La Signora ha rinfoderato la spada e, come detta il tradizionale fair play anglosassone, ha usato parole di apprezzamento nei confronti del suo ex avversario ma non ancora compagno di cordata nella convenzione che in agosto dovrà incoronare il ticket democratico.
A sua volta e con tempismo Barack Obama ha imposto ai suoi di piantarla con le soffiate che ‘mai il giovane senatore nero si metterà al fianco come vice presidente l’ingombrante senatrice di New York’, in permanenza semi oscurata dall’ombra di un marito il cui ruolo, in questa lunga campagna di 18 mesi per le primarie democratiche in giro nei 50 stati, si è rivelato più deleterio che costruttivo.
Barack Obama adesso aspetta che cali la polvere dei comizi. E poi prenderà la sua decisione. Anche perchè si tratta di valutare con chiarezza i pro e i contro di una alleanza che nella previsione generale potrà produrre solo scintille. Come del resto la vicepresidenza di Al Gore dovrebbe far ricordare.
Quanto all’auspicato ritorno all’unità del partito democratico la strada è tutta in salita per Obama. Sarà molto difficile recuperare i 18 milioni di persone che hanno votato Hillary contro il nero semikenyota. Sono molti i democratici che adesso affermano di avere deciso di votare a novembre per il candidato ‘meno pericoloso’, quel John McCain dalla oratoria piatta e senza idee, schiacciato dalla figura di un Bush giunto ormai all’ultimo gradino dell’apprezzamento del popolo americano, oppresso dalla sua età e dalla lotta che ha intrapreso contro il melanoma. Senza parlare del suo caratteraccio che gli è costato molto sino dai lontani tempi della sua giovinezza.
Ma il discorso di Hillary Clinton al National Building Museum di Washington di fronte a migliaia di sostenitori entusiasti, ha rappresentato un vero punto di svolta. Hirllay ha più volte, intensamente, sostenuto la necessità di far eleggere Barck Obama alla presidenza della Federazione. E lo ha fatto in maniera convinta e convincente, scaldando una platea abbastanza scettica all’inizio, senza eccedere nei toni da comizio.
Ma spesso usando il pedale del ‘piano’ con grande efficacia quando ha ricordato che queste primarie hanno rappresentato una rivoluzione per la società americana, perché hanno proposto con grande sostegno di voti (36 milioni) una donna ed un nero quali candidati alla Casa Bianca. La Clinton ha sottolineato più volte la necessità che in America si arrivi finalmente ad avere una copertura sanitaria nazionale, il tema di fondo di tutta la sua vita politica sin da quando ha messo per la prima volta il piede dentro la White House come first lady. Un gran discorso quello di Washington. Adesso si tratta di vedere quale decisione vorrà prendere il senatore nero se non vorrà spaccare definitivamente il Partito Democratico.
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