Noi, giovani vecchi.
In terza liceo, una notte della Festa delle Matricole, insieme ad alcuni anziani della facolta’ di legge, abbiamo murato la porta del liceo Michelangelo di Firenze con un sovramattone. La mattina dopo file infinite di studenti e professori che non potevano entrare ma che a stento contenevano la risata. Abbiamo rischiato il sette in condotta (comprese le quattro ragazze, ma nessuno ha spifferato). Poi siamo stati quasi perdonati. Ma alla maturita’ (sei materie preparate) la Terza D del Miche e’ stata la numero uno in Italia e non certo per merito di chi vi parla. Poi ancora studiare, passare di lavoro in lavoro per farci una vita, mettere su una famiglia. Impegnati in poltitica su fronti diversi e avversi, nel servizio sociale, nelle attivita' culturali. Non ci lamentavamo perche’ alle spalle avevamo le macerie della guerra e davanti c’era un orizzonte anche se non ben definito. Ma vivevamo nella speranza. Il massimo dell’eccesso era qualche sigaretta e bicchiere di vino. Oggi si vive nella dimensione della paura. C’e’ molta, troppa insofferenza nei confronti dei vecchi. Adesso e’ tutto un sostenere che, con l’immunita' di gregge, noi dobbiamo levarci di torno al piu’ presto e lasciare il posto e i soldi guadagnati agli altri.
Lo faremo a tempo debito e alla faccia di tanti giovani rammolliti.
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Us, young old men.
In the third high school, one night of the Freshmen's Day, together with some seniors of the law school, we walled the door of Michelangelo high school in Florence with an over-brick. The next morning endless rows of students and professors who could not enter and who hardly contained laughter. We risked the seven in conduct (including the four girls, but no one spied). Then we were almost forgiven. But at maturity (six prepared subjects) the Third D of Miche was the number one in Italy and certainly not because of the speaker. Then still study, spend work in work to make a life for us, set up a family. Engaged in politics on different and adverse fronts, in social service, in cultural activities. We didn't complain because behind us we had the rubble of the war and there was a horizon in front of us, even if it wasn't well defined. But we lived in hope. The maximum excess was a few cigarettes and glass of wine. Today we live in the dimension of fear. There's a lot, too much impatience with the old. Now it's all a claim that, with the immunity of flock, we have to get out of the way as soon as possible and give way and the money earned to others.
We will do so in due course and in the face of so many soft young people.
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Che idea fantastica! E che invidia per te che lo hai vissuto! Un modo di creare scompiglio, senza colpire nessuno in particolare, e senza mettere in pericolo gli studenti... altri tempi. Ora chissà se lo saprebbero alzare un muro di mattoni....😉
Emanuela A.
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Carissimo,
messaggio ricevuto, grazie! A Noi!!!!
Maurizio Maggini
Caro Oscar,
la goliardata rivoluzionaria che hai raccontato mi ha fatto ricordare un episodio scolastico del 1956 al quale presi parte.
Era autunno, e l'Unione Sovietica aveva invaso l'Ungheria per soffocare la rivolta che si era manifestata a Budapest con la partecipazione di migliaia di studenti. Noi studenti scendemmo in sciopero e ci ammassammo di fronte all'ingresso del liceo a Torino. Il Signor Preside era dalla parte opposta della via, al centro dell'ingresso spalancato. Era un omone alto e ben piantato e teneva le braccia incrociate sul petto. Nessuno di noi attraversò la via ed il gruppo scioperante studentesco rimase compatto. Avevamo intuito che il Preside era sulla porta della scuola per "impedirci" di entrare. Infatti il giorno successivo ci giustificò in massa (altrimenti: sette in condotta sulla pagella) e ci fece entrare senza la giustificazione della famiglia. Fu il mio primo sciopero studentesco, a 15 anni !
Ciao, buona permanenza in Mexico,
Dario Seglie, Italy
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Us, young old men.
In the third high school, one night of the Freshmen's Day, together with some seniors of the law school, we walled the door of Michelangelo high school in Florence with an over-brick. The next morning endless rows of students and professors who could not enter and who hardly contained laughter. We risked the seven in conduct (including the four girls, but no one spied). Then we were almost forgiven. But at maturity (six prepared subjects) the Third D of Miche was the number one in Italy and certainly not because of the speaker. Then still study, spend work in work to make a life for us, set up a family. Engaged in politics on different and adverse fronts, in social service, in cultural activities. We didn't complain because behind us we had the rubble of the war and there was a horizon in front of us, even if it wasn't well defined. But we lived in hope. The maximum excess was a few cigarettes and glass of wine. Today we live in the dimension of fear. There's a lot, too much impatience with the old. Now it's all a claim that, with the immunity of flock, we have to get out of the way as soon as possible and give way and the money earned to others.
We will do so in due course and in the face of so many soft young people.
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Che idea fantastica! E che invidia per te che lo hai vissuto! Un modo di creare scompiglio, senza colpire nessuno in particolare, e senza mettere in pericolo gli studenti... altri tempi. Ora chissà se lo saprebbero alzare un muro di mattoni....😉
Emanuela A.
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Carissimo,
messaggio ricevuto, grazie! A Noi!!!!
Maurizio Maggini
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Grande Oscar!
Un abbraccio e cerchiamo di rimanere in salute.
Emanuele G.
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Un abbraccio e cerchiamo di rimanere in salute.
Emanuele G.
Caro Oscar,
la goliardata rivoluzionaria che hai raccontato mi ha fatto ricordare un episodio scolastico del 1956 al quale presi parte.
Era autunno, e l'Unione Sovietica aveva invaso l'Ungheria per soffocare la rivolta che si era manifestata a Budapest con la partecipazione di migliaia di studenti. Noi studenti scendemmo in sciopero e ci ammassammo di fronte all'ingresso del liceo a Torino. Il Signor Preside era dalla parte opposta della via, al centro dell'ingresso spalancato. Era un omone alto e ben piantato e teneva le braccia incrociate sul petto. Nessuno di noi attraversò la via ed il gruppo scioperante studentesco rimase compatto. Avevamo intuito che il Preside era sulla porta della scuola per "impedirci" di entrare. Infatti il giorno successivo ci giustificò in massa (altrimenti: sette in condotta sulla pagella) e ci fece entrare senza la giustificazione della famiglia. Fu il mio primo sciopero studentesco, a 15 anni !
Ciao, buona permanenza in Mexico,
Dario Seglie, Italy