“E’ finito il tempo della caccia ai vecchi nazisti, ma questo non vuol dire che operazioni di quel genere siano una cosa solo del passato. Può darsi che un leader come il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si ritrovi tutt’a un tratto davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja”. Lo ha detto al settimanale tedesco Der Spiegel l’ex agente del Mossad Rafi Eitan, 81 anni, oggi ministro dei pensionati nel governo israeliano. “Lo dico seriamente – ha affermato Eitan nell’intervista pubblicata lunedì – Chi che sparge veleni e vuole annientare un intero popolo deve mettere in conto conseguenze di questo genere”.Nel 1960 Eitan fu l’uomo alla testa dell’operazione del Mossad (il servizio di intelligence israeliano) che portò alla cattura del criminale nazista Adolf Eichmann a Buenos Aires. Nell’intervista, Eitan spiega come mai il Mossad rinunciò a catturare Josef Mengele durante l’operazione per l’arresto di Eichmann benché avessero appreso che, all’epoca, anche il famigerato “medico” dei campi di sterminio viveva nella capitale argentina. “Eravamo una squadra di solo undici persone – ha spiegato Eitan – ed eravamo completamente impegnati dall’affare Eichmann. Dopo averlo portato nella casa dove lo tenemmo finché non fu possibile trasportarlo in Israele, mi chiamò il mio superiore nel Mossad, Isser Harel: voleva che arrestassimo anche Mengele. Ma Mengele nel frattempo aveva lasciato la sua abitazione. Harel disse che avremmo dovuto aspettare il suo ritorno per poi portare sia lui che Eichmann in Israele sullo stesso aereo. Mi rifiutai, perché non volevo mettere a repentaglio il successo dell’operazione Eichmann”.Secondo il racconto di Eitan, non vi furono discussioni su chi dei due fosse più importante: Mengele, “l’Angelo della Morte” di Auschwitz, o Eichmann, l’architetto della deportazione e assassinio di milioni di ebrei. “Nel 1958 – ricorda – prendemmo la decisione di catturare un ex nazista e portarlo in Israele per processarlo. Fra i possibili obiettivi c’erano Mengele, Eichmann, l’ex capo della Gestapo Heinrich Müller e il braccio di destro di Hitler, Martin Bormann. Il primo che riuscimmo a scovare fu Eichmann e così ci concentrammo su di lui. Avremmo voluto tenere segreta l’estradizione di Eichmann in Israele per tornare a Buenos Aires a catturare Mengele. Purtroppo, a causa di una fuga di notizie, il primo ministro David Ben-Gurion dovette fare un annuncio ufficiale sul successo della nostra operazione. Quando i nostri agenti tornarono in Argentina, Mengele aveva fatto perdere le sue tracce”.Alla domanda se successivamente il Mossad sia riuscito a rintracciare nuovamente Mengele prima della sua morte per ictus nel 1979, Eitan ha risposto: “Lo trovammo una seconda volta, ma non fu possibile organizzare un’operazione per catturarlo. Avremmo potuto ucciderlo con un tiratore scelto, ma non abbiamo voluto: la nostra non era una vendetta”.(Da: YnetNews, Haaretz, Jerusalem Post, 9.09.08)
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Israele potrebbe catturare Ahmadinejad per farlo processare all'Aja
“E’ finito il tempo della caccia ai vecchi nazisti, ma questo non vuol dire che operazioni di quel genere siano una cosa solo del passato. Può darsi che un leader come il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si ritrovi tutt’a un tratto davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja”. Lo ha detto al settimanale tedesco Der Spiegel l’ex agente del Mossad Rafi Eitan, 81 anni, oggi ministro dei pensionati nel governo israeliano. “Lo dico seriamente – ha affermato Eitan nell’intervista pubblicata lunedì – Chi che sparge veleni e vuole annientare un intero popolo deve mettere in conto conseguenze di questo genere”.Nel 1960 Eitan fu l’uomo alla testa dell’operazione del Mossad (il servizio di intelligence israeliano) che portò alla cattura del criminale nazista Adolf Eichmann a Buenos Aires. Nell’intervista, Eitan spiega come mai il Mossad rinunciò a catturare Josef Mengele durante l’operazione per l’arresto di Eichmann benché avessero appreso che, all’epoca, anche il famigerato “medico” dei campi di sterminio viveva nella capitale argentina. “Eravamo una squadra di solo undici persone – ha spiegato Eitan – ed eravamo completamente impegnati dall’affare Eichmann. Dopo averlo portato nella casa dove lo tenemmo finché non fu possibile trasportarlo in Israele, mi chiamò il mio superiore nel Mossad, Isser Harel: voleva che arrestassimo anche Mengele. Ma Mengele nel frattempo aveva lasciato la sua abitazione. Harel disse che avremmo dovuto aspettare il suo ritorno per poi portare sia lui che Eichmann in Israele sullo stesso aereo. Mi rifiutai, perché non volevo mettere a repentaglio il successo dell’operazione Eichmann”.Secondo il racconto di Eitan, non vi furono discussioni su chi dei due fosse più importante: Mengele, “l’Angelo della Morte” di Auschwitz, o Eichmann, l’architetto della deportazione e assassinio di milioni di ebrei. “Nel 1958 – ricorda – prendemmo la decisione di catturare un ex nazista e portarlo in Israele per processarlo. Fra i possibili obiettivi c’erano Mengele, Eichmann, l’ex capo della Gestapo Heinrich Müller e il braccio di destro di Hitler, Martin Bormann. Il primo che riuscimmo a scovare fu Eichmann e così ci concentrammo su di lui. Avremmo voluto tenere segreta l’estradizione di Eichmann in Israele per tornare a Buenos Aires a catturare Mengele. Purtroppo, a causa di una fuga di notizie, il primo ministro David Ben-Gurion dovette fare un annuncio ufficiale sul successo della nostra operazione. Quando i nostri agenti tornarono in Argentina, Mengele aveva fatto perdere le sue tracce”.Alla domanda se successivamente il Mossad sia riuscito a rintracciare nuovamente Mengele prima della sua morte per ictus nel 1979, Eitan ha risposto: “Lo trovammo una seconda volta, ma non fu possibile organizzare un’operazione per catturarlo. Avremmo potuto ucciderlo con un tiratore scelto, ma non abbiamo voluto: la nostra non era una vendetta”.(Da: YnetNews, Haaretz, Jerusalem Post, 9.09.08)
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