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Trump e la politica fiscale


Has racism fueled Donald Trump's unlikely ascendence in the GOP? Yes ...

Guido Colomba

Il vero banco di prova per Trump è la politica fiscale. "Avremo un piano sulle tasse molto presto " ha detto Mnuchin precisando che sarà "una riscrittura dal nulla" delle imposte. Le aziende si aspettano, in base agli annunci di Trump durante la campagna elettorale, un taglio dell'aliquota al 15-20% rispetto all'attuale 35 per cento. In buona misura Wall Street ha scontato, negli ultimi due mesi, questa misura superando di slancio quota 20mila dell'indice Dow Jones nonostante la quota diciotto, decisamente elevata, raggiunta nel rapporto prezzo-utile (rispetto a 14 della analoga media europea). Dopo lo smacco del piano sanitario, accusato di incompetenza sia dai moderati che dai conservatori (la spesa federale di fatto non mutava se non marginalmente), Per la riforma fiscale il fabbisogno è stimato in circa mille miliardi. Da dove reperire la copertura? L'ala più conservatrice dei repubblicani è assolutamente contraria ad un aumento del disavanzo pubblico. Nel frattempo la spesa militare e quella di sicurezza interna è già destinata a salire. Inoltre la "reconciliation", cioè la procedura parlamentare scelta dalla Casa Bianca non consente (al Senato vi sono 60 conservatori su cento) di sfondare "in toto" il disavanzo. Sul piatto resta la "border tax" che dovrebbe rastrellare almeno mille miliardi di dollari ma non è certo gradita da quella "corporate America" che dipende dai fornitori internazionali spesso legati da una filiera produttiva inestricabile. Un equilibrio difficile tenuto conto che la Casa Bianca ha già ridotto i programmi sociali e quelli legati alla diplomazia comprese gli aiuti a Paesi terzi. La richiesta di Trump per una rapida revisione dei costi Nato rientra in questo schema di ragionamento. Ne ha fatto le spese il cancelliere tedesco Angela Merkel, trattata con una certa durezza durante la recente visita a Washington. Il programma fiscale dovrebbe essere annunciato entro aprile. Ma è possibile uno slittamento anche in vista delle elezioni francesi, al cui esito è legata la valutazione della Casa bianca nell'orientare la propria politica verso l'Europa.