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La prostata
Telefono.
"Sono l'assistente del Dr. Palliny, il suo urologo. Le ricordiamo che domani lei deve venire per il controllo semestrale della sua prostata".
Lo studio e' sulla M Street, secondo piano. Bisogna digitare su un monitor nome e altre informazioni per confermare la visita.
Dieci minuti di attesa. Poi prelievo del sangue per l'esame PSA, un tempo l'unico riferimento medico per i problemi alla prostata. Oggi molto contestato perche' dicono che non da' risultati coerenti.
Arriva l'urologo che si arma di guanto, crema e mi invita ad abbassare pantaloni e mutanda. Ispezione rettale che proprio non mi piace. De gustibus....
Andiamo nel suo ufficio.
"Dunque: le dimensioni della prostata sono regolari. Ma il PSA e' proprio sballato. Le alternative sono due per vederci meglio: o facciamo una biopsia oppure facciamo un MRI (Magnetic Resonance Imaging, ndr)"
Escludo categoricamente la prima ipotesi perche' anni fa mi ha fatto la biopsia e lo shock e' stato notevole.
"Allora facciamo lo MRI. La mia assistente le prenota l'appuntamento al dipartimento radiologico del Washington Hospital."
Dopo qualche giorno mi reco nel luogo indicato dove sono ricevuto senza lunghe attese. Iniezione per il contrasto e introduzione nella stanza dove e' sistemata la macchina del MRI. Arriva un dottorino, giovane giovane che deve essersi appena laureato.
Mi dice, ripetendo le frasi chissa' quante volte mandate a memoria e dette, che il trattamento consiste nell'introduzione nel retto di una 'probe', una sonda che andra' a collocarsi in prossimita' dell'area vicina alla famosa ghiandola per ottenere immagini piu' dettagliate. Me la mostra e le dimensioni dell'arnese non mi lasciano tranquillo.
Chiedo se saro' sedato come si fa con la colonoscopia.
Risponde che non e' previsto questo trattamento anche se l'esame puo' essere lievemente fastidioso.
Sono nelle loro mani. Mi fanno adagiare sul fianco sinistro e sollevano il camice che mi e' stato dato con calzini al momento del mio ingresso.
Ed inizia la tragedia. Ci provano tre volte ed il vostro redattore, che e' un tipo che sopporta abbastanza il dolore, urla ed alla fine piange per il dolore. Il quarto tentativo viene preceduto da una iniezione di Valium con la raccomandazione di non guidare l'auto. Riprovano e il dolore aumenta.
La tentazione sarebbe quella di mandare loro in quel posto e non il sottoscritto. Ma in America bisogna essere 'polite' anche se ti hanno stuprato.
All'ennesimo urlo di dolore allontano il dottorino e l'assistente, mi metto a sedere sul lettino della macchina e gli dico che l'esperimento lo pssono continuare con il culo di un altro. Io ho gia' dato.
Il dottorino afferma che, si' effettivamente qualche paziente reagisce male al trattamento. Il che sta a confermare che di gente che urla e si lamenta ne hanno a bizzeffe. Infatti prima del mio turno mi avevano sorpreso le invocazioni e i sighiozzi di un signore che trapassavano porte e muri.
Prima di uscire dalla stanza l'assistente mi dice in un orecchio che a Washington ci sono altri MRI, i cosiddetti 3T fatti dalla Tesla (quella delle auto elettriche) e dalla Philips che hanno tre magneti e non uno solo e non necessitano di sonde da infilare nell'ano.
Dopo una settimana mi reco in uno di questi laboratori e l'esame viene condotto in cinquanta minuti.
Sull'addome mi hanno posto una sorta di vassoio prima di essere introdotto nel tunnel della macchina. Tutto OK.
Dice: "Eh, ma quanto sei delicato...! Dopo decenni di vita aziendale e politica dovresti averci fatto il callo a quel trattamento biblico."
Risposta: Un conto sono le violenze professionali e morali. Un conto quelle fisiche. E poi ognuno si gestisce il deretano come meglio crede.
Protesto con il mio urologo che si sprofonda in scuse dopo avere appreso che al Washington Hospital sostituiranno gli MRI con quelli piu' potenti in un paio di mesi.
Perche' a me e' stato riservato quello di prima generazione non e' chiaro.