Alberto Pasolini Zanelli
Gli americani hanno seguito lo
spettacolino delle elezioni europee con attenzione ma senza angosce. Sia il
pubblico generale sia anche, naturalmente in diversa misura, il mondo politico.
Gli uni e gli altri avevano sviluppi più urgenti da tenere sott’occhio. Urgenti
e preoccupanti, dalla polemica apparentemente infinita sulla possibilità e
sulla opportunità di sottoporre il presidente Trump a un procedimento di impeachment alle sue più recenti
iniziative di politica estera, le manovre pericolose nei dintorni dell’Iran e
il ritorno di “affetto” per il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che dalla
sosta in Giappone ha anche smentito le ultime affermazioni del superfalco John Bolton.
Quanto all’Europa, l’attuale presidente non si è finora occupato troppo,
esprimendo giudizi generici ma più benevoli che entusiasti, soprattutto dopo il
mediocre esito del flirt offertogli dal presidente francese.
Una misura dell’attenzione dell’opinione
pubblica si è potuta forse trovare nei media, televisione o stampa. Esemplare
oltre che curioso il lungo ma unico servizio dedicato alle elezioni europee
sulla prima pagina del New York Times
il giorno del voto. Il protagonista di quel reportage (ci si sono messi in tre
giornalisti molto noti) non è stato Matteo Salvini e neppure i suoi avversari o
nemici, bensì Susanna Ceccardi, trentaduenne sindaca di Cascina, un piccolo
paese della Toscana, da cui voti lei sperava di poter arrampicarsi fino a uno
scranno di Strasburgo. Per l’attenzione dedicatale, per le domande penetranti e
le risposte precise e puntuali, Susanna è stata il giorno delle elezioni
europee il loro simbolo per quanto riguarda l’Italia e l’Europa. Gli altri, i
leader, sono stati tenuti in un cassetto, compreso Matteo Salvini, la cui
vittoria era prevista (anche se non nella sua intera misura, che ha fatto della
Lega il partito più votato in numeri assoluti non solo in Italia ma in tutta l’Europa).
Il New York Times non è solo il più
noto, ma anche il più diffuso quotidiano americano: pensato e stampato negli
Usa, si trova nelle edicole un po’ di tutto il mondo.
Esprime anche il pensiero e i
sentimenti dei politici di casa nostra? Neanche Susanna Ceccardi osa
probabilmente pensarlo: il risultato più atteso del voto non era evidentemente
quello di Cascina, ma quello totale e non solo italiano. L’establishment di Washington era certamente più interessato alle
scelte nelle urne della Comunità europea che non il cittadino medio. Con più
partecipazione, probabilmente, alla Casa Bianca che in Congresso. Partecipazione
significa in questo caso più timore che gioiose aspettative. L’Europa è stata
seguita nelle ultime settimane o mesi soprattutto nello specchio della Gran
Bretagna e delle convulsioni della sua classe politica. I ripetuti tentativi
della May di incollare i frammenti dell’opinione pubblica sono stati seguiti
con più simpatia che fiducia: dopotutto Londra resta una delle capitali dell’Europa,
non più da tempo come superpotenza, ma tuttora come numero uno del Vecchio
Continente come interesse, quantità e qualità del suo livello militare, che per
un presidente come Trump è particolarmente importante. L’Europa non presenta
attualmente, è vero, pericoli immediati o a media scadenza, almeno per quanto riguarda
i rapporti con la Russia, da tempo capovolti alle tensioni della Guerra Fredda ma
anzi caratterizzati da una crescente “simpatia” ricambiata da numerosi Paesi. Perfino
l’“americano medio” sa che Vladimir Putin ha da tempo capovolto le preferenze
del Cremlino e fa il tifo per la destra o anche l’estrema destra e per questo
sarà più soddisfatto di Trump dell’esito delle elezioni di domenica. La classe
politica americana, è vero, non si rallegra di tale sviluppo, soprattutto per i
suoi aspetti europei. Da questa parte dell’Atlantico è vista con fastidio se
non proprio sospetto l’evoluzione degli europei della strada, che in buona
misura sembrano stanchi della burocrazia “unitaria” e lo hanno mostrato elevando
al posto di partito numero uno Paesi come la Gran Bretagna, la Francia e l’Italia.
Trump (e i suoi critici di casa) avranno a che fare con Matteo Salvini e non
con Susanna Ceccardi.