida di Forza Italia, le cose vanno addirittura peggio. Il
partito si è spappolato. È acefalo. Si è ridotto a formazione minore,
talmente minore da sembrare minorata.
Non
desideriamo infierire sull' ex Cavaliere, abbiamo vari motivi di
gratitudine nei suoi confronti. Ma neppure possiamo chiudere gli occhi
di fronte alle bischerate che ha inanellato. Limitiamoci a rammentare le
ultime. Con Renzi strinse il patto del Nazareno teso a promuovere
riforme. L' intesa per un po' resse. Poi, allorché si trattò di eleggere
il capo dello Stato, si ruppe. Perché?
Berlusconi
pretendeva che al Quirinale salisse Giuliano Amato, uno dei peggiori,
se non il peggiore, dei candidati possibili, avendo un passato
imbarazzante: da socialista craxiano a idolo dell' ex Pci. Vabbé.
Transeat.
Renzi propose Sergio Mattarella, l' uomo più innocuo del mondo. Matteo e
Silvio litigarono e il secondo sciolse il patto del Nazareno per questa
inezia, autoemarginandosi.
Da notare che,
dopo Napolitano, tutti ambivano ad avere un capo dello Stato grigio e
taciturno. Più grigio e taciturno di Mattarella non c' era nessuno al
mondo. Silvio se fosse stato coerente con sé medesimo avrebbe dovuto
accoglierlo a braccia aperte. Manco per niente. Lo respinse come se
fosse Stalin.
Da
qui in poi le sue disgrazie si aggravarono. Schiavo del cerchio magico,
una specie di gineceo, non ne ha più azzeccata una accumulando una
serie di errori che non avrebbe commesso neppure il suo maggiordomo, per
altro licenziato insieme con Marinella, la segretaria che per lustri lo
aveva assistito con devozione e arguzia. Solo, mal consigliato, male
informato, senza bussola, Silvio si è affidato a un gruppo di persone
intente esclusivamente a sfruttarlo, ed è diventato un poveraccio che
agisce ancora, ma alla carlona.
Forza
Italia non ha più voti, ne ha meno della Lega salviniana, ne ha poco
più di Giorgia Meloni, una peperina che è da idioti sottovalutare.
Ora
bisogna eleggere il sindaco di Roma, e lui che fa per un paio di mesi?
Sostiene Bertolaso, persona solida che però con la politica non c'
entra, è negato. Silvio insiste sull' ex numero uno della Protezione
civile con una ostinazione assurda, nonostante costui non sia gradito
agli elettori, come si evince dai sondaggi.
Ogni
giorno il Cavaliere dichiarava che meglio di Bertolaso non esiste
alcuno, neanche Gesù. Poi, all' improvviso cambia idea. E lo scarica in
tre minuti quale peso morto e al suo posto sceglie Marchini, che da mesi
si sbatte per andare in Campidoglio.
Una
figura di palta. Nella vita si può fare di tutto, ma non giocare sulla
pelle degli altri - votanti inclusi - quasi fossero dei burattini.
Intendiamoci, il centrodestra è talmente slabbrato che non vincerà mai
le elezioni riguardanti il sindaco della Capitale, a prescindere dal
nome del candidato, ma c' è modo e modo di essere sconfitti: Silvio
perderà le elezioni dopo aver perso la faccia.
È evidente che egli non è più in grado di stare sulla cresta dell' onda.
Anche
per lui è arrivato il momento di farsi da parte, di ritirarsi in buon
ordine e magari di emigrare allo scopo di evitare l' umiliazione di
condanne penali relative al Ruby ter, eccetera. Purtroppo, la
magistratura lo ha nel mirino ed è pronta a premere il grilletto. Silvio
eviti di offrirsi quale bersaglio mobile a chi lo odia. D' altronde,
chi sale troppo in alto si espone al pericolo di essere centrato e
abbattuto. Ne sa qualcosa anche Renzi, il quale, da che è a palazzo
Chigi, non sta in pace e prima o poi sarà strattonato.
Il
problema è che in Italia comandano i giudici con l' autorizzazione dei
politici che hanno ceduto loro ogni potere, non essendo capaci di
legiferare in maniera da confinarli nel loro ruolo, ben delimitato e non
sterminato come è ora. Il Parlamento è una struttura ornamentale,
incapace di approvare provvedimenti a tutela della governabilità e tesi
al miglioramento della vita democratica.
Berlusconi
in venti anni di attività politica non ha realizzato nulla. Renzi fa
poco e male, ma almeno ci prova. La differenza è tutta qua. Pensare che
dalle prossime elezioni amministrative sortisca una indicazione sui
destini d' Italia è una ingenuità infantile. Quanto al referendum di
ottobre (sulle riforme costituzionali) nessuno si illuda che i cittadini
votino consapevolmente. Daranno ragione a Renzi soltanto perché
preferiscono lui al nulla.