Gentile Signor Luigi Di Maio, ministro degli esteri,
Non ho mai votato per il Movimento Cinque Stelle e tanto meno per lei.
Le scrivo solo perché trovo insopportabile la definizione che le viene appiccicata di essere stato un "bibitaro" quando qualche anno fa lei si ingegnava a vendere gazzose sugli spalti dello stadio napoletano per tirare su qualche euro.
Ed anche le accuse di non aver completato la sua istruzione universitaria cozzano con il fatto che non sempre una laurea (presa poi in Italia) sia un laticlavio per una rispettosa vita professionale.
Non la includo nella categoria dei non laureati che hanno creato in un garage delle "macchine sociali" che hanno plasmato il pianeta in pochi anni.
(Bill Gates, Steve Jobs, Zuckerberg)
Il fatto che lei in pochi anni sia assurto al livello più alto della politica italiana è motivo per molti di acida invidia considerando che lei ha fatto poca gavetta negli anfratti del suo movimento politico.
Mi consenta inoltre di dirle che quel "bibitaro" mi tocca da vicino perché anch'io nella mia lunga esperienza di vita ho fatto il cameriere, il chitarrista cantante, il commesso in un negozio di parti auto, il venditore di polizze sulla vita, il capo ufficio stampa, il docente universitario, il giornalista radiofonico e della carta stampata, il dirigente industriale.
Siccome non mi pare che lei sia stato nominato ai vertici del Movimento Cinque Stelle trainato da qualche potente manutengolo (Grillo a parte), la posizione da lei occupata e' più che legittima.
Mi risulta inoltre, da fonte molto attendibile, che il suo impegno nell'imparare l'inglese è confortato da ottimi risultati.
Continui così nell'interesse non solo di coloro che votano per il suo partito ma anche di noi italiani in generale, sia pure residenti all'estero come nel caso di chi le sta scrivendo.
Take care.
Oscar Bartoli
Washington DC
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Amico mio,
la tua lettera è ineccepibile sia sul piano ideale che umano e in sacrosanto stile anglosassone. But, è da considerare ‘rischio calcolato’ far fare le ossa, cioè esperienza di ministro degli Esteri, a un chiunque venga da un altro mondo? E per di più in una situazione in cui l’Italia, nel Mediterraneo, si trova ormai a confinare con la Russia e la Turchia, saldamente insediatesi in Libia con proprie forze armate? Non parliamo poi della situazione con l’Egitto dopo l’omicidio Regeni.
Perfino Andreotti, maestro come sappiamo di ‘spericolate’ intermediazioni, si sarebbe trovato in difficoltà di fronte a questi problemi. Ci sono quindi al centro elementi reputazionali e relazionali, di forti esperienze acquisite, di competenze e conoscenze adeguate a pesare per un ruolo così strategico per il presente e futuro del nostro Paese. E ciò conta ben più della buona volontà a capire un mestiere. Il nostro avrà imparato anche l’inglese, but…
Un abbraccio!
Sandro (Roma)
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Caro Oscar, ho letto la lettera aperta a Di Maio. Non sempre mi trovo in sintonia con quello che scrivi, ma su questo punto devo complimentarmi con te: pochi fino ad ora hanno avuto il coraggio di andare controcorrente.
Più volte in tv, da Monti a qualche diplomatico, hanno testimoniato l’impegno, lo studio e l’applicazione di Gigino (altro nomignolo usato in modo dispregiativo), non solo nell’imparare l’inglese, ma anche nel trattare i dossiers. Ma non è bastato.
Ti traduco un vecchio detto calabrese: quando il ciuccio non vuole bere, è inutile fischiare.
È un vecchio vizio italico quello di sparare addosso a chi si ritiene debole.
Anche non rispondendo agli attacchi, Di Maio ha dimostrato la sua statura.
Il ragazzo, sono sicuro, si farà! Anche se per i miei gusti è troppo doroteo.
Un abbraccio di stima
Francesco Calió
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