Sono saliti a bordo con l’aria soddisfatta e adesso alcuni di loro non vedono l’ora di scendere. Stiamo parlando dei magnifici 16 soci di Cai, la societa’ costituita alla fine di agosto in uno studio di Milano dagli imprenditori coraggiosi, guidati da quel Roberto Colaninno che dopo aver fatto melina per alcuni mesi, ha aperto i cordoni della borsa pur di mettersi ai comandi della Nuova Alitalia.Insieme a lui c’erano personaggi importanti come Gilberto Benetton, Totuccio Logresti,Marcellino Gavio e Caltagirone Bellavista, poi nella cordata si sono infilati altri imprenditori meno celebri come Aponte e Davide Maccagnani. In fondo al gruppo e con l’aria perplessa si vedevano Tronchetti Provera e la moretta di Mantova, Emma Marcegaglia del tutto inconsapevole del conflitto di interessi legato al suo ruolo in Confindustria. Sono saliti a bordo spinti soprattutto dal carburante solido di Palazzo Chigi e del Cavaliere dai capelli cremolati che gia’ il 16 aprile annunciava, più tronfio che trionfante: ”la cordata c’è anche senza l’impegno dei miei figli”.Il piu’ lesto ad allacciare le cinture è stato comunque Carletto Toto che non vedeva l’ora di decollare per mettere nel pancione della Compagnia ripulita i suoi aerei e i debiti di Air One. Nelle ultime 48 ore l’aereo ha preso a ballare in maniera pazzesca tra vuoti d’aria e sacchetti per vomitare. I capitani coraggiosi e poco danarosi si sono innervositi quando i piloti della politica e dell’aereo (Colaninno & Sabelli) hanno invitato ad usare le maschere ad ossigeno.All’inizio è sembrato uno scherzo perchè questa meravigliosa Casta Volante che all’inizio d’agosto ha messo sul tavolo 160 mila euro con l’impegno di arrivare ad 1 miliardo, non ha mai pensato di entrare in una turbolenza così drammatica. Eppure, prima di dar vita alla cordata i piloti della politica e di Palazzo Chigi li avevano invitati a non separarsi dal loro bagaglio a mano, anzi avevano fatto capire che in modi diversi sarebbero stati ampiamente ripagati per il loro sacrificio. E le stesse garanzie aveva datol’artefice del Piano Fenice, quel Corradino Passera innamorato di Airone, che si gioca il futuro nell’avventura Alitalia. (Flashback: all’epoca il presidente di Intesa Abramo Bazoli, che non ha mai proferito verbo pubblico sul caso Alitalia, entrò in aperto contrasto con le voglie volanti di Corradino. La cosa finì che Abramo se ne lavò le manine, lasciò un dossier di oneri e onori nelle mani del suo amministratore delegato e agli amici confidò il suo pieno dissapore sul salvataggio aggiungendo, icastico, qualcosa del tipo: vedrete, con Alitalia, mi toglierò Passera dai piedi).Da ieri pomeriggio il viaggio ha preso una rotta diversa e l’aeromobile trionfante sta precipitando nel vuoto. Le ultime notizie raccolte da Dagospia nel cuore della notte dicono che la cordata si è sfasciata e anche se formalmente l’offerta di Cai rimane in piedi si sentono crepe e malumori profondi.Il primo a voler scendere dall’aereo in caduta libera pare che sia Gilberto Benetton, il 67enne imprenditore di Treviso che non ha voglia di sfracellarsi e contesta a muso duro i piloti, non quelli che protestano nei corridoi di Fiumicino, ma Colaninno e Sabelli accusati di guidare l’operazione senza rendere conto del loro operato.
Bisogna capirlo Gilberto, un uomo che a nome di Luciano Carlo e Giuliana Benetton ha preso le redini di Ponzano Veneto, mettendo in disparte il giovane Alessandro (figlio di Luciano) per diversificare l’impero dei pulloverini colorati. Di perdere soldi questo imprenditore che ha il profilo di un attore americano, si è rotto letteralmente le scatole. Ne ha persi gia’ troppi nella Telecom di Bebè Bernabè e quando si ritrova in famiglia per mangiare la polenta gli ricordano il vecchio proverbio veneto: “ i soldi non hanno gambe, ma corrono”. Corrono in Autostrade dove Alessandro con l’aiuto della politica non ha problemi d tariffe; corrono in Aeroporti di Roma che nel primo trimestre ha registrato ricavi per 119 milioni e un utile netto di 18; corrono a Maccarese che si trova ai bordi Fiumicino dove crescono pomodori stupendi e ci sono terreni da vendere per la terza pista dell’aeroporto.“Voglio scendere!”, così sembra aver detto nelle ultime ore Gilberto, infastidito dal pilotaggio a senso unico di quel Colaninno mantovano, poco amato da Berlusconi, che proprio ieri Bernabè ha accusato indirettamente di aver commesso un “delitto” indebitando Telecom con la famosa scalata del 1999.Che il malessere di Benetton non sia infondato, trova conferma nell’articolo di Gianni Dragoni, pubblicato oggi sul Sole 24Ore, in cui si parla di manovre per attrarre tedeschi e inglesi in alternativa alla cordata. Queste manovre - scrive Dragoni – passerebbero attraverso Fabrizio Palenzona, Presidente di Aeroporti di Roma , la societa’ controllata dai Benetton.Le spie si accendono a ripetizione perchè il massiccio Palenzona (vecchia volpe democristiana) guarda caso è anche Consigliere di Mediobanca e vicinissimo a quel Cesarone Geronzi che non vede l’ora di sfasciare le ali a Corradino Passera.C’è quanto basta per pensare che la cordata si è sfasciata o si sta sfibrando. Ma non è’ detto che la fine dell’avventura faccia piangere di dolore i 16 capitani coraggiosi. Qualcuno di loro ingenuamente è rimasto spiazzato dal Vietnam dei sindacati e dei piloti (28 sigle!), altri però potrebbero godere se la nuova Alitalia non si alzasse in volo. E’ il caso dei soci minori che possono sempre dire al Cavaliere di Palazzo Chigi d’averci provato con un bel gesto e un pugno di soldi. Altri, come la Marcegaglia, potrebbero uscire dall’imbarazzo che la costringe a tacere di fronte ad un’operazione industriale che è stata definita una patacca, una truffa, un autentico imbroglio costruito violando le regole della concorrenza e del mercato. E non è detto – ma questa è una insinuazione maliziosa che corre da stamane negli ambienti sindacali – che dietro le barricate dei piloti non ci sia anche lo zampino di chi vuole sfilarsi per non morire con il napalm sulla pelle e le tasche semivuote.Nel 2003 l’Unione Europea approvo’ la Carta dei Diritti dei Passeggeri dove all’articolo 13 si legge “i passeggeri il cui volo è cancellato dovrebbero ottenere il rimborso del premio del biglietto o avere la possibilita’ di proseguire con un volto alternativo”. Arrivati a questo punto dentro la cordata dei capitani coraggiosi e poco danarosi, c’è chi di prendere un volto alternativo non ci pensa minimamente.Se poi Berlusconi, i sindacati, i piloti “comunisti” grideranno: “mamma ho perso l’aereo”, questo è un altro film.
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