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Deflazione europea, scontro Draghi-Merkel?l
Tra l’aprile 2012 e il settembre 2014, il bilancio Bce giù di mille miliardi
Guido Colomba
In soli due mesi, l'euro si è già svalutato nei confronti del dollaro del 10% ottenendo un vantaggio concreto per le proprie esportazioni. Questo salvataggio Usa, già da noi preannunciato, riapre il confronto tra Fed e Bce. Chi ha ragione? Nel primo caso, si è scelta la strada di una vibrante espansione monetaria (QE), mentre l'Europa ha scelto la strada di un finto "deleverage" realizzato attraverso un aumento del debito pubblico. La Bce ha dato alle banche, a tassi molto bassi (giunti allo 0,05%), il credito necessario per acquistare i titoli di stato. Cioè una partita di giro tra Tesoreria e sistema bancario. Nulla è andato all'economia reale. Anzi, come ha testimoniato ieri alla Camera il governatore della Banca d’Italia, Visco, il "credit crunch" continua impietoso con buona pace delle politiche a favore della crescita. In più vi è stato un trasferimento di liquidità da un paese all'altro (beneficiaria la Germania). Certo, grazie alla Bce, si è evitata la paralisi del credito fermando il collasso sistemico. Ma il risultato nell'eurozona è stato un mix velenoso di alto debito e bassa crescita, esattamente il contrario di quanto accaduto negli Usa (con il Pil a +4,7%). La banca centrale europea poteva fare di più? Un dato su tutti: tra l'aprile 2012 e il settembre 2014, il bilancio della Bce è sceso di oltre mille miliardi. E' difficile sostenere che vi sia stata una politica espansiva... Vi sono almeno due esempi in merito. Il primo riguarda la restituzione (quasi totale) in anticipo alla Bce dei precedenti prestiti Ltro concessi alle banche. Il secondo riflette il deludente risultato (82,6 miliardi su 400 disponibili) dell'asta Tltro della scorsa settimana "mirata" per concedere credito alle imprese. Ciò ha coinciso con il calo all'1,91% del tasso a 5 anni, ben al di sotto del target Bce del 2%. Lo scontro tra la Francia di Francois Hollande e la Germania di Angela Merkel si riassume proprio in questa previsione che conferma lo stato di deflazione in cui è precipitata l'Europa. Quando le cose vanno così male anche l'asse strategico tra Parigi e Berlino si è infranto. Si rischia molto visto che la Fitch si è premurata di indicare un "rischio rating Italia" (a soli tre gradini dalla soglia "non investment grade") come conseguenza della deflazione. Come si sono comportate le altre banche centrali di tutto il mondo? In sette anni di crisi é aumentata la quantità di moneta (M2) da 35mila miliardi di dollari a 59mila miliardi. Ecco perchè l'Unione europea ha il triste primato della disoccupazione superiore a 25 milioni. Negli Usa, l'economia ha creato negli ultimi 54 mesi ben 10 milioni di posti di lavoro con l'industria manifatturiera in crescita del 30%. Il Jobs Act, proposto da Matteo Renzi, si inserisce in questo contesto. Non a caso questo progetto ha il plauso di tutto il mondo occidentale proprio perchè costituisce una svolta culturale a favore dell'occupazione e mette nell'angolo i sindacati italiani colpevoli di un lungo silenzio. Il premio Nobel, Paul Krugman, afferma che in tempi di depressione i sussidi di disoccupazione sono il punto focale del dibattito sulla politica economica e che il problema è proprio la mancanza complessiva di domanda. La Merkel insiste a dire che i Paesi in ritardo devono "fare i compiti". Ma nessuno vuole più ripetere gli errori che hanno fatto seguito alla crisi del 1929 con le ben note drammatiche conseguenze.