Angelo Falco
L’attenzione politica
e mediatica che il programma F-35 ha subito in questi ultimi anni pone molti
interrogativi sulla reale necessità che un Paese come il
nostro si doti di un sistema d’arma di ultima generazione, al di là dei costi
di sviluppo, acquisizione ed esercizio, che pur importantissimi in un periodo
congiunturale come quello attuale, non possono e non devono essere l’unico
elemento discriminante.
Occorrerebbe, a guisa di quanto accade in
altre democrazie evolute, un’accurata analisi del quadro geopolitico attuale e
degli interessi presenti e futuri del Paese, una valutazione dettagliata e
oggettiva delle eventuali minacce e dei possibili scenari d’intervento. In
sintesi, servirebbe tracciare in modo onesto e trasparente una strategia
nazionale, cosi’ come accade in USA o in UK, ovvero una serie di obiettivi che
un Popolo deve porsi nel lungo termine per garantirsi il proprio stile di vita,
la propria cultura, la propria sicurezza interna.
Nel nostro Paese, un po’ per mancanza cronica
di lungimiranza, un po’ per quella pigrizia tutta latina, questo processo
deduttivo, diventa induttivo e quindi, passando dal particolare al generale, si
acquistano le armi e poi si cerca nel Libro Bianco quasi una giustificazione a
posteriori…
Al libro Bianco della Difesa, in uscita a
Natale come un cine-panettone, spetta quindi il compito primario di stabilire obiettivi
e responsabilità della Difesa italiana.
E invece l’Italia, un Paese ormai incapace di
guardare oltre la punta del proprio naso per risolvere le mille beghe interne
che assorbono completamente l’attenzione della classe dirigente, ha da tempo
abdicato ad una politica estera consona al proprio rango e al momento quest’ultima
risulta, quasi per paradosso, interpretata unicamente proprio da quelle Forze
Armate, che una considerevole parte del Paese considera un costo passivo dello
Stato. La tradizionale posizione di equidistanza dagli estremi, di assoluta
fedeltà al grande alleato americano, senza disdegnare di strizzare l’occhio al
potente “amico” russo, ci pongono come al solito in mezzo al guado senza aver
il coraggio di assumere una posizione netta, inequivocabile e rispettabile. Nella
formazione delle coalizioni internazionali arriviamo quasi sempre per ultimi e
ci tocca prendere gli scarti o gli obiettivi piu’ “delicati” che altri hanno
rifiutato!
Perche’ il termine guerra è ormai, anche
giustamente, diventato un tabu’ e allora bisogna parlare di difesa “attiva”, di
“imposizione” della pace, di risposta alle “crisi”, perche’ l’opinione
pubblica, soprattutto in questo momento storico di difficolta’, è sensibile a
questo argomento e basta un nonnulla per far cadere un Governo. Si preferisce
far ricorso alle FF.AA. per le alluvioni, per i terremoti, per sgombrare i
rifiuti, per le “strade sicure”, tutti doveri di indubbio interesse pubblico,
ma la ragione sociale delle FF.AA. è diversa e spesso si dimentica che la
Costituzione intima al “cittadino” e non solo al militare il Sacro dovere della
Difesa della Patria fino all’estremo sacrificio.
L’Italia è un Paese che storicamente non ha ancora
fatto i conti col proprio passato e l’antagonismo tra i reduci del passato,
pseudo-pacificisti da un lato e gli ignaro-interventisti dall’altro, vive e si
alimenta ancora di tanta demagogia e retorica che non consentono all’opinione
pubblica di conoscere la vera essenza delle cose. E cosi’, anche l’F-35 finisce
per essere il pretestuoso campo di battaglia per le scaramucce e le schermaglie
di bassa lega a cui ormai il teatrino della politica nazionalpopolare ci ha
abituati.
All’occhio del lettore questa potrebbe
sembrare una levata di scudi a protezione del programma di acquisizione del
sistema d’arma piu’ complesso e costoso di sempre.
