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I CONFLITTI INTERNAZIONALI: COME FACILITARE IL CONSENSO?


Volodymyr Shulga  
(giornalista ucraino, frequenta il Master IULM MICRI a Milano)

Oggigiorno, sono stati elaborati molti modelli e ricerche sulla prevenzione e gestione, nel caso in cui il conflitto sia già iniziato, dei conflitti internazionali. Però in realtà non vediamo il consenso della società internazionale nè come possiamo risolverli e fermarli.

In generale, la società internazionale non è pronta a capire correttamente e completamente cosa succede in ogni conflitto e come facilitare il consenso in ogni caso.

Le organizzazioni internazionali responsabili per la loro risoluzione non mostrano una reale efficacia.

L’inchiesta sociale per le decisioni delle organizzazioni internazionali si forma lentamente, in modo quasi casuale, e le decisioni accettate non tengono il passo con i cambiamenti delle fasi dei conflitti.

Capiamo che mancano delle informazioni obiettive e operative per ottenere una comunicazione efficace tra i tutti gli attori interessati a risolvere il conflitto. Ovviamente, questo è quello che è necessario per le organizzazioni internazionali per operare più velocemente e efficacemente.
 
La mia idea di facilitare il consenso è creare la strategia comunicativa (commucation strategy) basato sul diritto internazionale, l’unico fattore obiettivo al giorno d’oggi che regola le relazioni internazionali, l’interazione tra i membri della comunità internazionale e che garantisce la protezione dei valori principi di civiltà moderna

Questa sarebbe la soluzione che consentirà alla società internazionale di capire velocemente, completamente e, in primis, obiettivamente i sensi dei conflitti internazionali e di impattare su loro sul principio “granchio” * cioè avere la fiducia nel buon esito, assicurare la gestione ottimale, garantire la sicurezza eo civili, localizzare, bloccare e fermare i conflitti.

L’introduzione della strategia comunicativa basata sul diritto internazionale permetterà di facilitare il consenso e consentirà alla comunità internazionale ed alle organizzazioni internazionali responsabili, “decision making”, di adottare le misure necessarie a risolvere i conflitti internazionali in modo efficace.

L’idea è arrivata praticamente dopo la risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione strategica dell’EU per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi di 23/11/2016 e completamente dopo la Conferenza di Monaco sulla sicurezza internazionale del 2017.

Due ultimi messaggi dell’organizzazione non governativa Helsinki Human Rights Watch (@helsinkirights) sono della propaganda russa dell’Ucraina e della Siria.
 
Uno dei primi passi può essere la creazione dell’iniziativa europea comunicativa per contrastare la propaganda russa. Può essere elaborata come la strategia comunicativa dei paragrafi dedicati ai messaggi dei filo-Kremlin media che minano i valori europei più importanti.

Come ad esempio l’occupazione della Crimea da parte della Russia.

Cosa i media russi filo-russi fanno.
Dicono che la Crimea è parte della Russia che ha votato per unirsi con la Russia nel 2014 in referendum. Mostrano la mappa moderna dell’Europa con la penisola Crimea come parte della Russia. Affermano che la Russia rispetta il diritto internazionale.

Cosa è in realtà.
Nel 2014 la Russia ha imposto in Ucraina (in Crimea e nelle regioni di Donetsk e Lugansk) le truppe dell’esercito regolare, violando brutalmente la sovranità dell’Ucraina ed ignorando il diritto internazionale.

Il mondo civile non ha riconosciuto questa annessione e ha condannato la Russia, aprendo la strada alle sanzioni politiche ed economiche ed escludendola dai dialoghi internazionali. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha confermato l’appartenenza della Crimea all’Ucraina, invitando la Russia a rispettare la sovranità dello Stato ucraino.

L’Occidente ha chiesto alla Russia di agire nel rispetto del diritto internazionale, concludendo con un accordo quadripartito tra Francia, Germania, Russia e Ucraina (Protocollo di Minsk), secondo il quale la Russia doveva ritirare le sue truppe dall’Ucraina.