I media di tutto il mondo stanno trasmettendo la foto del boia ISIS definito Jihadi John la cui identita' sembra sia stata svelata: un figlio di agiata famiglia, nato in Kuwait ma cresciuto e educato a Londra dove ha conseguito il diploma di tecnico informatico.
Di seguito pubblichiamo uno studio di un professionista dell'intelligence che, sulla base di una estrema obiettivita', sottolinea quali siano i confini della questione islamica.
Lo proponiamo ai nostri Lettori nell'intento di contribuire ad una serena discussione su un tema che ci riguarda tutti da molto vicino.
Questo blog e' aperto a pubblicare opinioni contrarie sull'argomento purche' espresse in termini di civilta'.
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Charlie-Charlie
UN PIZZICO
DI STORIA
Secondo la
versione tramandataci dal ramo sunnita dell'Islam (SUNNA in arabo
vuol dire regola, tradizione), sul letto di morte,
l' 8 giugno 632, Maometto ha nominato Abu
Bakr, caro amico, discepolo
e padre della moglie preferita
Aisha, come califfo, (in arabo
califfo vuol dire successore). Secondo
il ramo sciita (SHI'A in
arabo vuol dire partito, fazione) dell'Islam il successore avrebbe dovuto essere il parente maschio più
vicino a Maometto, Ali, cugino e
marito di sua figlia Fatima, pertanto il ramo sciita considera Abu Bakr un usurpatore.
Appena due
anni dopo Abu Bakr morì e fu scelto un altro discepolo di
Maometto. Omar, che dopo 10 anni di regno venne assassinato, ma in punto di
morte - conscio dei problemi di successione - creò la SHURA (che noi chiameremmo CONSULTORIO). Morto Omar fu scelto come califfo Othman, anch'egli assassinato. Così dopo un'attesa di 24 anni nel 656 Ali venne scelto
come il quarto califfo.
La tribù degli Omayyadi di Othman, che non aveva alcun diritto legittimo al califfato, si oppose ad Ali e, convinti che Ali avesse fatto assassinare
Othman, nominarono un anti-califfo.
Dopo anche Ali fu assassinato e il capo
selle forze Omayydi, Muawiyya, senza
convocare una Shura, si proclamò
Califfo.
Non tutti i musulmani accettarono questi fatti ed i seguaci di Ali, guidati dal
figlio Hussein, formarono un
partito; questa e' ancora oggi la grande frattura del mondo
islamico diviso in Sunniti,
seguaci della regola Sunna, e Sciiti
seguaci di una fazione e/o partito Shi'a.
Nel 680, nei pressi di Karbala in
Iraq, l'esercito omayyade di Muawiyya
attacco' e massacrò le forze guidate
da Hussein, che venne trucidato con tutta la sua
famiglia.
Questo pizzico di storia era necessario
poiché incredibilmente, questi anni di guerre intestine, omicidi e assassinii sono
considerati dai musulmani gli "ANNI
D'ORO DELL'ISLAM" e questa è una visione che dobbiamo tenere a
mente per comprendere sia gli avvenimenti di oggi, sia la differenza tra il
concetto musulmano di Islam, in arabo sottomissione, abbandono, consegna totale [di sé a Dio], e
il concetto occidentale attenuato dai principi
di libertà ispirati dalla Rivoluzione Francese.
IL PRESENTE
Lo scontro tra sunniti e sciiti ha visto
fino ad oggi l'Occidente come un testimone assente e distratto, schierato si
qualche volta con gli uni o con gli altri ma per meri motivi di interesse (due
esempi per tutti; abbiamo appoggiato lo Scia', per poi passare a sostenere
Saddam Hussein nella sua guerra contro l'Iran). All'inizio del nuovo millennio
un attacco terroristico di dimensioni impensabili (oltre 3000 vittime) ha
prodotto un brusco risveglio ricordandoci che quel mondo che avevamo sperato
restasse per sempre impigliato nelle proprie diatribe era diventato un pericolo
mortale.
