L’EMERGENZA RIFIUTI
Come si reagisce a Napoli all’emergenza rifiuti? Con i fatti e con le parole.
Con i fatti. A Napoli – ci dicono i giornali – “dilaga la rabbia; i cittadini esasperati svuotano i cassonetti spargendo poi i sacchetti su tutta la carreggiata”. Cercare di risolvere il problema della sporcizia creandone ancora di più dimostra che la frase “rimboccarsi le maniche” è intesa, a Napoli, in un senso molto particolare.
Napoli reagisce con le parole: le parole di Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto italiano di studi filosofici che, come ci dicono i giornali, “ha trasformato il Palazzo Serra di Cassano in uno dei centri culturali più importanti d’Europa”. Il filosofo napoletano sermoneggia: “Le responsabilità vanno messe nel conto dei governi nazionali che si sono alternati in questi
anni: hanno abbandonato la formazione dei giovani e si sono rassegnati ad avere qui una sottoclasse dirigente. Mi sembra inutile adesso cercare capri espiatori tra gli amministratori locali.” Ed ancora: “Siete davvero così ingenui da credere che la camorra si riduca alla sua manovalanza? La vera camorra è la borghesia napoletana.” Ed infine : “In questa città sono nate alcune delle migliori menti d’Italia, nel 1799 una generazione di patrioti ha dato la vita per gli ideali di libertà. E a Napoli, in mezzo alla ‘monnezza’, si deciderà il futuro dell’Italia e dell’Europa intera.” Insomma, la colpa è dello Stato, la borghesia è colpevole, Napoli espanderà in tutta l’Europa la sua filosofia.
Grazie ai due esempi che ho appena dato, non bisogna faticare molto per capire quali sono le cause principali alla base dello sfascio napoletano, di cui il problema della rimozione dei rifiuti è la maleodorante cartina di tornasole. Le cause sono da ravvisarsi in una particolare mentalità incentrata sul culto della scaltrezza che fa scacco alla legalità; su un ipertrofico “senso dello Stato”
che va a scapito di un normale senso civico (la responsabilità è attribuita alle istituzioni, raramente agli individui e mai a se stessi); sul senso di classe, anzi di casta; sulla precedenza delle parole (l’oralità incontinente) sui fatti.
VENDICATA LA MEMORIA DI ACHILLE LAURO
L’emergenza rifiuti e le guerre di camorra che da anni insanguinano Napoli hanno ampiamente vendicato la memoria di Achille Lauro, il famoso – ed infamato – sindaco di Napoli. Ricco armatore, uomo intraprendente, coraggioso, monarchico fino al midollo, amato visceralmente dal popolino – i “lazzaroni” dei vicoli – egli fece tanto per la sua città. Ma fu odiato e denigrato dai progressisti di tutte le salse. E finì che Lauro perse le elezioni e perse infine anche la flotta, e per Napoli naufragò un sogno di riscatto.
Da Lauro in poi, le classi politiche “illuminate” e stuoli di maestri della disquisizione bizantina hanno attribuito tutti i mali di Napoli a lui, il “Comandante”, il re Mida borbonico di Napoli, che secondo la vulgata, prima delle elezioni, per assicurarsi il voto, dava pacchi di pasta ed una sola scarpa promettendo l’altra per il dopo-elezioni. “La colpa è di Lauro e dei suoi metodi borbonici”, è stata da allora la condanna senza appello. Lauro, laurismo: sono parole che hanno suscitato per anni l’esecrazione dell’esercito dei professoroni dell’ideologia e dei patiti della disquisizione bizantina, così numerosi a Napoli, e capaci di risolvere a tavolino retroattivamente, eliminando Achille Lauro, tutti i problemi del Mezzogiorno e della sua storica capitale.
Accanto al mito nero mai tramontato di Lauro, sindaco borbonico, ad un certo momento era sorto il mito luminoso di Bassolino, sindaco progressista, che secondo la leggenda era riuscito a fare di Napoli una città pulita, funzionale, godibile, vivibilissima.
Il caos, l’arbitrio, la puzza dell’emergenza rifiuti, lo sfacelo che le guerre di camorra rivelano hanno ben presto affossato questo mito fasullo. A Napoli oggi trionfa l’abusivismo più sfrenato, e la colpa non è certo di Achille Lauro.
Anzi, dopo il regno dell’“ultimo re di Napoli”, come lo chiamò Montanelli, tutto è peggiorato nell’ex “feudo laurino”. Oggi anche le forze dell’ordine sono
abusive: le forze dell’ordine camorrista, l’unico ordine che incuta rispetto nella città orfana del suo Comandante.
