Sutop (Thriller) Capitolo 7
Leo Rasco
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
Any Resemblance To Real Persons Or Actual Facts Is Purely Coincidental
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"A che ora ci dobbiamo vedere?", chiese Mark Cullinger, leccando il cono gelato di crema che vendono sulla Piazza Rossa anche con 40° sotto zero.
"Mi hanno dato una indicazione di massima: ovvero circa al 22:30. Mi chiameranno al telefono per dirmi da quale porta dobbiamo passare." rispose Galileo Bertarelli, da anni fedele collaboratore di Mark Cullinger.
Insieme avevano portato a buon fine affari lucrosi anche se condotti sul filo di lana. Tanto per essere chiari: importazioni di armi in paesi attraversati dalla guerra, come l'eterna Siria. Il tutto attraverso triangolazioni compiacenti favorite dalla diffusione di consistenti mazzette ai punti nodali delle decisioni amministrative delle varie nazioni interessate.
I due erano reduci da un incontro con il braccio destro dell'emiro del Qatar che avevano incontrato in Sardegna dove il sullodato era divenuto proprietario della compagnia aerea Meridiana, trasformata in Air Italy.
Mark Cullinger e Galileo Bertarelli erano abituati ad avere incontri molto bruschi con personaggi pronti a tutto nei diversi scacchieri del pianeta.
Ma quel vis-a-vis con il qatarese li aveva lasciati molto basiti. Da quell'incontro era venuto fuori che il Qatar e l'Arabia Saudita erano sempre piu' ai ferri corti per la millenaria contesa tra schiiti e sunniti dei quali i due paesi si erano fatti da tempo paladini.
E poi c'era il problema della fornitura di armi sofisticate fatte dagli americani ai sauditi per circa 200 miliardi di dollari. Questo al Qatar non andava a genio e ai due glielo avevano detto chiaro e tondo.
L'America di Albert Smith rischiava grosso a continuare a sostenere i sauditi, come avevano fatto anche subito dopo l'attentato alle Torri e al Pentagono nel lontano 11 settembre 2001.
Nonostante i morti caldi sul terreno e tra i resti dei grattacieli, nonostante il blocco generale di ogni volo sul territorio americano, solo un aereo con 250 sauditi della famiglia coronata era stato autorizzato a scappare dagli USA. Fulgida conferma che di fronte agli affari non c'e' morto che tenga.
"Va bene, godiamoci questa Piazza Rossa e questo novembre insolito perché ancora non ha nevicato, e poi dicono che non c'è riscaldamento del globo…", Mark Cullinger quella sera era piuttosto eccitato per l'incontro che ci sarebbe stato al massimo livello e per il quale si stava preparando da settimane.
Una grande responsabilità per lui che ufficialmente non aveva alcun riconoscimento professionale all'interno della Casa Bianca. Ma proprio per questo da anni ormai era utilizzato come un jolly per tenere i contatti sotto il tappeto.
"La vedi tutta quella gente laggiù in fila. Sono turisti soprattutto locali da tutte le parti della Russia che vengono a rendere omaggio alla mummia di Lenin. Mio padre mi ha raccontato che quando veniva qui a Mosca con qualche gruppo di imprenditori della Confindustria per non essere costretti a fare tre ore di fila magari sotto il freddo tremendo, saltavano tutti e si avvicinavano all'ingresso sventolando l'abbonamento all'automobile club e dicendo: "socio Aci, Italiansky Delegazia" e riuscivano a passare. Dopo un po' i sovietici si sono fatti furbi e li cacciavano in fondo alla lunga fila.
Quanto al museo del Cremlino bisognava ricoprire le scarpe con delle ciocie di feltro. È proibito fumare e i cartelli che lo ricordavano ai tempi di mio padre erano scritti soltanto in italiano…"
Questo ricordo lontano fece sorridere Mark Cullinger che ormai nervosamente stava addentando il cono del gelato.
"Più di trent'anni al potere, mezza Polonia conquistata, per non parlare della Crimea e dell'Ucraina, la pressione sulle nazioni del Baltico, una grande presenza nel Mediterraneo…" Galileo Bertarelli sembrava parlare a se stesso.
Mark Cullinger si fermò e lo guardò fisso negli occhi.
