Quale, dei due Trump che nella
sera di Washington hanno parlato alla nazione e al mondo, è il vero
Trump? È l’uomo che disciplinatamente, seriamente, senza gigionerie da
Reality tv, ha parlato per la prima mezz’ora sentendosi finalmente
investito della immensa responsabilità del suo incarico, facendo appello
alla storia, all’istituzione, al superamento dei rancori della campagna
elettorale? O è il comiziante che nella seconda metà è ripiombato alla
retorica nazionalista, vuota e aggressiva che lo ha portato alla Casa
Bianca, raccontando gli immigrati senza documenti come assassini, killer
di giovani innocenti, portatori di crimine e di droghe?
Nella sostanza, nè il Trump Presidente nè il Trump Comiziante hanno
detto nulla di nuovo. La speranza, che lui stesso aveva creato nella
tradizionale colazione privata con esponenti dei media prima dei
discorsi solenni, di lanciare una riforma dell’immigrazione che
legalizzi i milioni di stranieri senza documenti e senza carichi penali,
è svanita nelle ore del pomeriggio. I consiglieri più estremi devono
averlo avvertito che anche questa forma di “amnistia light” avrebbe
fatto infuriare milioni di suoi supporter più rabbiosi e xenofobi
La promessa cancellazione della riforma sanitaria voluta da Obama, la
detestata “Obamacare”, non ha svelato alcun progetto alternativo
realistico. Anzi, ha aumentato le ansie dei 22 milioni di americani
finalmente coperti dalla riforma, con una promessa, palesemente
contraddittoria, di offire “migliore assistenza a costi più bassi”, il
classico “se è troppo bello per essere vero, non è vero”. E il
nazionalismo economico, la visione di “milioni e milioni di nuovi posti
di lavoro” creati semplicemente alzando “grandi, grandi Muraglie” alla
frontiera del Messico e di sicurezza nazionale ostacolando l’afflusso di
profughi e immigrati da nazioni allo sbando, è un desiderio, non un
impegno serio. La semplice realtà è che nessuna proposta seria per
sostiture Obamacare è ancora visibile, nè dalla Casa Bianca nè dalla
Camera.
La differenza fra il Trump che si sforzava di essere presidenziale e il
Trump che ricadeva nella parte del conduttore di Reality – al punto di
notare da produttore tv che la lunghissima ovazione alla vedova
dell’Incursore di Marina caduto nella prima azione militare ordinata da
lui “aveva battuto i record degli applausi” – era evidente in un
discorso chiaramente scritto a più mani. Ma alla fine le due figure si
ricomponevano in una verità divenuta per la prima volta evidente e
innegabile.
Donald J Trump è il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America .
La Forza dell’Istituzione, come si sarebbe detto nella serie di Star
Wars, che oltrepassa nella religione civile dell’America la qualità
delle persone in forma quasi mistica, è con lui. Per detestabile che sia
agli occhi degli avversari che, sotto le volte della Camera come
davanti ai televisori, lo seguivano, per incredibile che sia ancora per
molti l’avvento di una creatura della tv, della speculazione immobiliare
più selvaggia e di twitter alla più alta poltrona di governo nel mondo,
Trump è il Presidente.
Nessuno lo ha contestato. Nessuno ha rumoreggiato. Nessun gruppo di
“boia chi molla” ha intonato il “bugiardo, bugiardo” che interrompeva i
discorsi di Barack Obama. E lui ha avuto il buon senso di evitare gli
attacchi all’informazione e chiedere, promettendolo, di “superare le
scaramucce del passato”. Quando si offre rispetto, si riceve risopetto.
Se non molti, oltre quei suoi elettori che si nutrono della collera,
della solitudine, del senso di abbandono e delle paure che lui ha saputo
sfruttare e Hillary Clinton ha ignorato, credono che le sue mirabolanti
promesse di tagli, infrastrutture ciclopiche, miliardi di contributi ai
costi della Nato che le nazione alleate come l’Italia “stanno
riversando” (ma dove?) saranno mantenuto o che “fabbriche morenti
torneranno a ruggire”, gli avversari dovranno riconoscere che da ieri
sera, anche
nello sdoppiamento della sua personalità, è
nato un Presidente. Quale presidente sarà, se il Trump adulto della
prima mezz’ora o quello ancora immaturo della seconda, possiamo solo
attendere che il tempo ce lo dica. E sperare nella Forza Buona
dell’Istituzione.