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Sutop (Thriller) Capitolo 9
Leo Rasco

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
Any Resemblance To Real Persons Or Actual Facts Is Purely Coincidental


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Bocca del Rio, un prolungamento di Vera Cruz, il porto più importante del Messico.

In rada sostano a decine le navi porta container che trasportano le auto delle marche europee e asiatiche fabbricate in Messico e spedite poi negli Stati Uniti.

Qui a parte gli alberghi molti dei quali grattacieli sulla spiaggia atlantica, chi può costruirsi una villa deve circondarla con altissime mura. All'interno ci fa quello che vuole.

Da un punto di vista estetico non si può certamente parlare di pregiati esempi architettonici.

Ma dal punto di vista della sicurezza personale queste mura sono fatte per convincere i ladri e i rapinatori che forse è meglio non provarci specialmente se queste mura periferiche sono corredate da reti ad alta tensione.

Tre SUV nere, blindate, si avvicinarono al cancello della villetta situata nella zona periferica di Boca del Rio quasi al confine con Veracruz.

Il grande cancello cominciò ad aprirsi in automatico e le Suburban della Chevrolet rimaneggiate da un garage specializzato (costo finale 250.000 dollari ognuna) fecero il loro ingresso nell'ampio cortile-giardino con piante tropicali in abbondanza e zampilli di acqua da putti marmorei.

Quattro personaggi in abito scuro, niente cravatta e camicia aperta sul collo, tre di loro con sigaro Avana perennemente masticato oltreché fumato, scesero dalla prima grossa berlina accolti con calore dal proprietario della villa che invece indossava abiti casual anche se di rinomata firma europea.

Gli otto body guards rimasero nelle altre due macchine.

"Regola numero uno, disse Armando il proprietario, togliersi subito la giacca."

Ed è quello che fecero con un senso di sollievo i quattro entrando nella abitazione dove l'aria condizionata funzionava a palla.

Salirono tutti al primo piano della villa che godeva di un'ampia vetrata che dava sull'oceano Atlantico ma era chiusa perché fuori infuriava il terzo giorno di El Nino, il vento tropicale che mette in crisi gli abitanti della costa quando si scatena.

Aggiungi che quegli ultimi giorni di ottobre erano un serio problema per gli abitanti dello stato di Veracruz 'afflitti' da una temperatura di 18 gradi centigradi che per loro era l'equivalente dell'Alaska ed infatti già molti li trovavi ingolfati in giacche imbottite e salva orecchie.

"Questo vento di merda!", disse quello più in carne di tutti che rispondeva al nome di Javier.

E aggiunse: "Per atterrare il mio pilota ha dovuto riattaccare due volte. E meno male che c'ho un asso che si è fatto le ossa andando avanti e indietro nella giungla con i carichi della roba."

Cominciò il primo giro di whisky di puro malto invecchiato, ma qualcuno preferì la classica tequila, prodotta da un distillatore locale e servita ovviamente con il bicchiere coronato di sale.

Quella riunione a Boca del Rio poteva definirsi storica almeno in termini di criminalità messicana.

E a sottolinearne l'importanza ci pensò Armando che rispetto agli altri aveva un PHD preso anni prima a Harvard, anche se tra i trafficanti di droga ciò che più contava era la velocità con cui facevi fuori un avversario e la capacità di sopravvivere in un mondo, quello degli spacciatori di droga, in continuo movimento e assestamento.

Armando era uno al quale piaceva parlare e ascoltarsi. Come padrone di casa iniziò scusandosi se con i suoi ospiti stava per ricordare cose e situazioni ben note. Ma sarebbe stato utile inquadrare le motivazioni di quel loro incontro.

"Da quando gli americani hanno rafforzato le operazioni antidroga nei Caraibi e in Florida noi messicani siamo divenuti il punto centrale più importante della produzione di oppio nel continente americano e esportazione della cocaina sul mercato degli Stati Uniti. Fino a ieri il mercato era in continua crescita arrivando a quasi 20 miliardi di dollari ogni anno."

Armando interruppe la sua introduzione e dette un'occhiata circolare ai suoi ospiti per verificarne il livello di attenzione.

