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'Racial boundaries' ovvero: 'i confini razziali'

 

L'altro giorno ero seduto ad un tavolo della sezione del Costco dove si possono consumare hot dogs, gelati, pizze, churros. Costo e' una delle piu' grandi catene internazionali di supermercati, seconda sola a Wal Mart ma certamente prima nel rapporto qualita' - prezzo.

Mia moglie mi ha fatto notare che negli altri tavoli c'erano sei coppie miste (neri, asiatici, ispanici, bianchi).

L'America ha ormai raggiunto il superamento dei suoi "racial boundaries", i confini razziali", grazie anche alla presenza di quel modello costante di corretto e civile comportamento che si incarna nella famiglia Obama?

Troppo presto per affermarlo. Washington non fa testo. Del resto nella Capitale il 73 per cento della popolazione e' costituito da African Americans. E mentre i fratelli black guardano con simpatia ad un maschio nero che si accoppia con una bianca (possibilmente bionda), altrettanto non puo dirsi per la giovane nera che va con un bianco.

A che punto e' l'integrazione razziale negli Stati Uniti?

Se si considera il ristretto livello dei super ricchi il denaro riesce a omogeneizzare i diversi colori di pelle e le differenti culture.

Lo stesso avviene nelle forze armate e in particolare sui teatri di guerra. Il pericolo condiviso e' un agglutinante che trova la sua migliore espressione nel profondo senso di cameratismo. Lo stesso si verifica nello sport.

Ma, considerando in termini generali la questione della integrazione razziale negli Stati Uniti a 148 anni di distanza dalla fine della Guerra Civile (costata 750mila morti) si deve concludere che c'e' ancora molta strada da percorrere.

La dichiarazione di bancarotta che ha dovuto fare il sindaco di Detroit ha tra le sue cause principali il "white flight", la fuga dei residenti bianchi dalla citta' e l'abbandono di interi quartieri alla distruzione ed alle bande giovanili di neri e ispanici che si divertono ad appiccare il fuoco alle case disabitate.

L'assoluzione del "bianco-ispanico" Zimmerman che ha ucciso Trayvon Martin, un giovane nero , ha innescato manifestazioni in molte citta' americane. Ma ai tempi del processo OJ Simpson non vi furono analoghe manifestazioni di protesta per l'assoluzione del noto giocatore nero di football che -vox populi- aveva ucciso la bionda moglie. 

Si lavora insieme negli uffici, nelle fabbriche, nei supermercati. Ma al termine dell'orario di lavoro ognuno torna nella propria riserva "indiana". I bianchi con i bianchi, i neri con i neri, gli asiatici tra loro.

Non c'e' poi da scandalizzarsi: ognuno si crea il buco nel formaggio sulla base delle proprie preferenze (religiose, culturali), della etnia, della capacita' e possibilita' di avere un dialogo non solo formale con il prossimo.

Del resto se gli italiani di Washington si ritrovano tra loro divisi in gruppi di rado intercomunicanti (gli italo-americani che ignorano gli immigrati di livello professionale e viceversa) ci sara' pure una ragione.

Oscar
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Interessante e ben mirato il richiamo alla vicenda O.J.Simpson. 
Giancarlo
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Restituire il territorio ai veri proprietari degli Stati uniti: le tribù Indiane private della vita ma il loro spirito è ancora giovane e forte.
Morale: l'Italia agli Italiani, la Cina ai Cinesi, l'Australia agli aborigeni, l'africa ai Negri, la Russia ai Russi etc.
bianchi35@vodafone.it
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Caro Oscar,

Ho trovato, tra gli altri, particolarmente interessante il tuo articolo sull’integrazione razziale, che è un problema che sta investendo l’Italia (sia pure, more solito, con qualche decennio di ritardo rispetto agli USA).
Anche da noi, come ben sai, cominciano a vedersi coppie formate da un lui arabo e da una lei italiana, oppure da un lui italiano e da una lei dell’Europa dell’est.
In ambedue i casi la questione non è costituita tanto dalla integrazione razziale ma piuttosto dal sospetto con cui i cosiddetti benpensanti guardano a queste nuove coppie (magari pensando che il cemento della loro unione sia il denaro e non il genuino affetto).
Troppe volte inoltre si è osservato alla fine ingloriosa di tali unioni (anche per la pretesa di uno di imporre le proprie tradizioni all’altro), ma ripeto in Italia siamo ancora all’alba di questo fenomeno sociale  che diverrà cogente tra una o due generazioni.
Prepararsi, osservando quanto già accaduto ed accade in USA, significherebbe non ripeterne gli errori (c’è voluta una guerra civile sia pure motivata da ragioni economiche, il sacrificio di Martin Luter King, ecc.).
Molti cordiali saluti.
Oreste.
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Caro Oscar (Washington DC, USA),
i quattro colori delle 'razze' (bianco, giallo, nero, rosso) sono il retaggio di isolamenti avvenuti circa un milione di anni fa, quando homo erectus è uscito dall'Africa, racial boundaries che sono rimasti sostanzialmente tali fino agli ultimi secoli. Lasciami fare il mio mestiere di antropo-archeologo; l'eterosi, ovvero l'ibridazione tra stirpi differenti dà prodotti migliori; lo diceva già all'Università di Torino il mio Maestro Prof. Diego de Castro, antropologo e demografo insigne, Commissario governativo degli anglo-amerinani a capo del territorio di Trieste dopo il secondo conflitto mondiale. Con una visione anticipatrice dei destini dell'Umanità diceva che, nell'arco temporale di cinque-sei generazioni, il melting pot biologico farà il miracolo e dal crogiuolo uscirà la nuova umanità multirazziale e multietnica.
Il problema quindi non sarà il colore della pelle, ma il colore della coscienza.
Blue skies for our children and for our children's children.

Dario (Torino, Italy)

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