Alberto Pasolini Zanelli
Questa volta non
daranno la colpa ai russi. Almeno subito. E neppure ai loro nemici di quella
strana ma sanguinosa guerra nelle pianure dell’Ucraina. Questa volta penseranno
tutti che, se non è stato proprio un incidente nella sua tragica innocenza, se
c’è una maledizione o un complotto esso deve riguardare una tutt’altra area del
mondo, quella che include la
Indonesia e la Malesia.
Due nazioni musulmane che si distinguono però per la
moderazione generale della loro politica, per la pacatezza di quella religiosa.
Con diverse eccezioni locali, certo, inevitabili quando un Paese come
l’Indonesia si compone di più di mille isole e le sue frontiere non sono, di
conseguenza, proprio così limpide e indiscusse. La ragione vuole, perlomeno in
queste ore in cui più febbrile è l’unica reazione possibile - la ricerca dei
rottami nella speranza di trovare qualche superstite – che si parta
dall’ipotesi più tragicamente banale: un guasto, una macchina che si rompe, un
pilota indotto a cercare di cambiare rotta a causa di una tempesta. Il mistero
comincia subito dopo, quando alla richiesta di cambiare la stazione-ombrello a
terra, non arrivano indicazioni e si “staccano” invece tutti i contatti.
Il mondo ha ora il
triste dovere di riaprire il libretto degli appunti inaugurato questa
primavera, quando scomparve il Boeing della Malaysia Airlines diretto a Pechino
e spostato invece da una forza misteriosa nelle distese dell’Oceano Indiano. E
arricchito qualche mese dopo da un disastro ancora più sinistro, quello del
volo in partenza da Amsterdam che si trovò a sorvolare una zona calda
dell’Ucraina e fece da magnete a qualche arma tuttora senza una targa. Questa
volta la rotta era tutta asiatica, diretta alla pacifica Singapore, decollata
da una città più nota finora, almeno in Occidente, per dei riferimenti
letterari che non recenti tensioni territoriali (era però una tragedia quella
brechtiana di Surabaia Jonny).
La parola, dunque,
dovrebbe finire di nuovo ai tecnici. Di sicuro non dovrebbe sussistere la spiegazione
che potrebbe esistere se l’aereo dell’ennesima tragedia fosse in qualche modo
antiquato. Non lo è, è modernissimo, ha tutto quello che la tecnica del
ventunesimo secolo può offrire. Si passerà dunque all’errore umano, poi al caso
poi, nella peggiore delle ipotesi, alla leggenda il cui ricordo era già
pudicamente emerso al momento del primo incidente: una trasposizione in aria
del Triangolo delle Bermude, che era entrato nella leggenda da una locazione
caraibica. In realtà l’unica cosa che si possa fare è cercare superstiti,
vittime, valigie. L’angoscia è di tutti ma più direttamente per la linea aerea
Air Asia, una delle più efficienti e ambiziose del settore low cost: anche se è
solo malasorte, anche il diffondersi di certe voci costituisce, eccome, un
pericolo. E poi il discorso si allargherà fatalmente a due governi e dunque a
due Paesi: la Malesia
presa di mira direttamente con i suoi aerei e l’Indonesia che ancora una volta
ha pagato di più in vite umane. A questo punto, sia pure nell’assenza quasi
totale di indizi che dovrebbe consigliare il massimo di riserbo, è inevitabile
che si facciano ipotesi anche riguardanti i due Paesi più direttamente colpiti dalla
“malasorte del Mar di Malesia” alla ricerca di “trame”. È il nostro
vocabolario, si rifà a tempi per fortuna passati, si nutre di scarsissimi
indizi, almeno nell’attualità. C’è qualcuno che dall’ombra vuole
“destabilizzare” la Malesia?
Sulla base di quanto accade in altre parti del mondo la prima ipotesi forse dovrebbe
riguardare gli estremisti islamici. L’Indonesia è il più popoloso Paese
musulmano della Terra ma è governato, almeno al suo centro, con relativa
moderazione. L’Isis non è di casa da queste parti tranne che in qualche isola
dove la religione ricopre faide locali e le frontiere si cancellano negli
oceani non solo verso la Malesia
ma anche, ad esempio, le Filippine maggioritariamente cristiane. Guerre di
religione non sono di moda da quelle parti, non ci sono insediamenti alloglotti
importanti. L’Indonesia ha un passato di sangue, ma lontano ormai mezzo secolo
e riguarda la sanguinosa repressione da parte dell’esercito nel tentativo di
stabilire un regime filocomunista poco dopo la cessazione della presenza
coloniale olandese. La Malesia,
ex britannica, è retta da un sistema antiquato ma pacifico: è una Repubblica costituita
da diversi re.