"Stai forse cercando di ricordarmi la carriera di Vladimir?" chiese un po' irritato.
"Manco per niente", rispose Galileo Bertarelli, "stavo semplicemente riordinando qualche riferimento storico su Caterina la Grande che da questo palazzo del Cremlino ha dominato la Russia per trent'anni cercando di farne una grande nazione europea. E se permetti, le assonanze e le similitudini con Vladimir non sono poi tanto azzardate se uno pensa a cosa è riuscito a fare questo presidente per il suo paese…"
"Quanto a Caterina, visto che dobbiamo aspettare questa chiamata telefonica, che donna incredibile. La fanno sposare a 16 anni con quel Pietro che dopo sei mesi sarebbe diventato Czar odiato dal popolo e dalla moglie che non lo sopportava per la sua ignoranza e durezza. Lei estremamente colta era stata gettata tra le braccia di quel personaggio schifoso.
E poi, forse come ricordi, Pietro in una congiura di palazzo fu destituito e dopo un mese assassinato. Non si è mai saputo o potuto dimostrare se dietro questo assassinio ci fosse la regia della giovane Caterina che eletta nel 1762 imperatrice andò avanti per oltre trent'anni cercando di dare alla sua Russia una organizzazione di livello europeo.
Anche se in questo favoriva solamente la nobiltà a scapito del clero di cui non si fidava e dei servi della gleba che erano i contadini a livello di quasi schiavitù. Insomma non per niente è passata alla storia come Caterina la Grande.."
Il telefono di Galileo Bertarelli cominciò a squillare vibrando.
"Ci aspettano proprio all'imbocco della porta della Trinita' "
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Ormai l'ingresso dei turisti al Cremlino era stato chiuso da ore.
Nella corsia destinata al personale stazionavano due giganti nero vestiti che chiesero ai due ospiti di mostrare i loro passaporti che scrutarono con grande attenzione illuminandoli con le loro lampade portatili e alternando la luce della torcia sul loro volto accecandoli.
Poi li invitarono a seguirli. Il primo, più giovane, precedeva mentre il secondo chiudeva il gruppo.
Difficile per Mark Cullinger e Galileo Bertarelli identificare il percorso che volutamente era attraverso un building, composto da una infinità di stretti passaggi, rampe, ascensori.
Dopo circa 10 minuti di intensa camminata si ritrovarono in un largo corridoio entrando da una porta laterale.
Chiaramente doveva trattarsi del settore riservato agli uffici di presidenza.
I due giganti nero vestiti si bloccarono di fronte ad una delle grandi porte di noce.
Il più grande dei due digito' un codice su una tastiera laterale della porta che cominciò ad aprirsi automaticamente.
Gli ospiti vennero introdotti in un ampio ufficio occupato da un tavolo centrale con otto sedie imbottite e in fondo una grande scrivania di mogano dietro la quale sedeva Igor Prochenco, sui sessanta, impegnato a firmare carte che una segretaria gli porgeva e che con un gesto della mano liquido'.
Mentre la donna spariva da un'entrata laterale seminascosta, Igor Prochenco, da più di 20 anni fedele consigliori del presidente, si alzò e si diresse verso i due ospiti che attendevano in piedi invitandoli a prendere posto ad un'estremità del tavolo al vertice del quale anche lui prese posto.
Mark Cullinger aveva già incontrato i Igor Prochenco in altre occasioni. Ma questa era la prima volta che il meeting si teneva al Cremlino.
L'accoglienza dello stretto collaboratore del presidente non poteva certo definirsi cordiale.
Di fronte ad ogni posto intorno al tavolo era presente un sistema microfonico che, anche se la luce rossa era spenta, sicuramente stava registrando anche i sospiri.
Mark Cullinger non vedeva Igor Prochenco da qualche anno e notò che questo alto funzionario aveva perduto quasi completamente i capelli e tentava con un riporto di mascherare in parte l'estesa calvizie.
"Un mestiere difficile il nostro e che ti corrode peggio di una malattia. Guarda come si è ridotto questo qua…" gli venne fatto di pensare.
Igor Prochenco, che probabilmente aveva la stessa dissimulata reazione nei confronti dell'americano che non incontrava da anni, aprì le danze in perfetto inglese.
