Guido Colomba
A dieci anni dalla crisi esplosa il 9 agosto 2007, Wall Street
festeggia. L'indice ha superato la fatidica soglia di 22mila punti, gli utili
societari sono in netto aumento, le commodity sono tornate a crescere. Non
solo: il petrolio consolida quota 50 ma anche il rame si è portato oltre 6400
dollari per tonnellata spinto dalla forte domanda della Cina. Sembra dunque
che il famoso colloquio in Florida di Trump con il presidente cinese abbia
dato risultati soddisfacenti per tutti, tanto che Luttwak minimizza il
pericolo della Corea del Nord. Funziona anche l'intesa tra Fed e Bce
attraverso un aumento dell'euro sul dollaro pari al 18% da inizio anno. Un
risultato che rende più competitivi i prodotti Usa (non c'è bisogno di dazi o
vincoli tariffari) e consente alla Fed di rallentare l'aumento dei tassi. A
sua volta, la Bce
può continuare gli acquisti mensili di titoli di stato e bond rinviando il
temuto tapering del QE. Sotto il profilo sanzionatorio, la stagione degli
scandali dal 2007 ad oggi ha registrato multe record per 150 miliardi di
dollari. Quasi il 60% delle sanzioni (89 miliardi di dollari) proviene dai
patteggiamenti raggiunti dalle banche accusate di aver fuorviato
intenzionalmente i propri investitori con l'acquisto di titoli pericolosi. Il
record va alla Bank of America con 56 miliardi di dollari, seguita da Jp
Morgan-Chase con 27 miliardi (è arrivata a sborsare 13 miliardi di dollari in
una sola giornata a fronte della controversia sui titoli cartolarizzati che
hanno come sottostante i mutui immobiliari e che rientrano nella categoria
degli Abs). Le normative si sono fatte sempre più rigide nel corso degli
ultimi dieci anni. Trump ora propone di rallentare la stretta modificando la
Dodd-Frank, varata da Obama, al fine di rilanciare i prestiti
bancari all''economia reale. Un secondo motivo è legato ai costi della
regolamentazione (ben 51.600 cambi di regole nel solo 2015) che comprimono i
margini operativi delle banche. Nel complesso, un panorama di eventi che
spinge gli analisti all'ottimismo anche se alcuni ricordano che, proprio nei
momenti di massima euforia, vi è il rischio di nuove "bolle"
finanziarie che potrebbero partire proprio dalla Cina e dai paesi emergenti
dove l'indebitamento corporate in dollari è molto elevato. Tuttavia, finchè
il dollaro si indebolisce sull'euro, questo pericolo non sembra così
imminente.
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