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Bill Gates, pensionato a 52 anni

Quando un grande giornalista disegna il ritratto di un grande imprenditore
Da La Repubblica
Gates, l'album privato del pensionato d'oro
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON - Con la faccia struggente della solitudine e lo sguardo implorante di quello che le compagne a 18 anni fuggivano come i foruncoli e che adesso rimpiangono di non avere coccolato, il bambino con gli occhiali troppo grandi e i capelli tagliati con la scodella ci guarda dall'album di un passato che nessuno come lui ha saputo cambiare.
LE IMMAGINI Bill Gates, pensionato dal primo luglio prossimo a 52 anni e 50 miliardi di dollari di portafoglio - praticamente un miliardo per ogni anno di vita, centesimo più centesimo meno - chiede al mondo che ha dominato con i suoi prodotti e che ha colonizzato con la sua ubiqua e spesso odiata Microsoft, non più di comperare e di aggiungere altri soldi al suo salvadanaio, ma di volergli un po' di bene. Prodotto notoriamente difficile da acquistare. Per fare quest'ultimo grande affare della sua vita, l'unico che non sia mai riuscito a concludere con profitto, Gates ha ceduto a un mondo che non l'ha mai amato le fotografie della sua infanzia, della sua adolescenza e della prima giovinezza in quella università di Harvard che non volle mai finire e che gli pesa, come disse il suo amico e ammiratore, Warren Buffet, finanziere ultramiliardario, "come una pizza fredda che non riuscirà mai a digerire". E per rendere più sincera la sua offerta di portarlo finalmente con noi a ballare alla festina del venerdì sera, insieme con questa cartoline dalla solitudine del successo, Bill ci propone una mancia da 100 miliardi di dollari, 50 suoi, il 99% della sua fortuna e 50 di Buffet, nella fondazione Bill e Melinda Gates (Melinda è il nome dell'ex impiegata della Microsoft che vinse la lotteria del matrimonio), destinati a estirpare la malaria, a scoprire i meccanismi segreti del sistema immunitario, a creare raccolti naturalmente resistenti alla siccità e ai parassiti per risolvere per sempre la tragedia della carestie e dar da mangiare agli affamati.
Ragazzo ambizioso, e dunque pre-pensionato ambiziosissimo e soffocato dalla noia di essere se stesso, Gates oltre ai suoi progetti nobili e messianici continua a essere tormentato dall'angoscia che afferra tutti i saggi, quando oltrepassano la soglia della cosiddetta "mezza età", che è la scoperta terrificante di quante cose non sappiano e di quanto poco tempo rimanga per impararle. Le foto di lui ragazzino assorto davanti allo schermo di un primitivo personal computer, chiaramente a disagio in abito formale tra amici e compagni più alti di lui e più fusti, chino sulla telescrivente che la madre gli regalò perché imparasse a programmare ancora con i nastri e le schede perforate, sono appunto la confessione di un bambino che rimpiange amaramente di essere invecchiato. E vuole consumare gli anni che gli rimangono, e le fortune prodigiose accumulate, per fare qualcosa che lo avvicini a un surrogato di immortalità. Non un software, un programma, una sequenza di algoritmi, che - nessuno lo sa meglio di lui - sono comunque destinati alla stessa sorte che condanno le telescriventi, i terminali ad aghi e i nastri magnetici alle discariche della tecnologia. Ma una scoperta, un'idea, una soluzione che faccia del ragazzino malinconico in bianco e nero un nome luminoso nella storia, come un Pasteur, un Fleming, una Marie Curie. Alcune delle cartoline dal rimpianto di una vita che ha conosciuto troppo successo, sono foto prese dalla madre Mary, da quella donna che non gli perdonò mai di avere abbandonato l'università prima di ottenere la laurea per dedicarsi alla passione di far soldi nel nuovo mondo dell'informatica e che gli disse, poco prima di morire ancora giovane: "Ricordati che molto è richiesto da coloro ai quali molto è dato". Una citazione evangelica, pronunciata da una madre che aveva dedicato molta parte della propria vita e dei propri guadagni alla beneficenza della United Way, che nel 2000 fece scattare nel figlio, e in Melinda che comunque non aveva grande scelta avendo firmato con lui ferrei contratti prematrimoniali, l'idea di abbandonare la guida della Microsoft, di riservare al mantenimento della propria famiglia l'1 per cento della propria fortuna (pur sempre circa 600 mila dollari l'anno) e di restituire il resto all'umanità che glielo aveva versato sotto forma di acquisti e di royalties per il suo monopolio di fatto sui personal computer, attraverso prima Ms-Dos e poi la serie delle "Windows", dei sistemi operativi a base grafica. Resterà dunque abbastanza per la moglie Melinda e per i loro tre figli ancora bambini, nessuno dei quali ha superato ancora le elementari, e Bill è rimasto il bambini frugale e insensibile alle lusinghe della vanità materiale, che ancora oggi i pendolari di Seattle vedono guidare da solo la prima automobile, spesso con un libro aperto sul volante, da leggere nello stop and go, nel traffico lumaca delle ore di punta. Le stesse foto ci illustrano come in fondo non sia neppure molto cambiato fisicamente, sempre lo stesso geek o nerd o dork, come lo chiamavano le ragazze, lo stesso secchione, lo stesso chiodo, lo stesso ciuffo di capelli che ancora gli cadono sulla fronte, gli occhi timidi, il sorriso di scusa e la voce, che lui ha prestato per accompagnare l'album dei ricordi, ancora un po' chioccia, come se mai fosse avvenuto per lui il cambio di timbro nel momento dello sviluppo. Un ricchissimo bambino, un adolescente con la faccia di quello condannato a fare tappezzeria e che si è vendicato tappezzando di se stesso il mondo intero. Ma che ora è pronto a pagarci e a darci da mangiare per volergli un po' di bene, sospettando che anche l'amore, come un software, alla fine si deve comperare perché il computer dei ricordi non si blocchi.

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