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Il Paese, saturo di scandali, vuole la svolta

di Guido Colomba

Sui giornali è tutta una fioritura di cattive notizie. Ne scegliamo quattro: 1) Banche in Italia: 109 stipendi d'oro. 2) Corruzione: tre miliardi rubati allo Stato; denunciati 5 mila dipendenti pubblici. 3) Spending review: occorre ridurre o eliminare le società partecipate degli enti locali (sono 7.700 con 18000 amministratori e oneri per i contribuenti che nel 2012 hanno sfiorato i 23 miliardi) ma la legge di stabilità lascia tutto invariato. 4) Prima casa: il caos della seconda rata che dura da sei mesi (Saccomanni docet). Anche i pessimisti sono basiti. La realtà ha superato le previsioni più negative. Si capisce il commento di Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera:"Ho sognato il ritorno di Menichella". Un economista, Jan Toporowski (University of London), ricorda che nelle politiche anti-inflazione è il ciclo che guida l'economia e la politica monetaria, non viceversa. Ma se il ciclo regredisce, la deflazione trionfa. Non a caso De Rita ripropone l'esperienza dell'economia mista attuata con successo nel dopoguerra (ma non oltre) da Menichella, Saraceno, Paronetto, Mattioli e altri. Critica l'attuale "indicibile confusione" di politica economica. E ironizza sulla "continua chiamata in causa della Cassa Depositi e Prestiti". Nel frattempo due aspetti caratterizzano l'azione del governo guidato da Enrico Letta. Il primo riguarda il "peso" della manovra i cui decreti attuativi sono giunti a quota 70. Il secondo riguarda la spending review affidata a Carlo Cottarelli. I decreti attuativi sono divenuti un problema strutturale della Seconda Repubblica. Nel passato bastava la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per rendere esecutiva una legge dello Stato. Ora non è più così ed occorre uscirne al più presto (perchè la Corte Suprema non interviene?). Non è chiaro se i Governi in carica sono "prigionieri" degli alti burocrati preposti alla stesura dei decreti attuativi (a loro volta sottoposti alle lobby), oppure ne sono "complici" nel senso che puntano solo sull'effetto annuncio del provvedimento con il sottinteso understanding che tutto verrà reso sterile o rinviato alle calende greche. Quale che sia la risposta è assolutamente vera la frase di De Rita sulla rincorsa declamatoria dei protagonisti politici "senza autorità reale". Il secondo punto su Carlo Cottarelli (proviene dal FMI) è ancora più intrigante perchè l'approccio metodologico, con otto tavoli di lavoro, è sicuramente innovativo. Esso implica il coinvolgimento della P.A. Ma rischia di essere un "wishfull thinking" non solo perchè richiede una collaborazione finora mai verificata ma perchè implica tempi lunghi che l'attuale legislatura sembra non possedere. Un solo dato è certo: i maggiori quotidiani, in testa "Corriere della Sera" e "Repubblica", concordano che l'Italia è pronta per la svolta. Il massiccio intervento della magistratura sugli innumerevoli scandali dimostra che il tempo è scaduto. (Guido Colomba, copyright 2013 . Edizione italiana)