Paolo Schianchi
Dall'Italia, che amo, me ne sono andato. Per davvero. Non è stato facile, e non lo sarà mai. Non riuscivo più a reggere certe nefandezze, l'immancabile cialtroneria, la prepotenza, l'assenza di pudore, l'ingiustificata invidia annidata nell'illusione di conoscere le vite altrui, la mancanza di professionalità in luoghi in cui il danno è incalcolabile, la pretesa esclusiva di diritti in chi si dimentica dei doveri, la dilagante indifferenza rispetto al merito e al duro lavoro, le disgustose condotte dal sapore mafioso, l'assenza di rispetto verso il prossimo in troppi campi, la presunzione usata maldestramente contro chi ha studiato una vita intera, vedere alcuni tra i migliori talenti che io abbia mai avuto il piacere di incontrare nei più diversi campi insopportabilmente tenuti in panchina per lasciare il gioco alla mediocrità.
Questa è una brevissima e piccolissima partecipazione a un talent show, che ho scoperto essere campione di ascolti, nel mio Paese. Sono enormemente grato all'autore che mi ha invitato, così come a tutti coloro che mi vogliono bene e me ne hanno sempre voluto, a chi ha creduto in me, nel mio lavoro e nella mia musica.
Domani, mi spiace, non tornerò in trasmissione, anche se tutto sommato ne sono molto felice. Sento infatti di dover investire i miei sforzi in altro.
Per quanto mi concerne ho deciso che in Italia, almeno finché sarà possibile, tornerò solo se ci sarà rispetto per il mio lavoro, se ci saranno reali opportunità di tenere concerti, e per aiutare i ragazzi che sognano di fare musica nella vita. Ragazzi che spesso non trovano altro che persone intellettualmente disoneste, o incompetenti, incapaci o semplicemente stupide.
Nel tempo ho capito che troppo spesso il mondo dello spettacolo, dietro le quinte, è un autentico letamaio, fatto di incredibile pochezza umana e falsità, oltre immaginazione.
E invece io credo che un mondo migliore sia possibile, che sia fondamentale poter sognare, celebrare la vita, che ognuno di noi possa fare, in prima persona, la differenza ogni singolo giorno.
Per questo intendo dedicare una parte importante delle mie energie ai ragazzi che ancora sognano, perché come loro amo perdutamente la musica, che riempie di colori la nostra esistenza, perché credo che sia un modo meraviglioso di perseguire la felicità a cui tutti dovremmo aver diritto, perché non posso proprio sopportare di vedere ragazzi già in preda alla depressione, perché vorrei che non ci dimenticassimo mai del tutto del nostro incredibile patrimonio, e perché amo ciò di cui il mio Paese, di rara bellezza, è stato capace nella sua incredibile storia.
Vorrei che i ragazzi trovassero nuova linfa nel bellissimo percorso che ci porta alla conoscenza, che capissero che finire nel picco di ascolti di un talent show non fa la differenza. Davvero. Può al massimo dare un tipo di fama che quasi sempre dura, per usare le parole di un collega, quanto un gatto in autostrada.
Non la fa soprattutto per il Paese, dove l'arte, come recitava un compianto Presidente del Paese in cui da ora vivo, non è e non deve mai essere una semplice distrazione, ma è invece la cosa più vicina allo scopo e all'essenza di un'intera nazione, ed è infatti la cartina tornasole del grado di civiltà raggiunto da un intero popolo. Non è un caso se la mia maglietta riportava un riferimento al nostro inestimabile Rinascimento italiano.
In tv ho detto, nel mio piccolo, che non dovremmo dimenticarlo, il nostro Rinascimento, in questa spirale che ci ha portato da Cristoforo Colombo a Schettino, da Galileo Galilei all'uomo qualunque che, nell'era dell'oclocrazia, si crede eroico depositario di verità, che non ha nemmeno un'idea decente di cosa significhi la parola scienza, ma che ha spesso ben più seguito e ascolto di un Premio Nobel.