"Bene arrivati. Spero che il vostro soggiorno sia stato confortevole. Lo scopo di questo incontro è quello di fare il punto su una situazione delle nostre relazioni che noi giudichiamo arrivata ad un livello pessimo.
Tra pochi giorni il vostro attuale presidente Albert Smith sarà sicuramente riconfermato per un terzo mandato.
Cerchiamo di analizzare gli anni che ci siamo messi alle spalle: l'esperienza con quel buffone di Donald Trump è stata per noi deleteria. In tutta sincerità dobbiamo ammettere che da parte nostra vi è stata molta leggerezza nel credere che un personaggio ricattabile come il palazzinaro di New York potesse, una volta eletto presidente degli Stati Uniti, rappresentare per noi una punta di diamante realizzando soprattutto una sostanziale riduzione, se non eliminazione, delle sanzioni che stanno strangolando interi settori della nostra economia.
Grazie alla nostra capacità cibernetica siamo riusciti a convincere milioni di americani a votare Donald Trump.
Purtroppo non avevamo considerato che il vostro sistema democratico è appesantito, secondo il nostro giudizio, da controlli di intelligence e giudiziari che mettono a rischio ogni ipotesi di selezione del personale ai massimi livelli della vostra organizzazione statuale.
Donald Trump ha dovuto lasciare come Nixon perché gli hanno messo in galera collaboratori e figli ma soprattutto perché ha dovuto pagare al fisco centinaia e centinaia di milioni di dollari per tutte le sue rocambolesche imprese. Tutto questo ci ha creato molto danno.
Da otto anni voi avete questo presidente, Albert Smith, che ha sempre recitato la parte del diverso da Donald Trump. Ed in parte c'è riuscito perché ha stabilito col pubblico americano un rapporto di fiducia anche con quei settori libertari che prima erano contro il suo predecessore.
Lei, Mark Cullinger, sa benissimo che abbiamo cercato di instaurare con Albert Smith un rapporto diverso da quello tenuto con Donald Trump. Ma senza successo.
Le sanzioni contro di noi sono state intensificate e ci hanno costretto ad occupare parte della Polonia, Ucraina, facendo pressione sui paesi baltici.
Avere alla Casa Bianca per altri quattro anni questo vostro presidente non farà altro che aggravare una situazione ormai esplosiva.
E badate bene che non accenniamo al pericolo di ritorsioni nucleari.
Ormai la realtà planetaria è che i rapporti tra gli Stati e le superpotenze si giocano sulla Intelligenza Artificiale.
Voi lo sapete bene ma sapete anche che siamo in grado di bloccare la vostra nazione mettendo in tilt tutte le vostre centrali nucleari elettriche.
In più avete ormai una situazione di radicalizzazione della vostra vita domestica che stinge su una quasi certa guerra civile.
Insomma, cari americani, siete ridotti molto male e lo sarete ancora di più con l'elezione per un terzo mandato di questo vostro presidente, oltretutto appena uscito da un grosso problema cardiovascolare che sicuramente ha influito sul suo rendimento.
Ed eccoci allora al messaggio che lei, Mark Cullinger, deve far arrivare immediatamente a Washington: con noi non si gioca a rimpiattino.
Siamo sull'orlo di un conflitto planetario con conseguenze devastanti per tutti.
Voi americani dovete impegnarvi nel convincere soprattutto i vostri cosiddetti alleati europei che nell'interesse generale è meglio rivedere posizioni reciproche che ormai hanno fatto il loro tempo.
Non credo che avremo altre occasioni d'incontro fra di noi ma riteniamo che sia importante che lei, Mark Cullinger, si faccia latore di un messaggio preciso al suo presidente.
Nel caso in cui, come è probabile, l'inquilino della Casa Bianca dovesse insistere nella sua politica dissennata nei nostri confronti facendo precipitare la situazione internazionale giustificando il tutto con il fatto che la Russia sta occupando di nuovo territori storicamente e realmente russofoni, dovreste seguire la vostra tradizione di neutralizzazione dei presidenti che non funzionano. Almeno a giudizio di molti americani."
