Translate

L'epicentro della crisi, Tesoro e Ragioneria dello Stato


                                 
                                                                     di Guido Colomba



(The Financial Review n 796) Tre gravissimi problemi. Ci sono alti burocrati, come ricorda oggi il Corriere della Sera, che sono “gli unici a comandare in Italia” e sono determinanti nel frenare le decisioni, nel sottomettere il Paese alle lobby più retrive, esponendolo al ridicolo mondiale come è accaduto con il decreto "Salva Roma" bloccato in extremis da Giorgio Napolitano. Questi burocrati hanno nella Ragioneria generale dello Stato l'epicentro più pericoloso. Più volte, in questi mesi, abbiamo denunciato questo stato di cose riassumendolo in una espressione anglosassone: "Civil servant cercasi". Purtroppo, anche con il governo Letta, non è cambiato nulla. Nel frattempo, la pressione fiscale continua a salire -quella effettiva è già al 52%- alimentata da mille rivoli (persino l'Iva sulle merende nelle scuole sale dal 6% al 10%). Per il governo il fallimento è totale con un giudizio decisamente negativo per il ministro dell'Economia Saccomanni cui fa capo la Ragioneria. Renzi, neosegretario del Pd, è comprensibilmente sconcertato in presenza di un Governo (molti emendamenti di spesa erano sono stati "concordati" al suo interno) e di un Parlamento indifferenti, nonostante i tanti annunci, ai problemi del Paese. Del resto, fu proprio la gravità della situazione economica e sociale del Paese a legittimare, due anni fa, la "chiamata" di Mario Monti al cui rigore, purtroppo, non ha fatto seguito una riduzione della spesa pubblica - divenuta il "cemento del consenso clientelare"- ormai del tutto fuori controllo: è aumentata di oltre 50 miliardi a 2.080 miliardi. E' in crisi il modo di decidere e di fare le cose. Troppi pareri burocratici soffocano le iniziative. Renzi stesso ha fatto un esempio: se i due inventori di Google fossero vissuti in Italia, l'Asl avrebbe chiuso l'indomani il garage in cui lavoravano. La durata media dei "permessi burocratici" è di quattro anni. Suggeriamo al commissario Cottarelli, che Saccomanni (ex direttore generale di Banca d'Italia) ha messo su un binario morto, di inserire negli obiettivi della "spending review" la reintroduzione dell' art.12 della legge Bucalossi che vincolava gli introiti urbanistici a spese infrastrutturali vietando espressamente il loro utilizzo per spese correnti. L'altro fallimento nazionale riguarda il ruolo delle Regioni, divenute nel tempo gigantesche slot machine prive di controlli. Solo di recente, Magistratura e Corte dei Conti hanno sollevato il velo che circonda queste vergognose pagine della storia moderna italiana, alimentate dal Titolo V della Costituzione. Sta di fatto che il capitalismo pubblico (4.875 enti partecipati) costa ogni anno ben 23 miliardi di passivo pari al'1,4% del Pil. Il terzo problema riguarda il rapporto con l'Europa. Il filosofo Cacciari, ex sindaco di Venezia, ha definito il ritorno alla lira, auspicato da molti euroscettici, “una catastrofe che ci spazzerebbe definitivamente”. Eppure, sono in molti a confondere il cattivo funzionamento della UE (dominata dalla Germania) con la crisi morale e decisionale che attanaglia l'Italia. Ne fa fede l'utilizzo dei fondi europei che è addirittura peggiorato (quasi trenta miliardi non spesi da utilizzare entro due anni) dopo l'avvento degli ultimi due governi, Monti e Letta. Quanto al “Programma Industria” (legge 2005/06) in sei anni solo il 3% è stato erogato. Altro che semplificazione a favore delle imprese e delle start up (idealmente riferite ai giovani talenti). Eppure c'è un primato manifatturiero italiano verso l'estero che ha prodotto nel 2013 un surplus di 110 miliardi, il secondo dopo la Germania, ed un fatturato di 400 miliardi pari alla metà della spesa pubblica. In questo risultato vi sono molte imprese piccole che si sono ristrutturate e internazionalizzate. Cacciari ha ricordato un dato importante: nel Triveneto sono cresciute del 17%, nel 2013, le piccolissime imprese (start up) create dai giovani nel settore dei servizi. Abbiamo molti talenti, facciamoli lavorare e crescere. Altrimenti? E’ facile prevedere che le tensioni sociali esploderanno con effetti imprevedibili e pericolosi. (Guido Colomba, Copyright 2013 - Edizione italiana) ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------