"Torno a Pontassieve, come
tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e
automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta
cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo
bollette, il silenzio della famiglia che riposa.
Tutto come sempre, insomma.
Solo che stavolta è diverso.
Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti.
Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi.
Torno a casa davvero.
Sono
stati mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore
maramaldo di queste ore finge di non vedere l'elenco impressionante
delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale
alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla
giustizia. Certo c'è l'amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E
soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno
sarà chiaro che quella riforma serviva all'Italia, non al Governo e che
non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare
tempo e denaro evitando conflitti istituzionali.
Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia.
Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto.
Di
solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la
fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con
oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono
più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho
date. Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che
stavolta mi è piaciuto meno:-)
Torno
semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare,
non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità.
Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene.
A
chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon
lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l'Italia, non contro gli
altri.
Nei
prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per
strappare l'utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato
di gestire la maggioranza.
Ho
sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non
sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si
arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più
dura che si vedono gli amici veri, l'affetto sincero. Grazie a chi si è
fatto vivo, è stato importante per me.
Ai
milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il
nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci
sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di
nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza
smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile
come l'Italia.
Noi
siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la
colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E
che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne
valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme.
Ci sentiamo presto, amici,
Matteo".