Presidente del
Comitato per le Questioni degli Italiani all'Estero
Senato
della Repubblica - Palazzo Madama
Desidero
ringraziare tutti gli elettori italiani residenti all'estero che hanno preso
parte al referendum di domenica, indipendentemente dalla preferenza espressa
nelle urne, e la rete diplomatico-consolare per il considerevole lavoro svolto
al servizio dei cittadini.
Un milione e
246.342 elettori, pari al 30.75% degli aventi diritto, rappresentano un
risultato importante e significativo in termini di partecipazione democratica,
un risultato non scontato dopo il deludente tasso di partecipazione registrato
in occasione delle elezioni dei Comites. Nel collegio Europa l'affluenza
raggiunge il 33.7%, con 730.109 votanti.
Considerando
lo schieramento di forze in campo, ritengo il risultato del NO più che
soddisfacente: il 35.3% nell'insieme della circoscrizione estero, il 37.58% in
Europa, con 249.976 elettori, il 37.77% in America del Nord, il 40.32% in
Oceania e Africa, il 28.7% in America meridionale. Tale risultato è da
attribuire all'impegno di migliaia di cittadini e alla passione e
all'intelligenza dei militanti delle organizzazioni storiche dell'emigrazione,
quali ad esempio la FILEF e le Colonie Libere Italiane in Svizzera, i quali si
sono battuti senza risparmio in una campagna a costo zero il cui primo
obiettivo era la partecipazione consapevole del maggior numero possibile di
elettori.
Credo che la
vittoria del SI all'estero possa essere spiegata in diversi modi, tutti
legittimi com'è giusto in democrazia. E' evidente che l'impegno del Governo
quale promotore del referendum e della riforma stessa ha giocato un ruolo
diverso rispetto all'Italia.
Tuttavia, se
interpretazioni e opinioni hanno tutte pari legittimità, non tutte hanno pari
dignità: le diverse voci che si sono levate nelle ultime settimane contro il
voto degli italiani all'estero, pregiudizialmente bollato come voto di scambio,
sono assolutamente inaccettabili. Tali accuse non solo sono apparse come una
volontà di lesione dei diritti di cittadinanza degli italiani all'estero
sanciti dalla Costituzione, e questo naturalmente è l'aspetto più grave, ma
hanno anche rappresentato una imbarazzante autodenuncia di analfabetismo
politico.
Quando i
politici, tutti, impareranno a rispettare la volontà popolare, anche e
soprattutto quando manifesta orientamenti diversi dai loro desideri,
l'antipolitica avrà minori opportunità di strumentalizzare il disagio sociale e
il deficit di rappresentanza vissuti da milioni di cittadini.
Quanto ai
problemi che riguardano le modalità di voto degli italiani all'estero, credo
che il Parlamento debba intervenire, quando sarà discussa la nuova legge
elettorale, per assicurare oltre ogni ragionevole dubbio la segretezza e la
libertà del voto, anche attingendo alle diverse proposte già depositate in
questa legislatura e in quelle precedenti.
Non è questo
il momento dei bilanci, ma desidero esprimere un ringraziamento nei confronti
del Governo Renzi, e in particolare del Ministro Gentiloni e del
Sottosegretario Amendola, per l'impegno profuso che, Costituzione a parte, mi
ha visto convinto sostenitore di un orizzonte riformista che semmai avrei
voluto più forte, non più debole.
Nella fase
politica non semplice che si è aperta nelle ultime ore, possiamo e dobbiamo
tutti confidare nella solidità della democrazia italiana e nell'autorevole
guida del Presidente Mattarella.
Roma, 9 dicembre 2016