Diario da Veracruz:
Sono rientrato in albergo dopo avere assistito su schermo IMax da venti metri a una delle piu' grandi cagate del cinema americano dal titolo: "Independence Day: Resurgence".
Sono le 1:17 del 24 giugno. Apro il lap top per vedere cosa e' successo nella Gran Bretagna.
Tra i commenti di esultanza per l'uscita di questa nazione dall'Unione Europea quello di Farage come riportato da La Stampa.
"Farage è scatenato, parla di giorno dell’Indipendenza, di inglesi che potranno tornare a cantare il loro inno senza sentirsi dire dove è sbagliato. È’ su di giri, chiede le dimissioni di Cameron. A Downing Street tirano fuori il discorso di riserva quello che il premier non avrebbe mai voluto pronunciare. Per lui è una disfatta, ha azzardato sbagliando ogni calcolo con il referendum, ha perso Europa, Nazione, Partito e potere."
Ci vorranno un paio di anni prima che Cameron, autore di questo referendum del cavolo che doveva servirgli solo per ragioni di antagonismo interno al suo partito, possa completare la procedura prevista dall'articolo 50 del Trattato della EU. Almeno stando alle considerzioni dei tecnici.
Cameron o chi per lui se dara' le dimissioni di fronte a una disfatta di queste proporzioni.
I referendum sono un meccanismo pericolosissimo come dimostrano altri precedenti.
Basta ricordare quello sul nucleare in Italia all'insegna del "Volete avere una centrale alle porte di casa?" (8-9 novembre 1987).
Gli italiani risposero di no, per carita'. E l'energia elettrica da anni ormai la importiamo dalla Francia, pagandola un bel po' di piu', con la soddisfazione che, se dovesse succedere qualcosa a quelle centrali, Piemonte, Liguria e Lombardia sarebbero immediatamente contaminate dalle radiazioni.
L'inghilterra e' un paese di vecchi, come l'Italia.
A questa ampia fetta dell'elettorato e' stato detto che restare in Europa significava per loro:
1)pagare piu' tasse perche' la loro nazione avrebbe dovuto continuare a ripianare i deficit dei paesi spendaccioni dell'Unione, incapaci di gestire i propri bilanci;
2) avrebbero dovuto aprire le frontiere ogni anno alle decine di migliaia di migranti e dio sa se di problemi ne hanno gia' con tutti quei musulmani diventati cittadini britannici nella forma e odiatori della terra di accoglienza nella sostanza;
3) accettare il dominio della Germania nella gestione dell'Unione. E qui rampollavano le antiche ferite della Seconda Guerra Mondiale e l'odio messo forzosamente sotto il tappeto per alcuni decenni.
I giovani sembra che abbiano votato per 'remain'. Ma se lo avessero fatto in massa e non avessero disertato le urne per andare al pub o a ballare forse il risultato sarebbe diverso.
Sara' interessante vedere cosa faranno Scozia e Nord Irlanda che invece alla Europa ci tengono eccome. Soprattutto per ragioni economiche.
L'ipotesi del referendum diventato una cintura esplosiva per la Union Jack non e' poi cosi' azzardato.
Gli osservatori dicono che questo "cupio dissolvi" sara' seguito da altre nazioni della EU, quelle del nord per intendersi, per le stesse ragioni espresse dalla maggioranza dell'elettorato inglese.
Staremo a vedere. Ma e' certo che ci attendono giorni molto difficili.
Con buona pace dei Padri Fondatori di questa povera Unione Europea.
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Caro Oscar,
Purtroppo constatiamo che la Brexit è il totale fallimento
dei ns. politici. Dopo averci portato in Europa, i ns. rappresentanti, seppure
i meglio pagati, sono i più improfessionali ed i più latitanti. Ricordo che
Bossi segnò 5 o 6 presenze nel suo mandato e Salvini alla data soltanto una (ma
è soltanto un esempio). Il posto di parlamentare europeo per noi è stato
soltanto un modo di gratificare i non eletti al Parlamento Nazionale,
permettendo loro di avere soltanto onori e nessun onere. Poichè ho molti
contatti col mondo londinese (soprattutto il finanziario), la tendenza generale
era nel dire che il no Bexit sarebbe il minor male, ma che l'infrastruttura UE
è comunque un inefficiente aggravio burocratico senza alcuna forza politica a
livello mondo: soltanto leggi, leggine, disposizioni ad aggravare la gabbia
burocratica di ogni paese.
Ho però avuto conforto da rappresentanti del Fondo Permira
che nel mondo della finanza cambierà poco, come pure nell'economia del paese.
Più danneggiati saranno i paesi europei (Est Europa ed Italia), da dove giunge
a Londra una forte immigrazione di ragazzi non qualificati che vivono dei 500 £
di sussidio mensile ed assistenza medica a carico dello Stato.
Per chi ha ivi una professione e paga le tasse, non cambia
nulla. Come da storia, quel che resta della UE si accorderà sui dazi doganali.
Purtroppo non si può forzare la mano alla Storia (Benedetto Croce insegna) e se
si lascia tutto al caso (come hanno fatto i ns. governanti, abili soltanto a
parlare e poco ad agire), si arriva alla Brexit. Come si può pensare che la
Turchia entri in Europa? Un paese a guida tirannica, con un sultano come leader,
nessun rispetto dei diritti umani ed un integralismo crescente! Se questo vuol
dire Europa, si comprende la Brexit. Fortunatamente per noi in Italia, da paese
che ha lunga storia nel voltagabbana, la UE è una grotta sicura. Ma se a
Buxelles nomina una commissione che per due anni si riunisce per decidere se le
vongole commestibili devono misurare 2,6 cm o 2,4 cm e se il parmigiano può o
non può nominarsi parmisan, il Tokai è un vino ungherese e non veneto e poi
lascia all'Italia il problema dell'esodo da Africa ed Asia con decine di
migliaia di morti nel mediterraneo, non credo che sia un gran successo avere un
Parlamento Europeo.
Quando ci sarà da noi il referendum per Italexit, comunque,
voterò no A PRESCINDERE (come diceva il ns. saggio Principe De Curtis).
Un abbraccio
Aldo Nicolosi (Milano)