Claudio Antonelli
Come si reagisce a Napoli all’emergenza rifiuti? Con i fatti e con le parole.
Con i fatti. A Napoli – ci dicono i giornali – “dilaga la rabbia; i cittadini esasperati svuotano i cassonetti spargendo poi i sacchetti su tutta la carreggiata”. Cercare di risolvere il problema della sporcizia creandone ancora di più dimostra che la frase “rimboccarsi le maniche” è intesa, a Napoli, in un senso molto particolare.
Napoli reagisce con le parole: le parole di Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto italiano di studi filosofici che, come ci dicono i giornali, “ha trasformato il Palazzo Serra di Cassano in uno dei centri culturali più importanti d’Europa”. Il filosofo napoletano sermoneggia: “Le responsabilità vanno messe nel conto dei governi nazionali che si sono alternati in questi
anni: hanno abbandonato la formazione dei giovani e si sono rassegnati ad avere qui una sottoclasse dirigente. Mi sembra inutile adesso cercare capri espiatori tra gli amministratori locali.” Ed ancora: “Siete davvero così ingenui da credere che la camorra si riduca alla sua manovalanza? La vera camorra è la borghesia napoletana.” Ed infine : “In questa città sono nate alcune delle migliori menti d’Italia, nel 1799 una generazione di patrioti ha dato la vita per gli ideali di libertà. E a Napoli, in mezzo alla ‘monnezza’, si deciderà il futuro dell’Italia e dell’Europa intera.” Insomma, la colpa è dello Stato, la borghesia è colpevole, Napoli espanderà in tutta l’Europa la sua filosofia.
Grazie ai due esempi che ho appena dato, non bisogna faticare molto per capire quali sono le cause principali alla base dello sfascio napoletano, di cui il problema della rimozione dei rifiuti è la maleodorante cartina di tornasole. Le cause sono da ravvisarsi in una particolare mentalità incentrata sul culto della scaltrezza che fa scacco alla legalità; su un ipertrofico “senso dello Stato”
che va a scapito di un normale senso civico (la responsabilità è attribuita alle istituzioni, raramente agli individui e mai a se stessi); sul senso di classe, anzi di casta; sulla precedenza delle parole (l’oralità incontinente) sui fatti.
VENDICATA LA MEMORIA DI ACHILLE LAURO
L’emergenza rifiuti e le guerre di camorra che da anni insanguinano Napoli hanno ampiamente vendicato la memoria di Achille Lauro, il famoso – ed infamato – sindaco di Napoli. Ricco armatore, uomo intraprendente, coraggioso, monarchico fino al midollo, amato visceralmente dal popolino – i “lazzaroni” dei vicoli – egli fece tanto per la sua città. Ma fu odiato e denigrato dai progressisti di tutte le salse. E finì che Lauro perse le elezioni e perse infine anche la flotta, e per Napoli naufragò un sogno di riscatto.
Da Lauro in poi, le classi politiche “illuminate” e stuoli di maestri della disquisizione bizantina hanno attribuito tutti i mali di Napoli a lui, il “Comandante”, il re Mida borbonico di Napoli, che secondo la vulgata, prima delle elezioni, per assicurarsi il voto, dava pacchi di pasta ed una sola scarpa promettendo l’altra per il dopo-elezioni. “La colpa è di Lauro e dei suoi metodi borbonici”, è stata da allora la condanna senza appello. Lauro, laurismo: sono parole che hanno suscitato per anni l’esecrazione dell’esercito dei professoroni dell’ideologia e dei patiti della disquisizione bizantina, così numerosi a Napoli, e capaci di risolvere a tavolino retroattivamente, eliminando Achille Lauro, tutti i problemi del Mezzogiorno e della sua storica capitale.
Accanto al mito nero mai tramontato di Lauro, sindaco borbonico, ad un certo momento era sorto il mito luminoso di Bassolino, sindaco progressista, che secondo la leggenda era riuscito a fare di Napoli una città pulita, funzionale, godibile, vivibilissima.
Il caos, l’arbitrio, la puzza dell’emergenza rifiuti, lo sfacelo che le guerre di camorra rivelano hanno ben presto affossato questo mito fasullo. A Napoli oggi trionfa l’abusivismo più sfrenato, e la colpa non è certo di Achille Lauro.
Anzi, dopo il regno dell’“ultimo re di Napoli”, come lo chiamò Montanelli, tutto è peggiorato nell’ex “feudo laurino”. Oggi anche le forze dell’ordine sono
abusive: le forze dell’ordine camorrista, l’unico ordine che incuta rispetto nella città orfana del suo Comandante.
Claudio Antonelli
Montreal (Canada)
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