Dobbiamo ammettere che la reazione
dell'occidente non e' stata adeguata. Da quel settembre del 2001, all'attentato
di Parigi, i paesi occidentali sono stati impegnati ad appoggiare e partecipare
a politiche incondivisibili di aggressione a stati sovrani (come Iraq e Libia) in
cui abbiamo alterato equilibri certamente inaccettabili dal punto di vista
della democrazia, ma senza produrre le premesse efficaci a costruire
alternative per la nostra sicurezza. Le nostre faide politiche interne hanno
impedito di restare più a lungo in quei luoghi e il processo democratico
avviato e' stato immediatamente sopraffatto dalle tradizioni tribali e di
fazione. Ora dire "la barbarie non
passerà" non e' più sufficiente, oggi li' dove abbiamo fallito si sono
create situazioni di pericolo per noi di cui i fatti di Parigi sono solo la
punta dell'Iceberg. La nascita dello Stato Islamico di Iraq e del Levante
(ISIL), Al Qaeda nella Penisola Araba(AQPA),
Boko Aram, Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), sono solo l'inizio dell'elenco
delle organizzazioni islamiche radicali nate sulle ceneri della incapacità
occidentale di restare uniti, che hanno come obiettivo dichiarato la conquista
dell'Occidente. Sembra come se dopo le sconfitte di Lepanto e Vienna la
macchina offensiva islamica sia andata in letargo ed ora si stia risvegliando
pian piano in quello che io chiamo Ecumene
Islamico.
Giusto per dare un'idea delle forze in campo
vi riporto i dati della comunità
intelligence statunitense riferiti solo
alle forze del ISIL, stimate tra 9.000/18.000 combattenti. Il gruppo
islamico però può anche attingere
a migliaia di altri estremisti, la cui lealtà non è così intensa, per arrivare a schierare fino a 31.000
combattenti. Moltiplicate questo numero per tutti i paesi del
Vicino e Medio Oriente, il Nord Africa e..... L'Europa! si perché con i molti
milioni di musulmani ormai insediati in Italia, Germania, Francia, Inghilterra
e le comunità stanziali dei Balcani, anche noi siamo entrati nell'Ecumene
Islamico.
Tutti questi movimenti si ispirano agli Anni
d'Oro dell' Islam (in arabo
sottomissione), cioè affermano e praticano radicalmente quelle che erano i
dettami della loro religione nel 600 dopo Cristo, cioè circa mille e cento anni
prima della Rivoluzione Francese. Va da se' che questo ritorno alle origini, che
ha affossato anche quella flebile speranza di rinnovamento che va sotto il nome
di Primavera Araba, non può
che comportare la ripresa della guerra di conquista nei confronti non solo
dell' Europa, ma di tutti gli spazi territoriali, politici e religiosi che non sono
ancora soggetti all' Islam. D'altronde il profeta Maometto nell'enunciazione
del Corano (il profeta era analfabeta e il Corano gli sarebbe stato rivelato in
arabo dal Arcangelo Gabriele ed assimilato per virtù divina) ha
affermato che il mondo e' diviso in Dar al Islam e Dar al Arb.
Vi leggo la definizione data a questi due termini dal
dizionario di Storia Treccani: "DAR
AL-ISLAM (casa dell’islam) lo
spazio territoriale e politico soggetto alla legge islamica e abitato dalla UMMA (comunità) dei
credenti, entro il quale è vietato condurre guerre, opposto a DAR AL-HARB (casa della guerra), ossia il territorio
extraislamico nel quale è lecito e doveroso condurre il Minore Jihad". Qui si impone una piccola parentesi per spiegare cosa
significhi questa parola Jihad per i seguaci del Corano (in
arabo "lettura").
Il Jihad Maggiore e' letteralmente lo "sforzo" o
"impegno [del singolo] sulla Strada di Dio". Cioè lo sforzo contro le
forze negative del proprio corpo e del proprio spirito necessario per sperare
di vedere nell'Aldilà il volto di Allah.
Il Jihad Minore, così come viene contemplato dalla Legge Islamica
(Sharia) prevede che se un'offesa o
un'aggressione e' portata dalla Dar al
Arb alla Dar al Islam, l'impegno a pugnare incombe su tutta la Comunità (Umma); mentre se
si vuole espandere i confini fisici e spirituali della Casa dell'Islam, l'impegno compete
solo ai volontari espressi dalla comunità. Nel primo caso si parla allora di obbligo
individuale, nel secondo invece di obbligo
collettivo.