"Il business avrebbe potuto essere anche molto più consistente se non avessimo perso tempo, fatica, denaro e vite umane nelle guerre che per decenni ci siamo fatti.

Qui, ed ecco perché parlo di un incontro storico, partendo dalla mia sinistra io saluto il fratello Mauricio di Los Zetas; il fratello Benito di Sinaloa, il fratello Javier del cartello del Golfo, fratello Miguel del cartello di Juarez ed io sono qui a rappresentare il cartello di Jalisco."

Armando alzo' il bicchiere subito imitato dagli altri.

"Con il presidente Calderon e poi con Neto i nostri affari andavano abbastanza bene perché, a parte le dichiarazioni formali fatte pubblicamente in televisione e in Parlamento, i nostri rapporti con i corpi di polizia erano piuttosto buoni al punto che come nel caso dei fratelli di Los Zetas la loro costituzione è stata fatta grazie ad alcuni reparti dell'esercito messicano nel 1999.

Adesso con il presidente Obrador stiamo trovando qualche difficoltà che io ritengo non insormontabili.  Insomma la situazione domestica e' sotto controllo.

Il problema vero, ed ecco la ragione di questa nostra riunione, e' che per colpa di quel deficiente di Albert Smith che da otto anni sta alla Casa Bianca il mercato americano si va contraendo.

Per noi risulta molto difficile riuscire a comprare agenti della DEA. Ed anche se qualcuno ce lo siamo aggiudicato a caro prezzo non è che poi ci abbia dato un contributo sostanziale.

Tra qualche settimana Albert Smith vorrà farsi inondare di voti per avere un terzo mandato alla White House.

Ma, dopo gli episodi di Charlottesville e di Athens in Georgia, Albert Smith ha sospeso le garanzie costituzionali, ha emanato direttive che impongono agli Stati federali di adottare il coprifuoco che ha praticamente messo in crisi tutti i settori dello spaccio costretti ora a lavorare alla luce del sole.

Un terzo mandato di Albert Smith sarebbe per noi la rovina del nostro business che e' già messo in pericolo dai cinesi che importano tonnellate di anfetamine e altre porcherie chimiche negli Stati Uniti.

Apro la discussione.…"

Passarono alcuni secondi di imbarazzante silenzio. Sembrava che nessuno volesse prendere la parola dopo l'apertura di Armando.

"Forse qualcosa che non va bene?" chiese Armando.

Mauricio dei cartello Los Zetas alzò la mano.

"Il fratello Armando del nuovo cartello di Jalisco ci ha fatto una lecture di alto livello universitario su chi siamo, cosa facciamo, dove andiamo.

Armando sostiene che la nostra situazione domestica all'interno del Messico è arrivata a seppellire l'ascia di guerra tra le varie componenti della nostra organizzazione.

Armando è un grande boss e gli riconosco autorevolezza unita a sapiente saggezza.

Ma disegnare uno scenario pacifico tra i diversi cartelli che contano nella nostra dimensione nazionale mi sembra un po' azzardato.

Caro Armando, parlo anche a nome degli altri fratelli qui presenti con i quali abbiamo avuto modo di scambiare e verificare i reciproci punti di vista mentre viaggiavamo insieme in macchina dall'aeroporto provenienti dai diversi angoli della nostra nazione.

È vero, come ha detto Armando, che da decenni ormai stiamo consumando tante risorse finanziarie e vite umane nelle nostre lotte fratricide.

Ma è altrettanto vero che il buonismo di facciata non paga nel nostro business dove bisogna rendersi conto di chi ha il potere in mano, di chi è autorizzato a comandare…

Pertanto voglio dirti, caro fratello Armando, che tu e gli altri non presenti in questa casa dovete rendervi conto che siamo noi del cartello di Los Zetas a tenere in mano il timone della nostra organizzazione visto che Sinaloa, dopo l'incarcerazione negli Stati Uniti di El Chapo Guzman, è praticamente acefala e ha firmato con noi un accordo di non aggressione e collaborazione.

Quanto a El Chapo sara' difficile che possa evadere ancora una volta come ha fatto qui in Mexico.

Noi di Los Zetas gestiamo per tutti gli altri gli affari e il territorio.