Ebbene non lo è! Prima di saltare a
conclusioni affrettate, parziali e faziose, sarebbe bene saperne un po’ di
piu’…
In primis, i detrattori si appellano alla
fonte del diritto nazionale, la Costituzione Italiana, laddove all’Art.11
recita:” L'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali;…”, ritenendo quindi le spese
militari non in armonia con il dettato costituzionale e pertanto inutili.
Ma l’art.11 continua:”consente, in condizioni
di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Tale ratio ci ha consentito di entrare a pieno
titolo nell’ONU (vedasi l’art.43[1]
della Carta), nella NATO e di essere uno dei membri fondatori dell’Unione
Europea, organizzazioni in cui le cessioni parziali di sovranita’ nazionale ci
hanno consentito finora di vivere il periodo piu’ pacifico della storia
d’Europa. Cio’ puo’ indurre all’errato convincimento che la pace sia gratis e ormai
scontata.
In sintesi, piu’ che interrogarci su quali
strumenti debbano usare le nostre Forze Armate, dovremmo piuttosto rispondere,
in maniera quasi provocatoria, al quesito se ci occorrono realmente le FF.AA.,
anche in virtu’ di tanti altri programmi di acquisizione in corso che,
ancorche’ piu’ costosi del F-35, non godono di altrettanta notorieta’. I futuri
programmi di ammodernamento navale e degli equipaggiamenti terrestri
assorbiranno nei prossimi decenni diverse decine di miliardi di euro. E allora
perche’ si usa la grancassa per l’F-35 e la sordina per gli altri?
Perche’ le altre acquisizioni sono tutte ad
appannaggio esclusivo dell’industria nazionale, quindi poco importa se in
questo caso gli euro li spendiamo per le armi piuttosto che per gli asili,
tanto rientreranno nel computo del PIL e muoveranno la stagnante economia. Nel
caso del F-35, buona parte del costo va a ingrassare le casse dello Zio Sam. Peccato
che le capacità di quinta generazione (bassa osservabilita’, precisione di
ingaggio, autoprotezione, etc.) che il JSF sarà in grado di esprimere al
raggiungimento della piena maturità del programma (fra qualche anno) non sono assolutamente
paragonabili a quelle degli aeroplani di quarta generazione, costruiti anche in
Europa.
Ma queste caratteristiche ci serviranno?
Considerando che l’F-35 avrà come orizzonte
temporale la metà di questo secolo, sarebbe come chiedere a Nostradamus di
azzardare una previsione. O forse sarebbe meglio chiedere agli esperti
dell’Intelligence che hanno “previsto” con infallibile precisione il 9-11, la
primavera araba e la nascita dell’ISIS, per citare solo i fallimenti più
clamorosi! Certo è che se guardiamo all’ultimo quarto di secolo, la caduta del
muro di Berlino ci ha fatto passare dalla Guerra Fredda alla “guerra calda”
(Golfo, Somalia, Bosnia, Kosovo, Iraq, Afghanistan, etc.), conflitti a cui il
legislatore italiano ha “deliberatamente” deciso di partecipare inviando
contingenti italiani. Il clima di latente e profonda instabilità nel panorama
internazionale non ci consente purtroppo, nemmeno volendo, di vedere un mondo
in via di pacificazione, quanto piuttosto è vero l’esatto contrario (Siria,
Iraq, Afghanistan, Ucraina, Gaza, Iran, Corea del Nord, Cina-Giappone, etc.).
Il potenziale di minaccia quindi esiste e
farvi fronte con gli attuali equipaggiamenti in dotazione alle forze aeree equivale
al tentativo del buon padre di famiglia di volere estendere la vita alla
propria automobile. Se è pur vero che si evita l’impegno di capitale per l’acquisto
di una nuova auto, occorre fare in modo che la sicurezza sia salvaguardata con interventi
manutentivi di crescente entita’, che per gli aeroplani in servizio, diventano
molto onerosi e invasivi, andando a erodere ineluttabilmente il vantaggio
economico della scelta iniziale e il livello delle performance.
