Alberto Pasolini Zanelli
Un presidente degli Stati Uniti che occupa nove pagine e mezzo del New York Times senza contare le residue notizie che riguardano crisi diplomatiche, guerre e caos nella gestione della Corte Suprema di Giustizia. Il tutto riguarda dunque gli affari privati di Donald Trump: un quasi libro che mette in luce solo una parte della situazione finanziaria, quella riguardante anche i redditi e le dichiarazioni del padre del presidente. Un primo totale indica la cifra di 413 milioni di dollari, reddito passato in silenzio o illegalmente da papà Fred al figlio Donald. Queste operazioni riguardano gli anni Novanta e includono settori di (riferisce il New York Times) “diretta falsificazione delle proprietà ricevute dall’attuale presidente da parte dei suoi genitori”. Il problema si era presentato già durante la campagna elettorale di due anni fa, allorché l’allora candidato repubblicano ripetutamente insistette sulla sua straordinaria ricchezza vantandosene come un motivo per eleggerlo. Quelle cifre furono subito contestate per il motivo che in un altro capitolo del suo librone del fisco Trump dichiarava negli stessi giorni di non avere avuto quasi nessun appoggio finanziario dalla famiglia.
Gli investigatori messi in campo dal quotidiano newyorkese avrebbero scoperto invece il numero e la misura dei redditi delle aziende paterne, taciuti al fisco fin da quando l’attuale presidente era un bambino e da allora senza interruzione. Trump e i suoi fratelli costruirono una corporazione finanziaria di milioni e milioni di dollari sottoforma di doni dai loro parenti, come indicano i documenti emersi nelle ultime ore. Donald Trump “aiutò” suo padre a “costruire” ulteriori riduzioni fiscali al di sopra indicata e a formulare una strategia per sottovalutare i valori edilizi dei genitori a centinaia di milioni di dollari, riducendo così il reddito fiscale dichiarato o dividendolo e trasferendolo fra tutti i membri della famiglia, a cominciare da babbo e mamma, Fred e Mary Trump, che spostarono oltre un miliardo a nome dei loro figli, che avrebbero evitato almeno 550 milioni di dollari ai sensi dell’aliquota fiscale del 55 per cento. La famiglia Trump pagò invece un totale del 5 per cento sul loro reddito.
Alcuni fra i dettagli riguardano 20 milioni da un investimento paterno in un club, 7 milioni sugli interessi o “prestiti” per un edificio, sei milioni e mezzo in contanti, quattro milioni e mezzo in regali dal babbo al figlio, un milione per l’aria condizionata. Gran parte delle proprietà edilizie della famiglia Trump consistono di alberghi di lusso, case da gioco e altri elementi di questo tipo. Alcuni di essi portano il cognome di famiglia. Il padre di Trump morì il 25 giugno 1999 in un ospedale vicino a delle proprietà di famiglia in Giamaica. I conteggi sul letto di morte preparati dagli esecutori testamentari definirono il valore: l’uomo che aveva incassato 50 milioni di dollari in un anno fu chiamato a pagare meno di due milioni. Nei suoi ultimi anni di vita Fred Trump soffriva di demenza e durante le visite riconosceva solo Donald. Egli e altri membri della famiglia hanno dato somme in beneficenza, di cui presentarono i valori in termini largamente infrazionari. In complesso le operazioni di trasmissione del tesoro edilizio di famiglia furono valutate alcune centinaia di milioni di dollari, di cui i figli non dovettero pagare nemmeno un centesimo, usando somme creditizie sotto il nome del padre defunto. Il giorno in cui i figli di Trump riconobbero il lascito paterno, dichiararono un valore di decine di milioni di dollari. Nel 1998 la “fetta” personale di Donald venne calcolata in dieci milioni di dollari. Tutto ciò indicò una ripresa aziendale gigantesca ma in gran parte teorica. Uno degli strumenti usati dagli avvocati di famiglia fu una costante e colossale sopravvalutazione dei doni fatti ad altri e traducibili in deduzioni fiscali.
Uno dei documenti pubblicati dal New York Times calcola gli interessi ad appena il 4 per cento. Il New York Times ha pubblicato la foto di numerosi assegni bancari e dichiarazioni fiscali. La famiglia Trump, dalla sua roccaforte alla Casa Bianca, sta creando rapidamente uno stato maggiore di difesa finanziaria e legale, mentre cominciano ad accrescersi le reazioni anche del mondo politico.