Guido Colomba
Per l'outlook 2018 vi sono tre tipi di previsioni: (a) il
superottimismo (Wall Street può salire per altri tre anni nonostante il
massimo storico raggiunto in presenza di una ripresa mondiale economica); (b)
l’ottimismo moderato: non c'è il rischio del "cigno nero" poiché il
rialzo dei tassi avrà effetto solo tra 12-18 mesi e il "tapering"
delle banche centrali sarà graduale. Inoltre gli utili societari hanno
superato le previsioni; (c) il pessimismo: lo scoppio della "bolla"
è vicino come dimostrano (1) il bitcoin, la moneta virtuale, a 11mila dollari
(un anno fa era a 700 dollari), (2) la forte espansione degli hedge funds
(shadow banking); (3) le continue vendite di bonds da parte dei big players.
Quale delle tre previsioni à la più probabile? Purtroppo, i back records
possono guardare solo al passato e lo scoppio delle precedenti crisi (in
media una ogni 7-8 anni) ha sempre colto di sorpresa gli specialisti. Gli
algoritmi sono utili ma non decisivi tanto da far preferire il metodo
deduttivo del passato. Poi, i dati statistici sono a pelle di leopardo. Negli
Usa l'indice dei "buy back" (decisivi nel sostenere il mercato) é
in calo, da 161 di inizio anno a 120 punti. Ma, guarda caso, i managers
continuano a vendere le azioni ricevute come "bonus". Vi è poi il
problema delle banche centrali che hanno i portafogli titoli stracolmi come
conseguenza della enorme immissione di liquidità con l'acquisto di titoli
effettuato in questi ultimi anni. Ad esempio la
Bce ha un bilancio con oltre 4500 miliardi di titoli. In caso
di crisi i margini di manovra saranno molto limitati visto che i tassi di
interesse restano ai minimi (per l’Italia lo spread con il bund è sceso a 145
basis points). Sul mercato, gli stop loss avranno poca efficacia nel
ricondurre la macroeconomia in linea con le attese sui bond. Il circuito
finanziario si sta chiudendo. Il mercato, come sempre, anticipa gli eventi.
Se dovessimo costruire un indice “Exit strategy” guarderemmo ai giovani che
continuano a fuggire dall’Italia nonostante la ripresa economica (anche
l’Ocse attribuisce all’Italia un +1,6 del Pil). Sono in aumento i ragazzi che si sono
trasferiti a Londra anche in tempo di Brexit. In Germania, è aumentato il
numero dei residenti italiani: da 553mila a 612mila tra il 2013 e il
2016. Né aiuta la geopolitica. Dall'Asia
all'Africa, al Medio Oriente, tutto è in movimento. Trump è l'ago della
bilancia. Ma l'Europa non fa eccezione, stretta com'é tra Brexit (Londra
sembra pronta a pagare 50 miliardi alla Ue) e Germania con la
Merkel in possibile uscita. C'è in atto un gigantesco sforzo
per guadagnare tempo e puntare a soluzioni di compromesso tali da non turbare
la ripresa in atto. Il settimanale
l’Economist punta sulla felicità nel 2018: “Il benessere e la gioia – afferma
– saranno indicatori importanti come quelli economici”.
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