Chi non ci sta dovrà pagarne le conseguenze. Voi qui a Veracruz certamente ricordate le nove teste mozzate che vi abbiamo fatto trovare sul boulevard dell'Oceano qualche anno fa.

Non bisogna dimenticare che noi siamo un'organizzazione paramilitare e il territorio lo gestiamo alla nostra maniera.

Chiarito questo punto che penso sia di fondamentale importanza per prendere decisioni future, voglio dire che concordo con le preoccupazione di Armando per quanto riguarda il terzo mandato al presidente degli Stati Uniti e la gravissima contrazione del mercato della droga a seguito della sospensione delle garanzie costituzionali fatta da Albert Smith.

Visto che tutti concordiamo sulla necessità di eliminare questo individuo da troppi anni alla Casa Bianca, dobbiamo anche renderci conto che Albert Smith vive circondato da agenti segreti, senza alcun contatto esterno con il pubblico che dice di amare tanto. Ecco perché la sua neutralizzazione è un impegno che presuppone un'organizzazione di alta efficienza professionale.

Solo noi di Los Zetas siamo in grado di garantirlo, purché non vi siano intromissioni da parte degli altri cartelli su quanto vogliamo e stiamo per fare.

Ma si tratta anche di avere bene in testa lo scenario del dopo Albert Smith.

Ovvero: chi sarà il nuovo presidente americano considerato che l'attuale vicepresidente è inesistente e darà sicuramente le dimissioni.

Dovremmo anche 'convincere' (e lo dico tra virgolette) i movimenti suprematisti americani a cambiare registro e a lavorare per ristabilire una parvenza di vita pacifica all'interno degli Stati Uniti.

Tutti gli altri non aspettano di meglio, perché questa situazione di non dichiarata guerra civile porta un grave danneggiamento a tutti quelli che hanno interesse a far funzionare l'economia, a far lavorare le fabbriche, a pagare stipendi a operai e amministrativi."

Mentre Mauricio di Los Zetas parlava gli altri tre tenevano la testa bassa assorbiti nello scribacchiare su un pezzo di carta e digitare sul telefonino.

Armando invece aveva seguito fissandolo negli occhi la dichiarazione esplosiva del rappresentante del più importante, feroce cartello messicano.

Quasi una attestazione notarile di morte presunta per tutti gli altri cartelli che non avessero voluto allinearsi  allo strapotere dei Los Zetas.

"La tua dichiarazione, caro fratello Mauricio, non mi trova impreparato, anche se mi addolora molto.

Negli ultimi tempi sono stati tanti gli indizi che la nostra tregua armata era ormai giunta al capolinea.

Per quanto riguarda il cartello di Jalisco che rappresento questa sera, nonostante che noi siamo in tutta l'organizzazione l'elemento di punta e di rinnovamento, devo ammettere comunque che i fratelli di Los Zetas hanno una consistenza organizzativa e paramilitare che non trova uguale in tutto il Messico.

Quindi assicuro a Mauricio il riconoscimento della nostra adesione ad una stretta collaborazione che deve avere come obiettivo la eliminazione fisica di Albert Smith per consentirci di riprendere il ritmo normale delle nostre forniture al mercato americano.

Adesso non mi rimane che ringraziarvi con affetto per la vostra presenza in questa casa e vi abbraccio con antico rispetto."

Armando accompagnò gli ospiti alle auto che già avevano il motore acceso.

Anche questa volta i quattro rappresentanti dei principali cartelli messicani si infilarono nel secondo SUV per continuare a scambiarsi opinioni e lavorare insieme.

Il grande cancello automatico della villa sulla costa di Boca del Rio si chiuse alle loro spalle.

Le tre auto blindate imboccarono l'autostrada Paso del Toro che conduceva all'aeroporto dove attendevano i loro jets personali.

Il pilota dell'elicottero Apache che si era alzato in volo da qualche minuto premente il tasto corrispondente al missile che sganciandosi dall'apparecchio andò a colpire l'auto mediana che procedeva verso l'aeroporto.

Il telefono cellulare di Armando cominciò a vibrare.

Una voce digitale sussurrò nel suo orecchio: "Rest in peace".