Il dimensionamento della flotta è funzione
unicamente del livello di ambizione del Paese e comprarne 131, 90 o qualsiasi
altro numero (a fronte delle 250 unità circa che verranno sostituite tra
Tornado, AMX e AV-8B) dipende esclusivamente dalla volontà politica di impiegare
tale strumento militare. Purtroppo la capacità operativa di un velivolo del
genere non si compra al mercato un tanto al kilo, è invece frutto di lunghi anni
di addestramento e impiego.
La campagna di disinformazione mediatica che
nel nostro Paese ha minato il programma si basa essenzialmente su informazioni di
dominio pubblico contenute nella documentazione che alcune agenzie governative producono
in assoluta indipendenza per la valutazione dei costi e delle performance dei
programmi di procurement a stelle e
strisce.
Tutti i problemi riportati finora (protezione
dai fulmini, casco di volo, motore e quant’altro) rientrano nel novero normale
e statistico delle possibili complicazioni che un programma cosi’ ambizioso e
complesso puo’ attraversare e che sono gia’ avviate a risoluzione nel breve
termine.
Il “too big to fail”, che non ha risparmiato
Lehman Brothers, salvera’ sicuramente il JSF non solo per l’enormi risorse gia’
impiegate nel programma, che con oltre 100 aerei che volano oggi è molto piu’
reale di quanto si possa pensare, ma per l’enorme peso politico internazionale che
il programma ha assunto negli anni; basti pensare ai 9 Partner nello sviluppo e
al numero sempre crescente di nuovi acquirenti.
E tra questi l’Italia è l’unico Partner ad
aver ottenuto la possibilita’ di impiantare un sito per la costruzione di
alcune parti e l’assemblaggio dei velivoli italiani e, probabilmente, di altri
partner europei, con tangibili ricadute di occupazione e di ritorno industriale
in termini di know-how acquisito.
Se la politica italiana riuscisse a
sprovincializzarsi e a pensare alla risoluzione dei veri mali endemici della
nostra societa’ come la corruzione politica (tangenti all’EXPO e al MOSE), l’evasione
fiscale, la criminalita’ organizzata, gli sprechi della PA, forse si
riuscirebbe a risolvere anche nel corso di una legislatura i problemi atavici
del Paese (disoccupazione, infrastrutture, edilizia scolastica, efficienza
sanita’) senza dover ricorrere al blocco degli stipendi di chi gia’ paga tutte
le tasse, alla cancellazione dell’art.18, agli esodati e ai cococo’… Alla fine
avanzerebbero anche i fondi per la Sicurezza interna e per la Difesa esterna del
Paese, incluso l’F-35.
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Un articolo veramente equilibrato che mi fa desiderare il
conoscere personalmente questo Angelo Falco, e' possibile?
Grazie Oscar
Armando
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Caro Oscar, come sempre, grazie infinite. Ho letto tutto con grande interesse. Circa gli F35 sono in mezzo al guado anche se leggendo e pensando, forse sono più per il no. L'Italia, grazie ai colossali errori de passato e poi a quelli di una certa parte della UE,è con l'acqua al mento e in questi casi il nostro primo dovere sta nel soddisfare i bisogni essenziali per la nostra famiglia in primis e poi quelli dei nostri fratelli. La mia domanda è : gli F35 sono bisogni essenziali? Non riesco a convincermene. Non so. Un saluto cordiale,
Maurizio.
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Caro Oscar, come sempre, grazie infinite. Ho letto tutto con grande interesse. Circa gli F35 sono in mezzo al guado anche se leggendo e pensando, forse sono più per il no. L'Italia, grazie ai colossali errori de passato e poi a quelli di una certa parte della UE,è con l'acqua al mento e in questi casi il nostro primo dovere sta nel soddisfare i bisogni essenziali per la nostra famiglia in primis e poi quelli dei nostri fratelli. La mia domanda è : gli F35 sono bisogni essenziali? Non riesco a convincermene. Non so. Un saluto cordiale,
Maurizio.