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Noi e la Morte annunciata


 

Vi ricordate lo sgomento quando si apprendeva di un disastro aeronautico 

Per qualche ora ci sentivamo pieni d'angoscia seguendo in televisione le operazioni di recupero dei resti dei passeggeri nel luogo dell'impatto, sempre che fosse possibile. 

Erano "poche centinaia" di cadaveri. 

Ma la falce della morte ci  stupiva e addolorava anche quando il numero dei morti era limitato ma si riferiva a qualche stella del basket, tanto per fare un esempio, e alla sua figlia. 

Il pianto delle prefiche mediatiche era planetario.  

Oggi no. Oggi no. 

In Italia si parla di oltre 600 morti al giorno e qui negli Stati Uniti la seconda ondata pandemica si attesta ormai sulle 2000 persone decedute nelle 24 ore. 

I 260.000 morti americani per il virus sono l'equivalente di tre guerre combattute dagli Stati Uniti di cui due mondiali. 

Oggi no: la ripetitività delle informazioni negative ha creato una stabile assuefazione per cui chi muore giace e chi è vivo ancora si pace. 

La stessa sensazione di quando passiamo con la macchina sopra i resti di un gatto

Tutto il buonismo alla lunga si dimostra una quotidiana contraffazione di sentimenti. 

A tanti interessa solo quello che riguarda la loro esclusiva bolla personale. Del dolore degli altri si scrive, si fanno dotte elucubrazioni, si mostrano le immagini dei pazienti terminali dolenti e di parenti esclusi dagli ospedali. 

Ma è aria fritta perché quello che importa è stare bene noi e i nostri più stretti familiari. 

Dice: ma come la metti con i volontari che lavorano ore a scaricare casse e rifocillare la gente che non ha più da mangiare? 

Dice: ma come la metti con il personale paramedico, i medici continuamente esposti al contagio e molti di loro perdono la vita?  (Senza tenere conto degli odiatori professionali che sui social li vanno accusando di essere tra le poche categorie che ancora ricevono uno stipendio a fronte della disoccupazione generalizzata e crescente). 

Ci sono le invocazioni degli scienziati, degli esperti, dei politici, della gente di buon senso che invitano a usare la maschera permanentemente, tenere la distanza di sicurezza, lavarsi frequentemente le mani, evitare ogni contatto con altri. 

Ma evidentemente servono a poco perché basta considerare le immagini dei gates negli aeroporti in questi giorni che precedono il Thanks Giving Day per rendersi conto che l'appello a non viaggiare, a non contribuire alla diffusione del contagio per il gusto del mantenimento di una tradizione familiare che spesso non ha più senso causa la distruzione dei nuclei familiari, sta cadendo nel vuoto. 

Certo è bello poter riabbracciare i genitori e i nonni almeno una volta all'anno mostrando loro figli e nipoti. 

Quanto alla possibilità che proprio quegli anziani possano essere contagiati dalle apparenti manifestazioni di affetto formale dei giovani e meno giovani...perché proprio a noi deve succedere? 

Del resto il fatto che il virus stia scremando gran parte delle società mondiali falcidiando gli anziani fa scattare la molla (che non deve essere esternata) del: "meglio loro che me… E poi sono risorse che vengono lasciate disponibili alle altre generazioni…" 

Affermazioni crudeli? Provate a porvi queste domande nella segretezza della vostra coscienza. 

La pandemia e ogni epidemia, fanno scattare non solo sentimenti di amore ma fanno emergere anche la grettezza dell'istinto di sopravvivenza quello che in genere viene definito come lo "Spirito della Zattera della Medusa" (ricordate quella storia di cannibalismo tra i sopravvissuti di un naufragio?). 

Affermazioni molto crude ci dice un amico italiano nel corso di una conversazione Whatsapp 

Ce ne rendiamo conto così come ci rendiamo conto dell'insopportabile buonismo di facciata gettato a palate dai media per fare aprire il portafoglio alla gente. 

Oscar

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Per chi preferisce ascoltare 

 https://youtu.be/8V13pMce-lM

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