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Il funerale di Vittorio


Questa mattina in una chiesa sulla Massachusetts Ave c'è stato il funerale di Vittorio Zucconi.

Non ci sono andato perché avevo la mia sessione di riabilitazione fisica dopo il triplice by pass che mi hanno fatto mesi fa.

Non ci sono andato perché sono un vigliacco, perché odio i funerali, perché nel mio ribollente cinismo sono convinto che (a parte il sincero dolore dei parenti più vicini al defunto) tutti gli altri si dividono in due categorie: quelli che al funerale devono andarci per ragioni di immagine personale e quindi non possono farne a meno; quelli che sono percorsi dal fremito della psicosi tipo "zattera della Medusa" ovvero: meglio a te che a me; quelli che ci vanno per crogiolarsi nel dolore degli altri.

Ho incontrato a pranzo un amico che invece al funerale c'è stato e mi ha detto che di gente ce n'era poca, pensate voi.

Quanti altri come me che conoscevano Vittorio Zucconi hanno preferito anteporre i loro impegni, le loro paure, la loro codardia all'amicizia conclamata quando Vittorio era una star del giornalismo internazionale e tutti pendevano dalle sue labbra ogni volta che avevano la ventura di incontrarlo in qualche party.

L'amico mi ha detto che, a parte le solite espressioni di circostanza dette dal prete di turno, chi veramente è riuscito a penetrare nelle coscienze dei presenti sono stati i figli che hanno letto dal podio i loro interventi ricordando il papà.

Per quanto mi riguarda ho preferito stare con Vittorio leggendo il suo ultimo libro "Il lato fresco del cuscino", che, fingendo di prendere spunto da una 'cosa' si sviluppa poi in una memoria condita con il sottile gusto del raccontare con ironia, senza prendersi sul serio svelando il retrobottega della professione di un inviato speciale di un quotidiano italiano immerso nella realtà spesso ostile di una storia da raccontare in tempi brevi e da trasmettere al giornale.

Ci sono pagine  che suonano come il testamento spirituale di questo grande e incredibile giornalista che teneva stretto il lettore con la sua tavolozza pittorica piena di effetti ed il sorriso continuo con il quale riusciva a traguardare situazioni complesse, personaggi di prima pagina.

Da questo libro, scritto in zona Cesarini da Vittorio Zucconi, risalta il grande amore per la famiglia a cominciare da quella moglie, figlia di un tipografo, colonna portante del matrimonio, una roccia emotiva che compensava lo sfarfallio artistico del famoso marito.

Chiudendo l' ultimo capitolo  Vittorio Zucconi parlando delle sue librerie scrive:

"Erano trofei esibizionisti di  una cultura che non avevo più e non avrei mai recuperato, come se da quelle pareti di libri per osmosi fosse potuta filtrare una sapienza. "Prop", come si dice nello spettacolo, libri di legno in false biblioteche, televisori finti per negozi di arredamento, comparse e trucchi di scena per far credere al pubblico, o all'intervistatore venuto a casa, che alle mie spalle l'universo dello scibile stampato mi guardasse benevolo e garantisse per me. Ammirate la mia sconfinata cultura, o voi telespettatori esotici. Io sono un intellettuale.
Basta.
Ho tenuto soltanto qualche copia dei miei per convincere i nipoti che si stupiscono di vedere il nome del nonno su un libro, poi un dizionario Treccani nel quale ci sono anche io, salvato per bieca vanità, qualche volume fotografico, perché quelli non sono più recuperabili neppure in rete, e i meravigliosi libri per bambini di mio padre, Scaramacai, il pagliaccio che combina sempre guai, e Bilico, l'operatore delle altissime gru che dalla propria cabina in cielo osserva la vita della città, come un angelo tra i tralicci.
I libri belli, le cose meravigliose in finta pelle bordeaux e carta India, erano al sicuro nelle case dei miei fratelli. Matteo Boiardo compreso.
Con i libri, avevo chiuso.
Poi mi è venuta voglia di scriverne un altro, di girare per una volta ancora il cuscino, e tutto ricomincia."

Sì, caro Vittorio tutto ricomincia ed anche questo tuo ultimo libro è un modo efficace per sentirti vicino.

Ci mancherai molto, anche se ti vedevo poco.

Oscar
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Caro Oscar come te non sono andato al funerale di Vittorio. E anche se ero in Italia per un viaggio di lavoro gia' programmato da tempo mi dispiace davvero non esserci stato. Hai scritto una bella cosa, Ma non sono d'accordo con te su un punto: traduci la presenza a un funerale a un fatto strumentale, dici che il dolore lo provano solo i famigliari e chi ci va lo fa per presenzialismo. E' su questo che non sono d'accordo: ai funerali si va anche perche' ci si sentiva vicini al defunto, perche' si e' vicini a qualcuno che e' parente del defunto e per dare una dimostrazione fisica di presenza a chi improvvisamente e' solo. E' un segno tangibile di aver fatto una deviazione da impegni di una giornata qualunque per essere li'. Ci sarei andato da NY se ci fossi stato, perche' Vittorio era un vero grande amico, uno con cui potevi condividere emozioni, idee, preoccupazioni e riflessioni di vita. CI sarei andato e avrei pianto con loro, con i parenti, con Alisa, con i figli con i nipoti. Aggiungerei alla tua nota la solidarieta', e' una ragione sufficiente per essere a un funerale. E nel mio caso ci sarei andato per affetto, per sincero affetto per un amico prima che per un grandissimo giornalista, autore, attore radiofonico, per ricordarlo. e per rispetto nei suoi confronti, anche se non c'e' piu'. Un caro saluto caro Oscar e complimenti per la tua lettera e soprattutto good luck con la riabilitazione dopo il tuo triplo bypass! Non sapevo della tua operazione e dunque ne approfitto per farti sinceri auguri per un'ottima guarigione,
Mario
Oscar: Mario Platero colonna del Sole 24 Ore, piu' volte citato da Zucconi nel suo libro a testimonianza di una grande stima reciproca.
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Grazie caro Oscar
Non conoscevo Vittorio ma riconosco la trama di un passaggio che ci sta accompagnando. 
Mi da 'un immenso piacere avere la tua abilità nel presentare un amico od un momento della vita. 
Con affetto 
Emanuele Gaiarin

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Bel post, Bartoli: condivisibile e appassionato, come merita la memoria del grande Vittorio Zucconi.
Auguri di ogni bene
Lorenzo Mazzucato
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Grazie Oscar per aver ricordato così bene Vittorio!

L'ho frequentato quando ero a Washington e ricordo con grande ammirazione la sua capacità di trasportarti all'interno delle sue storie in maniera totale! Riposi in pace!
Franco Bernazzani
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Un grazie sincero Oscar. Non ho mai incontrato Vittorio Zucconi di persona ma ho apprezzato enormemente tutto ciò che mi è capitato di leggere scritto da lui!

Buona convalescenza e spero che l’estate favorisca un più rapido recupero. 

Emanuela 
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Francesco Scarmozzino Bellissimo ricordo
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Andrea Andrea Un pezzo di umana paura e suo fraterno coinvolgimento .
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