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Il problema dei giovani allontana il rischio di elezioni




Guido  Colomba 
 
Ancora una volta, sarà l'estero a sciogliere i nodi dell'Italia come ha lasciato intendere il presidente Mattarella. "Il 2017, ha ricordato, non sarà facile per l'Italia, serve responsabilità" in vista delle numerose scadenze internazionali: dal vertice di Roma, al G7 di Taormina e la membership nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Per non parlare di migrazione e terrorismo. Inoltre, la gaffe del ministro del Lavoro Poletti sui giovani che vanno all'estero ha messo a nudo la totale incapacità della classe politica, come ha denunciato Dario Di Vico (re: Corriere del 20 dic."Poletti faccia il ministro e rispetti di più i giovani"), a gestire il problema della disoccupazione giovanile che sfiora il 40%. Tra partite Iva dei "senza lavoro fisso", crescita (+32%) dei buoni lavoro - i famosi voucher - e le fallimentari Agenzie provinciali del lavoro, moltissimi giovani rifiutano la politica istituzionale. Ecco perchè non vi possono essere elezioni a breve. La crisi romana dei M5s ha rimesso tutto in gioco. Non c'è intesa su una nuova legge elettorale nè i progetti su cui si fondano i partiti possono divenire credibili in pochi mesi. Il Quirinale ha già risposto. Allora cosa accadrà? L'insediamento a gennaio del neo-presidente Trump costringerà tutti i paesi europei ad una pausa di riflessione. I policy makers dovranno rivedere molti dossier. Altro che elezioni anticipate in Italia. Due i caposaldi del "piano Trump": le infrastrutture (oltre mille miliardi di dollari) e la flat tax del 15% in linea con quella inglese. Questa nuova "supply side economy", secondo gli analisti, produrrà una ripresa dei consumi e la contrazione rapida della politica monetaria accomodante (la Fed ha già varato un primo aumento dei tassi). Le banche centrali hanno finito il carburante. Appropriata la definizione del Governatore Visco: "Dalla Bce vi è stata una spinta anti-deflazione ma la situazione congiunturale rischia di rendere precaria la stablità monetaria". Ora è il momento dell'economia reale. Il salvataggio (se pur tardivo) delle banche italiane, con un paracadute governativo di 20 miliardi di euro, costituisce la premessa necessaria per affrontare questa nuova fase della crescita mondiale. L'Italia non può certo permettersi il lusso di una crisi sistemica che la ridurrebbe ad una preda inerme a disposizione della speculazione internazionale. E qui rientra in gioco la politica industriale e l'assorbimento della disoccupazione dei giovani. Per l'Italia questo è il nodo cruciale, destinato a ricreare quel clima di fiducia smembrato dalla meschinità dei partiti. L'elezione di Trump rappresenta una reazione all'eccesso di misure regolatorie, di eccessiva invadenza delle banche centrali e di eccessiva tassazione. Non a caso a Washington la priorità è divenuta quella di evitare la "europeizzazione" del sistema americano. Le ragioni di "reshaping Europe" nascono da queste motivazioni. Bruxelles è arrivata al count down. Lo stesso vale per la Bce. Nè Renzi nè gli altri leader dell'opposizione possono ostacolare o frenare questo trend globale. La legislatura potrà chiudersi nel 2018 alla scadenza naturale. Anzi, il tempo gioca a favore e può consentire una maggiore chiarezza per uscire dalla crisi competitiva