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Donald Trump rischia ......

new york
 
Donald Trump rischia di fare i conti con uno dei momenti più difficili della sua pur breve amministrazione nel giorno in cui compie due mesi da inquilino della Casa Bianca. Un giorno che coincide con le audizioni al Congresso di due pezzi grossi dell’intelligence americana, chiamati a rendere conto di due importanti dossier. Il primo riguarda il presunto intreccio di relazioni tra la squadra del presidente americano e non ben specificate entità russe che avrebbero interferito sul regolare andamento delle elezioni, il cosiddetto «Russiagate». Il secondo è attinente invece alle accuse, questa volta mosse da Trump stesso, sulle presunte intercettazioni a cui sarebbe stata sottoposta la Trump Tower per conto dell’ex presidente Obama e con la complicità di hacker britannici.

A salire a Capitol Hill sono stati il direttore dell’Fbi, James Comey, e il capo della National Security Agency, Mike Rogers, che hanno dovuto rispondere alle domande della commissione Intelligence della Camera. Ciò che è emerso rischia di complicare la situazione del presidente Usa su entrambi i fronti. Comey ha infatti confermato che l’Fbi sta indagando su possibili collusioni del fronte Trump con la Russia nel corso delle elezioni 2016. Ed è la prima volta che il Bureau conferma ufficialmente l’esistenza di un’inchiesta su tentativi di interferenza da parte di Mosca per verificare se sia stato commesso un crimine. Ha quindi affermato di essere stato autorizzato dal dipartimento di Giustizia a rendere pubblica la circostanza, mentre solitamente l’Fbi non si esprime sulle inchieste in corso.
Comey nell’audizione alla Camera conferma: Fbi indaga sul “Russia-gate”

Da un punto di vista tecnico la Russia avrebbe utilizzato parti terze per penetrare i sistemi informativi del comitato democratico e rubare informazioni, come quella che confermava spinte dai vertici del partito per mettere fuori gioco Bernie Sanders e lanciare Hillary Clinton verso la nomination. Il direttore ha tentato di dribblare le domande incalzanti della Commissione su possibili legami dei russi con uomini di Trump ma quando gli è stato chiesto se i russi possano avere una preferenza per l’ex tycoon, ha risposto «Corretto». Anzi ha spiegato che il presidente russo Vladimir Putin preferisce avere a che fare con leader «che sono businessman, come Berlusconi per esempio, perché con loro é più facile negoziare». Nessuna risposta alla domanda se il Cremlino possa preferire alla Casa Bianca qualcuno che abbia una visione meno luminosa della Nato, ma ha confermato che la Russia vorrebbe vedere sollevate le sanzioni imposte in seguito alla crisi ucraina e che Mosca vorrebbe vedere altre Brexit.

Sull’altro fronte, invece, il capo del Bureau ha detto di «non avere informazioni a sostegno» di quanto espresso nel tweet del presidente Trump, che ha accusato Obama di averlo intercettato presso la Trump Tower. «Abbiamo guardato molto attentamente», ha garantito Comey sottolineando che nemmeno il dipartimento di Giustizia ha trovato alcuna conferma di tale tesi. «Nessuno ha chiesto al Regno Unito di intercettare Trump». rilancia il capo della Nsa, Mike Rogers. Tale richiesta «andrebbe espressamente contro gli accordi» tra le agenzia di intelligence di diversi Paesi, aggiunge Rogers, confermando inoltre che una tale richiesta a Londra «sarebbe in violazione delle leggi Usa». Nonostante ciò il portavoce della Casa Bianca ha fatto sapere che Trump non intende ritrattare le accuse fatte a Obama.

La Casa Bianca rilancia la tesi innocentista spiegando che non c’è nulla di nuovo nelle deposizioni di Comey: «Indagare e avere prove sono cose diverse», ha detto il portavoce Sean Spicer, sostenendo che «non ci sono prove di collusioni» tra la campagna di Trump e i russi. Prima dell’audizione il presidente aveva provato a giocare d’anticipo su Twitter: «Il Russiagate è una fake news».