Igor Prochenco si alzò dopo aver premuto un tasto e si avviò verso la sua scrivania senza nemmeno stringere la mano ai due ospiti che vennero di nuovo presi in carico dai due giganti nero vestiti.
"Mi hanno dato una indicazione di massima: ovvero circa al 22:30. Mi chiameranno al telefono per dirmi da quale porta dobbiamo passare." rispose Galileo Bertarelli, da anni fedele collaboratore di Mark Cullinger.
Insieme avevano portato a buon fine affari lucrosi anche se condotti sul filo di lana. Tanto per essere chiari: importazioni di armi in paesi attraversati dalla guerra, come l'eterna Siria. Il tutto attraverso triangolazioni compiacenti favorite dalla diffusione di consistenti mazzette ai punti nodali delle decisioni amministrative delle varie nazioni interessate.
I due erano reduci da un incontro con il braccio destro dell'emiro del Qatar che avevano incontrato in Sardegna dove il sullodato era divenuto proprietario della compagnia aerea Meridiana, trasformata in Air Italy.
Mark Cullinger e Galileo Bertarelli erano abituati ad avere incontri molto bruschi con personaggi pronti a tutto nei diversi scacchieri del pianeta.
Ma quel vis-a-vis con il qatarese li aveva lasciati molto basiti. Da quell'incontro era venuto fuori che il Qatar e l'Arabia Saudita erano sempre piu' ai ferri corti per la millenaria contesa tra schiiti e sunniti dei quali i due paesi si erano fatti da tempo paladini.
E poi c'era il problema della fornitura di armi sofisticate fatte dagli americani ai sauditi per circa 200 miliardi di dollari. Questo al Qatar non andava a genio e ai due glielo avevano detto chiaro e tondo.
L'America di Albert Smith rischiava grosso a continuare a sostenere i sauditi, come avevano fatto anche subito dopo l'attentato alle Torri e al Pentagono nel lontano 11 settembre 2001.
Nonostante i morti caldi sul terreno e tra i resti dei grattacieli, nonostante il blocco generale di ogni volo sul territorio americano, solo un aereo con 250 sauditi della famiglia coronata era stato autorizzato a scappare dagli USA. Fulgida conferma che di fronte agli affari non c'e' morto che tenga.
"Va bene, godiamoci questa Piazza Rossa e questo novembre insolito perché ancora non ha nevicato, e poi dicono che non c'è riscaldamento del globo…", Mark Cullinger quella sera era piuttosto eccitato per l'incontro che ci sarebbe stato al massimo livello e per il quale si stava preparando da settimane.
Una grande responsabilità per lui che ufficialmente non aveva alcun riconoscimento professionale all'interno della Casa Bianca. Ma proprio per questo da anni ormai era utilizzato come un jolly per tenere i contatti sotto il tappeto.
"La vedi tutta quella gente laggiù in fila. Sono turisti soprattutto locali da tutte le parti della Russia che vengono a rendere omaggio alla mummia di Lenin. Mio padre mi ha raccontato che quando veniva qui a Mosca con qualche gruppo di imprenditori della Confindustria per non essere costretti a fare tre ore di fila magari sotto il freddo tremendo, saltavano tutti e si avvicinavano all'ingresso sventolando l'abbonamento all'automobile club e dicendo: "socio Aci, Italiansky Delegazia" e riuscivano a passare. Dopo un po' i sovietici si sono fatti furbi e li cacciavano in fondo alla lunga fila.
Quanto al museo del Cremlino bisognava ricoprire le scarpe con delle ciocie di feltro. È proibito fumare e i cartelli che lo ricordavano ai tempi di mio padre erano scritti soltanto in italiano…"
Questo ricordo lontano fece sorridere Mark Cullinger che ormai nervosamente stava addentando il cono del gelato.
"Più di trent'anni al potere, mezza Polonia conquistata, per non parlare della Crimea e dell'Ucraina, la pressione sulle nazioni del Baltico, una grande presenza nel Mediterraneo…" Galileo Bertarelli sembrava parlare a se stesso.
Mark Cullinger si fermò e lo guardò fisso negli occhi.
"Stai forse cercando di ricordarmi la carriera di Vladimir?" chiese un po' irritato.