A questo punto credo di aver chiarito il perché delle insistenti dichiarazioni negli anni di tutti i leader politici, religiosi e islamici che hanno sempre accusano l'Occidente di "aggredire" il mondo musulmano. Infatti con questo escamotage viene sollecitato il dovere che tutta la comunità dei credenti (UMMA) ha a condurre la Jihad Minore. Si comprendono così meglio le parole pronunciate dal terrorista Amedy Coulibaly entrato nel supermercato kosher di Parigi, che in un filmato (vedi link a fondo pagina) apparso in internet dopo la sua eliminazione, ha affermato che il suo gesto e il massacro dei giornalisti di Charlie Hebdo sono la riposta agli attacchi a ISIL. E' chiaro quindi che non possiamo più pensare solo in termini concettuali: "la barbarie non passerà", ma dobbiamo convincerci che il pericolo non può solo venire dall'esterno, come accadde l' 11 settembre, ma che il pericolo e' tra noi e dobbiamo prendere esempio da quanto e' stato fatto negli Stati Uniti, dove nessuno dei media americani ha pubblicato o ripreso vignette irriverenti verso Maometto o l'Islam. Dobbiamo anche impegnarci perché venga promossa tutta una serie di misure in grado di agevolare l'integrazione degli emigrati. Da ultimo sarà opportuno informarsi a fondo sui principi fondanti di quelle religioni suscettibili di generare terrorismo e concentrare gli sforzi per mettere a punto misure idonee di difesa. Infatti i francesi ammettono che il reclutamento jihadista è in crescita (dai 555 del gennaio 2014 ai 1260 del gennaio 2015) e la Francia ha già stanziato circa 700 milioni di euro in tre anni per realizzare le misure più urgenti: circa 3000 nuove assunzioni tra forze dell'ordine e Servizi di Intelligence, per controllare soggetti sospetti; aumento dei cappellani dei carceri, in maniera da curare meglio i detenuti dal punto di vista spirituale; ma sopratutto la creazione di una commissione transpartisan che definisca le modalità e la pena per coloro che si macchieranno di ”INDEGNITÀ NAZIONALE” , ossia che potrebbero essere dichiarati decaduti dalla nazionalità. E noi che abbiamo fatto al riguardo!?
«Combattete
coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello
che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della
Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino
umilmente il tributo, e siano soggiogati.» (Corano 9,29)
E'
questo il passo del Corano che ispira le azioni di ISIL in Siria e Irak (ndr.
la gente della Scrittura sono gli Ebrei ed i Cristiani, per gli atei,
politeisti, Yazidi, ecc. c'e solo la morte)
Link
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/france/11338265/Paris-attacks-video-emerges-of-Amedy-Coulibaly-pledging-allegiance-to-Isil.html
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Un comico
italiano (Antonio Albanese) qualche anno fa aveva inventato una macchietta
quanto mai “centrata”: il “Ministro della Paura”. Qui il ministro della paura
ha colpito ancora! L’analisi storica sulle guerre intestine all’Islam è
sostanzialmente corretta, anche se non profondissima: non è ad esempio mai
toccato il concetto di “Umma” (tribù) dei credenti, che per anni ha costituito
un punto di forza dei jihaidisti, raramente criticati dagli altri islamici, ma
che oggi sembra si stia un po’ incrinando.
Mi fa
sorridere invece il messaggio successivo ai richiami storici, improntato alla
paura più assurda. Siamo davvero convinti che il mondo civile debba essere
terrorizzato da 31.000 combattenti, ai quali si unisce qualche migliaio (forse)
di nuovi arruolati all’anno?
Prendendo
per buono il numero degli armati che viene citato dall’articolo, è come dire
che l’Occidente non sarebbe in grado, se decidesse, di rendere inoffensivo un
numero di combattenti che non arriva nemmeno a fare il numero degli spettatori
di una domenica nello stadio del Novara o del Livorno? Non dimentichiamoci che
a suo tempo l’Occidente ha letteralmente annichilito in pochi anni le armate
del Terzo Reich e dell’Impero Giapponese messi insieme, la cui forza era oggettivamente
incomparabile con quella dell’ISIS! Il confronto esisterà solo finché qualcuno
non deciderà di rompere gli indugi: da quel punto in poi “non ci sarà storia”.
Ricordo
ancora (in quei giorni ero in Costa d’Avorio) quando i Francesi decisero che “l’Impero
Centrafricano” del dittatore Bokassa aveva stancato con le sue guasconate e con
le punzecchiature agli stati limitrofi, alleati della Francia. Di fronte
all’impossibilità di una soluzione diplomatica, nell’arco di un solo pomeriggio
200 paracadutisti della “Légion” presero in mano il Paese e rovesciarono il
governo, il tutto senza perdere un solo uomo. Di questo rapporto di forze
stiamo parlando.
Un cordiale saluto,
Flavio Gualdoni