Ed ha bisogno di una legge elettorale maggioritaria
L’instabilità – Germania crolla il mito: è un Paese normale
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 26 novembre 2016
Sono passati due mesi dalle elezioni tedesche e siamo ancora ben lontani dall’accordo per la formazione del governo. Il tutto viene definito da molti osservatori come un fatto sorprendente ma ci dobbiamo subito ricredere osservando che in Olanda sono stati necessari sei mesi di lunghe trattative e le medesime difficoltà si sono avute negli scorsi anni in Spagna, in Belgio e in tanti altri paesi.
Quando queste cose accadono nelle altre nazioni si può pensare a situazioni particolari o a comportamenti anomali ma, quando accadono in Germania, una riflessione più generale e approfondita è d’obbligo.
Non solo per la sua importanza ma perché la Germania è stata fin dal primo dopoguerra il simbolo della continuità delle tradizioni democratiche più classiche, secondo le quali i due grandi partiti storici si alternavano al potere con la sola eccezione di quei periodi nei quali una transitoria coalizione era necessaria per raggiungere il numero di parlamentari sufficienti per formare il governo.
Il tutto in linea con quanto era sempre avvenuto in Gran Bretagna, patria di due grandi partiti, entrambi solidali nel rispetto delle regole democratiche ma profondamente diversi nella direzione da imprimere alla vita del paese. Si trattava fondamentalmente della gara tra un partito che privilegiava il valore della conservazione e un altro che sottolineava invece la priorità dei cambiamenti e delle riforme.
Le società del passato, anche perché profondamente attraversate da forti ideologie, si riconoscevano facilmente in queste antiche categorie, anche se eventi particolarmente divisivi, come quelli avvenuti nel primo dopoguerra francese, costituivano un’eccezione rispetto a questi comportamenti generali. Le divisioni provocate dalla guerra fredda hanno consentito di rispettare sostanzialmente questa regola anche in un paese frammentato e rissoso come la nostra Italia. Con la differenza tuttavia che il nostro sistema era certo duale ma senza che questo consentisse un’alternanza tra i due principali schieramenti.
Nel frattempo il mondo è però cambiato e le due tendenze tradizionali si sono trovate di fronte a mutamenti così radicali che non potevano più essere interpretati esclusivamente dai vecchi partiti. La nuova realtà portava a nuove scelte e, di conseguenza, alla formazione di nuovi partiti politici. Basta pensare alla nuova importanza dei problemi ambientali e al sempre più complicato campo dei diritti civili.
Le democrazie che si nutrivano di pochi semplici cibi, sono passate ad un menù di valori e di esigenze sempre più complessi e sempre più difficilmente esprimibili dai partiti tradizionali.
A questo punto le leggi elettorali, che in passato potevano sembrare un problema solo per iniziati, sono diventate l’elemento fondamentale di regolazione della nostra vita democratica.
Il sistema maggioritario inglese ha permesso di continuare anche nella nuova realtà l’ormai secolare tradizione di alternanza, il sistema presidenziale francese ha ricomposto le profonde divisioni esistenti nella società, mentre nel nostro paese le alternanti leggi elettorali hanno impedito di raggiungere lo stesso risultato.
Questo non significa che la ricomposizione provocata da opportune leggi elettorali maggioritarie abbia prodotto migliori governi ma certo ha prodotto la stabilità che è condizione per esprimere le virtù positive di un paese.
A questa regola si contrapponeva l’eccezione della Germania, dove il complicato menù di una moderna società democratica veniva ancora fondamentalmente cucinato dai due partiti tradizionali.
Le ultime elezioni tedesche non sono perciò una rivoluzione: esse hanno semplicemente dimostrato che la Germania è un paese come tutti gli altri, un paese normale, dove i partiti tradizionali non riescono più a interpretare l’intero arco delle nuove esigenze della società. La conseguente frammentazione degli elettori dà vita a un parlamento nel quale è sempre più difficile comporre una maggioranza di governo.
Per questo motivo non ci si deve stupire che i mesi di trattative aumentino e che diventino sempre più forti le voci che parlano della possibilità di nuove elezioni. Il fatto vero è che se le regole della democrazia non si dimostrano capaci di interpretare i cambiamenti della società è la democrazia stessa che va in crisi.
Se le cose non cambieranno sono perciò portato a credere che anche la Germania finirà un giorno o l’altro con il dovere adottare una legge elettorale maggioritaria.
Non nascondo che queste riflessioni sono a maggior ragione estensibili all’Italia perché, mentre la Germania, almeno per ora, può permettersi il lusso di discutere per mesi e mesi sulla formazione del governo e tutti restano in paziente attesa, se questo accadesse in Italia non è difficile prevedere che molti penserebbero che è arrivata la fine del mondo, con tutte le conseguenze del caso.