"Manco per niente", rispose Galileo Bertarelli, "stavo semplicemente riordinando qualche riferimento storico su Caterina la Grande che da questo palazzo del Cremlino ha dominato la Russia per trent'anni cercando di farne una grande nazione europea. E se permetti, le assonanze e le similitudini con Vladimir non sono poi tanto azzardate se uno pensa a cosa è riuscito a fare questo presidente per il suo paese…"
"Quanto a Caterina, visto che dobbiamo aspettare questa chiamata telefonica, che donna incredibile. La fanno sposare a 16 anni con quel Pietro che dopo sei mesi sarebbe diventato Czar odiato dal popolo e dalla moglie che non lo sopportava per la sua ignoranza e durezza. Lei estremamente colta era stata gettata tra le braccia di quel personaggio schifoso.
E poi, forse come ricordi, Pietro in una congiura di palazzo fu destituito e dopo un mese assassinato. Non si è mai saputo o potuto dimostrare se dietro questo assassinio ci fosse la regia della giovane Caterina che eletta nel 1762 imperatrice andò avanti per oltre trent'anni cercando di dare alla sua Russia una organizzazione di livello europeo.
Anche se in questo favoriva solamente la nobiltà a scapito del clero di cui non si fidava e dei servi della gleba che erano i contadini a livello di quasi schiavitù. Insomma non per niente è passata alla storia come Caterina la Grande.."
Il telefono di Galileo Bertarelli cominciò a squillare vibrando.
"Ci aspettano proprio all'imbocco della porta della Trinita' "
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Ormai l'ingresso dei turisti al Cremlino era stato chiuso da ore.
Nella corsia destinata al personale stazionavano due giganti nero vestiti che chiesero ai due ospiti di mostrare i loro passaporti che scrutarono con grande attenzione illuminandoli con le loro lampade portatili e alternando la luce della torcia sul loro volto accecandoli.
Poi li invitarono a seguirli. Il primo, più giovane, precedeva mentre il secondo chiudeva il gruppo.
Difficile per Mark Cullinger e Galileo Bertarelli identificare il percorso che volutamente era attraverso un building, composto da una infinità di stretti passaggi, rampe, ascensori.
Dopo circa 10 minuti di intensa camminata si ritrovarono in un largo corridoio entrando da una porta laterale.
Chiaramente doveva trattarsi del settore riservato agli uffici di presidenza.
I due giganti nero vestiti si bloccarono di fronte ad una delle grandi porte di noce.
Il più grande dei due digito' un codice su una tastiera laterale della porta che cominciò ad aprirsi automaticamente.
Gli ospiti vennero introdotti in un ampio ufficio occupato da un tavolo centrale con otto sedie imbottite e in fondo una grande scrivania di mogano dietro la quale sedeva Igor Prochenco, sui sessanta, impegnato a firmare carte che una segretaria gli porgeva e che con un gesto della mano liquido'.
Mentre la donna spariva da un'entrata laterale seminascosta, Igor Prochenco, da più di 20 anni fedele consigliori del presidente, si alzò e si diresse verso i due ospiti che attendevano in piedi invitandoli a prendere posto ad un'estremità del tavolo al vertice del quale anche lui prese posto.
Mark Cullinger aveva già incontrato i Igor Prochenco in altre occasioni. Ma questa era la prima volta che il meeting si teneva al Cremlino.
L'accoglienza dello stretto collaboratore del presidente non poteva certo definirsi cordiale.
Di fronte ad ogni posto intorno al tavolo era presente un sistema microfonico che, anche se la luce rossa era spenta, sicuramente stava registrando anche i sospiri.
Mark Cullinger non vedeva Igor Prochenco da qualche anno e notò che questo alto funzionario aveva perduto quasi completamente i capelli e tentava con un riporto di mascherare in parte l'estesa calvizie.
"Un mestiere difficile il nostro e che ti corrode peggio di una malattia. Guarda come si è ridotto questo qua…" gli venne fatto di pensare.
Igor Prochenco, che probabilmente aveva la stessa dissimulata reazione nei confronti dell'americano che non incontrava da anni, aprì le danze in perfetto inglese.
