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Diario indiano: Mumbai




Trident, Nariman Point, Mumbai offers spacious and well appointed banqueting and event spaces with the latest amenities.

L'aereo della Air India sta atterando e sorvola a bassa quota alcune colline coperte da baracche, senza soluzione di contintuita'. Sotto i tuguri di lamiera e cartone vivono milioni di quei venti che secondo le informazioni ufficiali costituiscono la popolazione metropolitana di Mumbai, un tempo Bombai. Questo enorme slum si chiama Dhavari.
Usciti dall'aeroporto per i voli domestici (caratterizzato da una nuova torre di controllo di originale interpretazione architettonica), ci immergiamo nel traffico della  mattinata. Abbiamo prenotato un taxi che per 30 dollari al giorno sara' a disposizione per otto ore.
La prima sorpresa: il traffico e' indiano, ovvero fatto di non rispetto delle regole. Ognuno supera dove puo', suonando  il clakson perche' in questo paese si 'deve' suonare. Al punto che sul retro degli autocarri scrivono "sound the horn".
Ma la prina immersione nel traffico di  Mumbai e' piacevole se si fa un paragone con l'orribile caos che caratterizza le strade di Bangalore, capitale high tech dell'India e capitale dello stato di Karnataka.
La prima cosa che salta agli occhi e' l'assenza dei maledettisimi rikshaw. A Bangalore sono decine di migliaia, infestano le strade, schizzano da tutte le parti, inquinano con i loro motorini.
Nel centro storico e finanziario di Mumbai i rikshaw sono stati aboliti. Solo taxi alimentati a gas naturale e auto private. Questi triclicli a motore (in Sri Lanka li chiamano tuk-tuk) sono autorizzati solo a Bandra (sobborgo di Mumbai) e devono anch'essi essere alimentati a gas liquido. Ed allora uno si rende conto che se le autorita' del governo locale funzionano i risultati non tardano a venire.
La seconda sorpresa e' la pulizia delle strade che compete con quella di Colombo, capitale dello Sri Lanka.
Non trovi una cartaccia per terra. Per chi vive nel letamaio di Bangalore il confronto e' immediato.
Poi ti immergi nell'extra lusso del Trident Hotel dove e' facile dimenticare i milioni di diseredati che vivono in Dharavi, lo slum piu' grande del mondo.

Non si sa quanti siano quelli che vivono, si fa per dire, in Dharavi. L'inizio di questo slum risale alla occupazione britannica. Alla fine del '900 in Dharavi scoppio' la peste bubbonica che si e' poi diffusa in tutta l'India con decine di milioni di morti.
A Dharavi non ci sono fognature. Una toilet per 1440 persone. La gente urina e defeca nel Mahim Creek. Colera, dissenteria cronica, tubercolosi e criminalita' diffusa sono i mali di questa popolazione. Il film "Slum Dog Millionaire" e'  stato girato in questa area.

Nella zona alberghiera di Nariman Point le auto parcheggiate vanno dalle piu' celebri europee alle Rolls Royce. Arrivati in albergo abbiamo appreso che un magnate musulmano aveva prenotato duecento camere per gli ospiti del matrimonio di una figlia. Per strada non e' mancata la presenza del cavallo bianco coperto di drappi sul quale doveva cavalcare lo sposo.

Visita obbligatoria al Taj President Hotel dove nel 2008 si e' avuto l'attacco terroristico che e' costato la vita a centinaia di persone compresi ospiti stranieri degli alberghi e poliziotti. L'azione dei guerriglieri e' stata finanziata dal Pakistan e condotta in otto punti della parte sud di Mumbai, compreso il Trident, l'albergo in cui ci troviamo.

Allora si comprende perche' per entrare in un cinema, in un supermercato, in un mall, in un albergo sia necessario sottoporsi a ripetuti esami da parte degli ufficiali delle diverse security, compresi i metal detectors. Negli aeroporti indiani i controlli di sicurezza sono divisi per sesso. Le donne sono rinchiuse in cabine e non si escludono visite ginecologiche perche' il pericolo di attentati suicidi, usando tamponi esplosivi, e' sempre piu' attuale.

I punti obbligati nella visita a Mumbai sono: le cave di Elephanta da raggiungere con un'ora di battello, salendo 250 alti gradini. Famose per la rappresentazione della 'Trimurti' che non ha nulla a che vedere con la triplice sindacale italiana, ma si riferisce a Brahma (dio della creazione), Vishnu (dio della conservazione) e Shiva (dio della distruzione). 
Il Prince of Wales Museum e' molto bello e curato. 

Ma la visita piu' toccante, almeno per chi scrive, e' stata alla casa dove Ghandi ha vissuto dal 1917 al 1934. Chiamata Mani Bhavan dal nome di un precedente proprietario, l'abitazione apparteneva a Revashankar Jagjeevan Jhaveri un attivista politico.
Nel 2010 Barack Obama ha visitato questo piccolo museo che comprende la stanza dove il Mahatma Ghandi dormiva, studiava e filava la lana. 

La sua strenua lotta politica contro le autorita' inglesi  e la sua uccisone il 30 gennaio del 1948 ad opera di un musulmano fondamentalista avrebbero dovuto abolire in India la discriminazione tra le caste e aiutare i poveri a modificare il proprio stato di vita ed avere opportunita' per realizzarsi.
Oggi l'India e' uno dei protagonisti mondiali. Ma solo quella parte di India che rappresenta il vertice dell'immensa piramide di questa popolazione. Del resto la presenza dello slum Dharavi che contrasta con il lusso della Mumbai fatta di finanza e industria ne e' la tangibile dimostrazione.
Oscar

The face of Gandhi in old age—smiling, wearing glasses, and with a white sash over his right shoulder