Proprio il gigantesco Leonardo, nei suoi meravigliosi scritti, osservava come tutti siamo in cerca di fama, potere, denaro, che tanto presto o tardi perderemo, e come quasi nessuno nel frattempo si preoccupi di farsi virtuoso, cioè di conoscere, laddove la conoscenza si tramanda in un affascinante percorso che si chiama progresso e che ci ha portato all'enorme privilegio di poter vivere sulle spalle dei giganti, alla grande musica che abbiamo visto affacciarsi nel tempo, o persino a poter camminare sulla luna.
Io, nel mio piccolissimo, cerco musica e la possibilità di farla, di tramandarla, perché culla il nostro cuore e lo cura dalla sofferenza, perché ti fa sentire vivo e felice di stare al mondo anche solo per poterla gustare e cercare di onorarla nell'ascolto. Se sappiamo trovarla dentro di noi, può persino salvarci la vita.
L'unico rimpianto, relativamente alla tv, è di non poter tornare, questa volta in diretta, per poter dire davanti a milioni di ragazzi in ascolto: studiate!
Studiate, vi prego, fate grande il nostro Paese, appassionatevi, e fate in modo, forti della vostra virtù, di poter contare prima di tutto su voi stessi, su quello che saprete e saprete fare, per essere almeno un po' immuni dalle delusioni che la vita e la viltà umana ci riservano, per vincere le nostre paure, per invertire questa spirale, e per avere l'inestimabile piacere di poter costruire con coraggio il futuro che sognate o che, quantomeno, dovreste poter sognare.
Senza conoscenza, parola di Leonardo, siamo solo dei tubi digerenti che non lasciano altro che sterco al mondo. Ecco, io direi che meritiamo tutti di essere qualcosa di più di un tubo digerente, e di cercare caparbiamente la bellezza che si nasconde nella nostra esistenza.
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Triste ma vero, purtroppo.
Mi sento tradito di tutte le aspettative che sognavo da un Paese così bello e ricco di storia e di potenziale. Oggi ridotto a oggetto di scherno, nonostante qualche solitario sprazzo di genio.
Che tristezza !
Riccardo Bellucci
Annapolis
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Caro
Oscar,
Seppure ormai in tarda età, ci accomuniamo al poeta/cantautore
Paolo Schianchi per la sua accorata esternazione pregna di contenuti agro-dolci.
Anche tu ci hai lasciato da più di due decenni per vivere in una
realtà ove ancora chi sbaglia paga e chi ha talento emerge, ove la burocrazia
non soffoca e la giustizia non è ad orologeria. Non è un caso se parte del
meglio di noi e (in particolare) della gioventù emigra per trovare futuro in
paesi ove trova ciò che qui non possiamo più dare.
Come sai e vedi da spettatore, noi viviamo il peggio della ns.
storia: il Parlamento è un'arena d'insulti, di menzogne, di mistificazioni. I
milanesi dicevano al tempo dell'unione al Regno d'Italia: si stava meglio
quando si stava peggio (ricordando i tempi della dominazione austriaca). Anche
per noi vale questo detto: dalla I° Repubblica siamo affondati nelle seconda o
terza in un degrado iperbolico. Ci salveranno le Sardine? La Spagna doveva
essere salvata da Podemos, la Grecia da Syriza, l'Italia da Grillo coi 5 Stelle:
fiammata iniziale e tonfo successivo. Il problema è che a livello politico non
esiste più cultura, educazione, compostezza e Montecitorio è diventata l'arena
del malcostume e del turpiloquio.
Se la musica può ricondurre i giovani a creare un mondo migliore,
ben venga. Ma i concerti che vediamo qui, tra Vasco Rossi, Ramazzotti e company
non sembra che creino un mondo migliore: musica (si fa per dire) tutta
eguale, testi arrabecciati, decibel ai limiti superiori del sopportabile,
delirio di massa (come allo stadio, anche se senza violenza). Mah! Il futuro è
loro e delle Sardine, per una fiammata che li porterà ad un 10% come partito,
per poi scomparire come l'Uomo Qualunque di lontana memoria.
Un abbraccio
Aldo