"Bene arrivati. Spero che il vostro soggiorno sia stato confortevole. Lo scopo di questo incontro è quello di fare il punto su una situazione delle nostre relazioni che noi giudichiamo arrivata ad un livello pessimo.
Tra pochi giorni il vostro attuale presidente Albert Smith sarà sicuramente riconfermato per un terzo mandato.
Cerchiamo di analizzare gli anni che ci siamo messi alle spalle: l'esperienza con quel buffone di Donald Trump è stata per noi deleteria. In tutta sincerità dobbiamo ammettere che da parte nostra vi è stata molta leggerezza nel credere che un personaggio ricattabile come il palazzinaro di New York potesse, una volta eletto presidente degli Stati Uniti, rappresentare per noi una punta di diamante realizzando soprattutto una sostanziale riduzione, se non eliminazione, delle sanzioni che stanno strangolando interi settori della nostra economia.
Grazie alla nostra capacità cibernetica siamo riusciti a convincere milioni di americani a votare Donald Trump.
Purtroppo non avevamo considerato che il vostro sistema democratico è appesantito, secondo il nostro giudizio, da controlli di intelligence e giudiziari che mettono a rischio ogni ipotesi di selezione del personale ai massimi livelli della vostra organizzazione statuale.
Donald Trump ha dovuto lasciare come Nixon perché gli hanno messo in galera collaboratori e figli ma soprattutto perché ha dovuto pagare al fisco centinaia e centinaia di milioni di dollari per tutte le sue rocambolesche imprese. Tutto questo ci ha creato molto danno.
Da otto anni voi avete questo presidente, Albert Smith, che ha sempre recitato la parte del diverso da Donald Trump. Ed in parte c'è riuscito perché ha stabilito col pubblico americano un rapporto di fiducia anche con quei settori libertari che prima erano contro il suo predecessore.
Lei, Mark Cullinger, sa benissimo che abbiamo cercato di instaurare con Albert Smith un rapporto diverso da quello tenuto con Donald Trump. Ma senza successo.
Le sanzioni contro di noi sono state intensificate e ci hanno costretto ad occupare parte della Polonia, Ucraina, facendo pressione sui paesi baltici.
Avere alla Casa Bianca per altri quattro anni questo vostro presidente non farà altro che aggravare una situazione ormai esplosiva.
E badate bene che non accenniamo al pericolo di ritorsioni nucleari.
Ormai la realtà planetaria è che i rapporti tra gli Stati e le superpotenze si giocano sulla Intelligenza Artificiale.
Voi lo sapete bene ma sapete anche che siamo in grado di bloccare la vostra nazione mettendo in tilt tutte le vostre centrali nucleari elettriche.
In più avete ormai una situazione di radicalizzazione della vostra vita domestica che stinge su una quasi certa guerra civile.
Insomma, cari americani, siete ridotti molto male e lo sarete ancora di più con l'elezione per un terzo mandato di questo vostro presidente, oltretutto appena uscito da un grosso problema cardiovascolare che sicuramente ha influito sul suo rendimento.
Ed eccoci allora al messaggio che lei, Mark Cullinger, deve far arrivare immediatamente a Washington: con noi non si gioca a rimpiattino.
Siamo sull'orlo di un conflitto planetario con conseguenze devastanti per tutti.
Voi americani dovete impegnarvi nel convincere soprattutto i vostri cosiddetti alleati europei che nell'interesse generale è meglio rivedere posizioni reciproche che ormai hanno fatto il loro tempo.
Non credo che avremo altre occasioni d'incontro fra di noi ma riteniamo che sia importante che lei, Mark Cullinger, si faccia latore di un messaggio preciso al suo presidente.
Nel caso in cui, come è probabile, l'inquilino della Casa Bianca dovesse insistere nella sua politica dissennata nei nostri confronti facendo precipitare la situazione internazionale giustificando il tutto con il fatto che la Russia sta occupando di nuovo territori storicamente e realmente russofoni, dovreste seguire la vostra tradizione di neutralizzazione dei presidenti che non funzionano. Almeno a giudizio di molti americani."
Igor Prochenco si alzò dopo aver premuto un tasto e si avviò verso la sua scrivania senza nemmeno stringere la mano ai due ospiti che vennero di nuovo presi in carico dai due giganti nero vestiti.