Sutop (Thriller) Capitolo 6
Leo Rasco
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
Mark Cullinger tirò fuori dal borsello il telecomando della sua Testa a guida automatica.
La macchina era a meno di mezzo miglio da dove lui ora si trovava.
Pigio' il pulsante per chiamarla.
La grossa berlina nera si presentò dopo cinque minuti.
"1733 16ª Street North West" disse Mark Cullinger entrando al posto di guida (si fa per dire).
La Tesla si mosse districandosi nel traffico di Washington reso sempre più caotico dai tanti lavori stradali, ma niente se paragonato a quello di Roma, tanto per fare un esempio.
Arrivati ai piedi della grande scalinata, Mark Cullinger uscì dalla vettura dando ordine di parcheggiare dietro la costruzione.
La House of the Temple si ergeva in tutta la sua imponenza del neoclassicismo americano confrontandosi con un cielo celeste grazie al freddo pungente che aveva reso l'aria più pulita del solito.
Iniziò a salire la grande scalinata e gli venne in mente il film con Stallone quando si allenava per l'incontro di pugilato valido per il campionato mondiale.
Senonché a lui le scale facevano un altro effetto, confermando che Mark, come la maggioranza dei suoi concittadini americani, viveva seduto in casa, in ufficio, in auto, in aereo. Da qui tutte le numerose malattie scatenate da una vita sedentaria a cominciare dal diabete divenuto ormai una piaga nazionale.
E poi il cuore. Il suo cardiologo gli aveva assestato una dose giornaliera di statine per tenere abbastanza pulite le coronarie ma con l'effetto secondario dei dolori muscolari.
Ed infatti salendo quella lunga gradinata che sembrava non finire mai Mark Cullinger sentiva che il polpaccio della gamba destra gli stava dando delle fitte atroci.
Arrivato agli ultimi gradini dette un'occhiata alla grande piattaforma sulla quale si apriva l'ingresso principale della House of the Temple.
"Un po' affaticato, vedo" disse un giovane dai lineamenti arabi inguainato in un soprabito di Piero Guidi.
"Manca l'allenamento" rispose Mark Cullinger un po' infastidito per la battuta di quel tipo che lo stava aspettando.
Erano le 10 del mattino e si presentarono al grande ingresso della House of the Temple.
Il pesante portone venne aperto da un giovane in abito e cravatta neri che li accolse con un sorriso, chiedendo se desideravano fare il tour dell'edificio oppure rimanere a lavorare nella library,
"Ho già visitato la House altre volte. Siamo qui per consultare alcuni volumi. Comunque se vuol fare una descrizione al mio amico le saremo molto grati." disse Mark Cullinger.
Il giovane cominciò a snocciolare la descrizione non solo del luogo ma anche della istituzione che vi era rappresentata.
"La House of the Temple è un tempio massonico nella capitale degli Stati Uniti e sede dello Scottish Rite Southern Jurisdiction. Questo building è stato disegnato dall'architetto John Russell Pope che aveva 29 anni. Qui siamo ad un miglio dalla Casa Bianca."
"In questo building sono conservate le ceneri del generale Albert Pike, unico grande ufficiale della Confederazione la cui statua sia presente a Washington. Adesso vi scorto nella libreria dove potete rimanere fino alle quattro del pomeriggio. Albert Pike e' stato il restauratore del Rito Scozzese"
Mark Cullinger fisso' in volto il giovane arabo mentre si disponeva a seguire la guida di nero vestita.
La libreria a quell'ora era deserta, salvo una signora in là con gli anni che sedeva dietro una scrivania e rivolse ai due visitatori un sorriso professionale aggiungendo che se avessero avuto necessità lei era a loro disposizione.
Si addentrarono tra gli alti scaffali che contenevano decine di migliaia di libri sulla massoneria comprese le pubblicazioni contro questa antica istituzione che risaliva al 1717. Migliaia i visitatori da ogni parte degli Stati Uniti e dall'estero, in maggioranza 'profani', cioe' non massoni.
" In una città come questa, disse Mark Cullinger, questo è l'unico posto dove qualche giornalista non può certamente trovarci. Allora mi spieghi il perché di questo incontro che è stato sollecitato da alcuni membri della Corona…"
"Sono latore di un messaggio da parte del re e del Principe. L'infarto che ha colpito il presidente Albert Smith, per fortuna senza permanenti conseguenze, non fa che aggravare la vostra situazione interna già dilaniata dai due episodi di attentati a Charlottesville e all'università della Georgia ai quali devono essere aggiunte le centinaia di uccisioni di appartenenti all'uno o all'altro schieramento sociopolitico per vendetta reciproca."
L'arabo, settimo nella gerarchia della Corona Saudita, aveva perfettamente imparato a memoria il messaggio che gli era stato imposto di consegnare a Mark Cullinger che ascoltava in silenzio
sapendo che quel giovane che gli stava parlando, al di là del suo inglese americanizzato da alcuni anni presso la scuola di relazioni internazionali della Georgetown University, gli stava preannunciando la condanna a morte. A meno che…
"Mi corre l'obbligo di ricordarvi (il linguaggio aveva assunto una tonalità barocca e amministrativa) che gli Stati Uniti hanno in essere contratti per la fornitura di armi, addestramento truppe speciali, controinformazione antiterroristica che superano i 150 miliardi di dollari. A questi dobbiamo aggiungere tutto il resto che voi americani esportate nel nostro paese per un totale di oltre 180 miliardi di dollari. A noi non interessa mettere bocca nei vostri affari domestici. Ma a noi interessa che i contratti siano onorati da parte vostra con la consegna del materiale selezionato e il completamento delle missioni di addestramento. Siamo informati che un'altra nazione purtroppo a noi vicina, il Qatar, è intenzionata a supportare le due fazioni per aumentare il caos arrivando ad una totale implosione…Le spedizioni e consegne di materiale sono state interrotte dagli USA. Questo e' gravissimo. Lei che e stato il nostro tramite con la White House ci deve dare risposte concrete e in tempi brevi.."
Mark Cullinger ascoltava in silenzio sfogliando una ristampa recente del famoso "Moral and Dogma" del generale Albert Pike. Si imbatte' in una frase: "Quello che abbiamo fatto per noi stessi muore con noi. Quello che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo rimane ed e' immortale."