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Tanga dorato e velo nuziale al Bronzo A di Riace




Con il velo da sposa, tanga leopardato - dorato e con un boa fucsia: così il fotografo Gerald Bruneau ha ritratto il Bronzo A di Riace (il Vecchio),  l'inverno scorso nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria dopo la riapertura avvenuta a Dicembre 2013.
A pubblicare le foto in questi giorni è stato il sito "Dagospia": si vedono i due guerrieri agghindati con oggetti kitsch e lo stesso Bruneau all'opera mentre ritrae i due guerrieri. Bruneau è un affermato foto-reporter che lavora per importanti testate italiane e straniere, autore di campagne pubblicitarie e con all'attivo mostre sovente giocate su elementi sorprendenti.
Per scattare le foto le statue sono state toccate e avvolte con stracci colorati dal fotografo e dai suoi aiutanti, pericolosamente avvicinate con attrezzi pesanti quali scale mobili, fatte oggetto di scariche di flash professionali ad alta potenza usati da distanze ravvicinate. La Soprintendenza Archeologica della Calabria, da cui dipende il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, ha detto che ai primi dello scorso mese di febbraio la Regione aveva organizzato una kermesse di fotografi internazionali per promuovere i Bronzi all'estero. Resta il mistero di come tutto ciò abbia potuto avere luogo e legittimazione, collidendo pesantemente con la conservazione e/o ignorando le norme che devono esser seguite per garantire la tutela e la preservazione ottimale dei due eccezionali guerrieri in bronzo, statue probabilmente di origine greca della scuola di Fidia del V secolo avanti Cristo, ritrovate casualmente negli anni '970 nei fondali di Capo Riace.
Ma è inutile inveire sulla "profanazione" attuata da un fotografo "creativo", che fa il suo mestiere se glielo lasciano fare, in quanto pare che nessuno abbia controllato la sicurezza di questo unicum del patrimonio culturale dell'Italia. Quindi lo scandalo non sta lì, nelle foto osé, ma nel fatto che Gerald Bruneau abbia potuto fotografare indisturbato, avvicinandosi pericolosamente alle statue fino a toccarle, evidentemente perché il sistema di allarme, che deve scattare quando qualche persona o cosa si avvicina troppo ai reperti, era stato disattivato e la sorveglianza delle operazioni fatte dall'équipe di fotografi esterni ed estranei al Museo era carente.
C'è da augurarsi che il mio omonimo al vertice del Dicastero dei Beni Culturali stia procedendo, oltre che per accertare la dinamica dei fatti e delle responsabilità, anche per disporre una accuratissima indagine tecnica volta a determinare i danni che la statua ha subito dai toccamenti manuali e dallo struscio dei tessuti sulle superfici bronzee, quali ad esempio il distacco di micro-scaglie di metallo, criccature, abrasioni, ecc.
Questo episodio, se non finirà -more solito- a tarallucci e vino, potrà essere l'occasione per comprovare l'efficacia delle azioni di tutela e di good practice, atte a trasmettere il nostro patrimonio integro alla future generazioni, compito principe di ogni Citoyen e segnatamente del Signor Ministro.
Per aspera ad astra,

Dario Seglie, Torino, Italy
Museologo
IFRAO-UNESCO Liaison Officer